Bologna

Consiglio comunale di Bologna, cerimonia in ricordo di Maurizio Cevenini

BOLOGNA – Pubblichiamo l’intervento tenuto dalla presidente del Consiglio comunale, Luisa Guidone, nel corso della cerimonia in ricordo di Maurizio Cevenini. nel quinto anniversario della scomparsa.

“Signor Sindaco, colleghi Consiglieri, colleghi di Giunta, Autorità civili e militari tutte, cara Federica, cari familiari e amici di Maurizio Cevenini, gentili Parlamentari, cittadini tutti, il Consiglio comunale di oggi è riunito in forma solenne per ricordare Maurizio Cevenini nel quinto anniversario dalla sua scomparsa.
Già nel mio discorso di insediamento ho voluto ricordare Maurizio consapevole che mai né io, né nessuno di noi potrà essere vicino a quello che è stato e ha rappresentato Maurizio nella storia di questa Amministrazione e di questa città.
Maurizio ha trascorso in questo Consiglio comunale una parte importante della sua esperienza amministrativa ed anche, quindi, come adesso sta capitando a noi, della sua vita. Maurizio era un uomo dall’appartenenza politica e partitica solida, per nulla improvvisata e, tuttavia, è riuscito ad andare molto oltre tutto questo e lo ha fatto essendo se stesso fino in fondo e fino all’ultimo, essendo semplicemente se stesso. Una delle prime cose che informalmente mi sono state chieste da molti consiglieri comunali, sia neo eletti che non, è stata questa: se e come questo Consiglio comunale avrebbe ricordato Maurizio, e questo afflato corale e spontaneo è pervenuto sia dai banchi della maggioranza che dai banchi della minoranza.

Ho parlato di Maurizio più volte, anche di recente, informalmente, con molti consiglieri e tra tutte le riflessioni che sono emerse durante quest’ultimo periodo in cui il Consiglio comunale e l’Amministrazione si apprestavano a ricordare Maurizio, ce ne è una che più di tutte mi ha particolarmente colpita, ovvero il fatto che Maurizio, nonostante il fatto che fosse arrivato ad un livello politico istituzionale molto molto alto, non avesse mai perduto neanche per un secondo, neanche nei momenti di maggiore frizione o asprezza politica la sua grandissima umanità, la sua gentilezza, la sua eleganza. I suoi occhi erano veri e aveva sempre una parola delicata e sentita per tutti. Maurizio ultimamente non stava bene eppure noi continuiamo a ricordarlo impresso nelle nostre menti come il Cev con tutto quello che di bello e di unico si è detto di lui anche in questo Consiglio comunale nel corso degli anni.

Federica dalle colonne dei giornali di questi giorni ha espresso un ricordo molto toccante del suo papà e ha detto in particolare una frase che io qui voglio riprendere: “mi piace la politica come la faceva il mio papà, al di fuori degli schieramenti contrapposti per crescere e provare a migliorare le cose”. Io credo che questa sia non una regola politica, ma una regola di civiltà alla quale tutti, in particolare quelli che vorrebbero ispirarsi a Maurizio, debbano tendere quotidianamente. Una cosa è il dibattito sulle idee e sui contenuti divergenti, ben altro è lo scontro muro contro muro aspro e violento fine a se stesso.

E questo lo voglio dire indipendentemente dal ruolo che pro tempore ciascuno di noi riveste, dal contesto e dai motivi per i quali avvengono le discussioni, indipendentemente dall’appartenenza partitica o politica: mai perdere la nostra umanità, mai perdere la nostra gentilezza, la nostra educazione, mai negare un saluto accompagnato da un sorriso, mai decadere nel turpiloquio e negli insulti, non scadiamo in comportamenti urlati e aggressivi, rifiutiamo la politica dei veleni, al contrario ribelliamoci con tutte le nostre forze ad essi, manteniamo sempre un livello civile e dialettico nelle nostre relazioni politiche ed istituzionali, combattiamo i soprusi, l’aggressività e la maleducazione. Rispettiamoci. Questo è il modo migliore che ognuno di noi ha, non solo per ricordare Maurizio, ma per onorare il mandato che i cittadini ci hanno conferito. Rimaniamo noi stessi, rimaniamo come eravamo, affinché quello che è accaduto a Maurizio abbia un senso per tutti noi e non accada di nuovo.

Il 13 luglio del 2009 Maurizio Cevenini diventa Presidente del Consiglio comunale, si sedette proprio qui, e le prime parole che disse furono queste: “come avete visto ho fatto il primo strappo alla regola, ma è consuetudine che nel momento delle nomine l’applauso sia concesso. Voi capite perfettamente, che se questo avvenisse in tutte le occasioni, ogni intervento sarebbe cadenzato dall’applausometro, e visto che si faceva riferimento al teatrino su quest’aula, ritengo che tutti noi siamo chiamati adesso ad un compito importante e significativo. Chiedo naturalmente al pubblico, che è bene partecipi alle nostre sedute, di rispettare il nostro regolamento. Io mi limito a poche parole doverose …. ” e così continuò il suo discorso di insediamento. Credo che in queste prime poche parole emergesse già chiaramente chi era Maurizio, e come Maurizio ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio comunale.

Credo che almeno il 90% dei colleghi presenti in quest’aula abbiano conosciuto Maurizio e credo che questa percentuale sia rappresentativa più o meno dei cittadini bolognesi che lo hanno conosciuto e lo hanno amato. Per ricordare Maurizio compiutamente, oggi però ne sono stati individuati due e abbiamo invitato il Dott. Valter Giovannini e Raffaele Donini. L’intervento conclusivo sarà del Sindaco Virginio Merola”.

Commemorazione di Maurizio Cevenini, l’intervento del Sindaco di Bologna Virginio Merola

Il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha concluso oggi nell’aula del Consiglio comunale la commemorazione di Maurizio Cevenini nel quinto anniversario della sua scomparsa.
Di seguito l’intervento integrale.

“Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione.
Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio.*

Caro CEV,
non so il momento esatto in cui hai deciso di non lottare più contro il vento e il mare della vita…
Ma so per certo che il Tuo veliero non poteva andare alla deriva.
Spero, dovunque tu sia, che la barca del tuo desiderio sia approdata in acque tornate calme e in rive stupende.
Tu conoscevi la forza delle parole. Dammi la forza di rispettare il Tuo silenzio”.

*Henry Laborit, Elogio della fuga

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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