BOLOGNA – Di seguito
gli interventi d’inizio seduta del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico).
“In queste ore, ascoltiamo notizie drammatiche dal Myanmar.
Dopo il colpo di stato del 1 febbraio, avvenuto poche ore prima dell’insediamento del nuovo Parlamento nato dalle elezioni politiche dell’8 novembre scorso, i militari stanno stritolando il popolo birmano e lo stato di diritto. Molti arresti, incarcerazioni di massa, ordine alle forze armate di sparare sui manifestanti, oscuramento di internet, interruzioni della telefonia.
Ieri, almeno 18 persone sono rimaste uccise nella repressione delle manifestazioni in Birmania, nella giornata più sanguinosa dall’inizio delle proteste contro il golpe (sono semplici passanti, ambulanti, una donna incinta). Secondo l’Associazione di assistenza ai prigionieri politici, sono più di 770 le persone arrestate e condannate dall’inizio del colpo di stato il primo febbraio.
Intanto, la leader della Birmania deposta dal colpo di Stato dei militari, Aung San Suu Kyi, è comparsa oggi in collegamento video davanti al giudice che dovrà processarla per ‘importazione illegale di walkie-talkie’ e ‘violazione delle norme sul distanziamento durante una manifestazione’.
La comunità internazionale deve fermare la violenza dei militari in Birmania. Le Nazioni Unite hanno condannato la violenta repressione e hanno esortato la giunta militare a smettere di usare la forza sui manifestanti pacifici.
Ma la comunità internazionale può e deve fare molto di più, oltre le dichiarazioni di condanna. Deve agire subito. Stati Uniti, Unione Europea, Cina, e molti altri Paesi, sanno che in Myanmar si decide la loro credibilità. Esiste il tribunale della storia, per le responsabilità di coloro che violano ogni diritto e schiacciano con la violenza la volontà del popolo.
E noi cosa possiamo fare? Il Consiglio comunale ha approvato un Ordine del giorno per chiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi, insieme a tutti gli arrestati. Abbiamo chiesto che sia liberato il popolo birmano che ha scelto la democrazia.
La Comunità Birmana, residente in Italia, chiede ‘sostegno e vicinanza alla leader democratica Aung San Suu Kyi, affinché la Comunità Internazionale possa intervenire per ripristinare la democrazia nel Paese’, e chiede ‘l’esposizione sulla facciata di Palazzo d’Accursio di uno stendardo: Myanmar No Golpe per la liberazione del popolo birmano”, come partecipazione alla protesta popolare.
Mi auguro che la proposta possa essere condivisa dal Comune di Bologna.
I Parlamenti democratici e il Consiglio comunale di Bologna devono difendere la democrazia, quando altri vogliono soffocarla contando sull’indifferenza. Onorare la Resistenza significa questo.
Il Myanmar ha bisogno del sostegno della comunità internazionale e anche di noi”.
“La scuola italiana è stata la prima a chiudere per l’emergenza covid-19.
Un anno fa, il 22 febbraio 2020, è stato l’ultimo giorno di scuola. È stato un anno durissimo, la pandemia covid-19 ha travolto non solo la scuola ma anche le nostre esistenze, provocando sofferenza e dolore.
Oggi, per la scuola, continua il senso di disorientamento e di frustrazione, e la speranza per una vera ripartenza è assegnata ai vaccini, e alla campagna vaccinale del personale scolastico. Decine di migliaia di famiglie, oggi, si ritrovano, di nuovo, a dover scegliere tra lavoro e cura, a fronte di una zona arancione scura che chiude gradi scolastici che avrebbero dovuto rimanere in presenza, mettendo così in discussione il diritto all’istruzione.
Durante questi dodici mesi, la didattica a distanza, grazie all’impegno straordinario dei docenti, ha consentito di tenere in vita, nell’emergenza, l’impegno formativo, ma sono aumentate diseguaglianze educative e sociali.
La scuola non ha solo un valore educativo ma anche sociale, inteso come opportunità di esperienza e crescita nella relazione. La scuola forma buoni cittadini attivi, pensanti e capaci di scegliere anche criticamente, attenti a difendere i propri meriti ma anche a perseguire obiettivi comuni, a collaborare con gli altri anche se più deboli, lenti o meno capaci. La scuola è un investimento per il futuro, un investimento per lo sviluppo sociale e civico.
Dall’inizio della pandemia, abbiamo perso un anno a rincorrere l’emergenza, mentre occorrerebbe lavorare per costruire un nuovo progetto culturale, da concretizzare in modo partecipato e trasparente insieme a tutte le forze culturali e professionali: università, personale educante, genitori, amministratori e tutti i cittadini che hanno a cuore il presente e il futuro della nostra scuola, della nostra società. Un progetto in grado di consentire la ripartenza della nostra scuola, ma anche di innovare il sistema scolastico.
Sono cinque aspetti irrinunciabili, in quanto definiti dalla Costituzione, che definiscono la qualità della scuola:
- la sicurezza e la cura della vita materiale della scuola (edifici, arredi, mense, etc.);
- le competenze professionali degli insegnanti, degli educatori e dei collaboratori scolastici;
- la cura della partecipazione dei genitori al progetto educativo;
- la collaborazione interistituzionale con i servizi sanitari e sociali del territorio;
- l’attenzione all’eterogeneità degli alunni e quindi agli strumenti di compensazione degli svantaggi di partenza (integrazione degli studenti disabili e dei figli di migranti, etc.).
La pandemia, inoltre, ci ha insegnato che gli stili di apprendimento degli studenti sono diversi e che l’insegnamento con l’uso delle nuove tecnologie richiede competenze. Le proposte per garantire sicurezza e qualità per le nostre scuole devono consentire:
- il monitoraggio continuo dei tracciamenti;
- la formazione dei docenti all’uso delle nuove tecnologie;
- il sistema di infrastruttura tecnologica per la didattica integrata (DID);
- una proposta seria per una nuova didattica.
Serve una visione e un progetto politico per il futuro della nostra scuola, un’idea di cambiamento possibile che deve partire dall’educazione, dando priorità alla scuola”.