Istituito dal Comune di Cesena nel 2007 quale riconoscimento per i cesenati di nascita o residenza che si siano distinti per la loro opera in qualsiasi campo di attività, nel corso degli anni il Premio è stato attribuito a illustri personalità rappresentative di tutti i campi, dall’economia alla politica, dal cinema alla letteratura, dall’arte allo sport.
Un versatilità confermata anche quest’anno con l’assegnazione al neurochirurgo Franco Servadei, alla paladina dei diritti delle donne Marisa Marisi e alla memoria del trombettista jazz Marco Tamburini.
L’evento si svolgerà nella Sala Piana della Biblioteca Malatestiana, alla presenza del Prefetto di Forlì – Cesena Fulvio Rocco De Marinis. A consegnare i premi (che consistono in una riproduzione della medaglia del Pisanello con il ritratto di Malatesta Novello) sarà il sindaco Paolo Lucchi. Maestra di cerimonia la giornalista Elide Giordani.
La cerimonia che sarà aperta, come di consueto, da un preludio musicale eseguito dagli allievi del conservatorio “Bruno Maderna”, verrà ripresa da Teleromagna, che la trasmetterà nei giorni successivi.
Di seguito le motivazioni con le quali la giuria del premio, presieduta dal sindaco Lucchi e composta dal professor Marino Biondi, docente di Storia della critica e della storiografia letteraria all’Università di Firenze e dal professor Carlo Dolcini, docente di Storia Medievale all’Università di Bologna, ha deciso l’assegnazione dei premi 2017.
Il Premio Malatesta Novello 2017 è assegnato :
a Marisa Marisi
Per la passione contagiosa, la generosità, la determinazione con cui, dal dopoguerra fino ad oggi, è si impegnata per affermare i diritti delle donne e costruire, così, una società più giusta, rispettosa delle differenze, attenta ai bisogni dei più deboli. Dalle prime campagne con le ‘partigiane della pace’ alle battaglie a fianco delle operaie ortofrutticole, dalle iniziative intraprese in consiglio comunale per promuovere servizi in grado di favorire l’emancipazione femminile ai progetti all’avanguardia avviati con il Roir per disegnare nuove forme di assistenza, Marisa ha sempre saputo coniugare sensibilità e concretezza, testa e cuore. Ma, soprattutto, è sempre stata un’anticipatrice, capace di guardare lontano e di capire prima di tutti le nuove sfide da affrontare. E’ stato così anche per il suo impegno più recente, ancora una volta a fianco delle donne, contro la violenza di genere e l’indifferenza colpevole. Ancora una volta una battaglia culturale per il rispetto e la dignità delle donne, ancora una volta una battaglia per rendere migliore la nostra società.
a Franco Servadei
Per il prezioso impegno e l’abnegazione con cui si è dedicato a un settore della medicina complesso e delicato come quello della neurochirurgia, raggiungendo risultati di altissimo valore, e per il contributo determinante che ha dato alla nascita e allo sviluppo del trauma center del Bufalini, dove ha operato per 17 anni. La sua esperienza traumatologica e i suoi studi, pubblicati sulle più importanti riviste internazionali, hanno portato il dottor Servadei ad occupare un ruolo di primo piano nella società scientifica, unanimemente riconosciuto nel 2015 quando è stato chiamato – primo italiano in 60 anni di storia – a guidare la Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia che rappresenta oltre 30 mila neurochirurghi nel mondo e 127 società articolate in cinque associazioni continentali.
Alla memoria di Marco Tamburini
Per aver interpretato nel modo più autentico e profondo l’amore per la musica, inizialmente coltivato nella più antica istituzione musicale cesenate. Dall’istituto Corelli è iniziato il viaggio che lo ha portato a imporsi come uno dei trombettisti più importanti della scena jazz italiana e internazionale. Ma questa passione così raffinata non gli ha impedito di mettere il suo talento a disposizione di altri generi musicali, nella convinzione che fosse sbagliato mettere barriere, perché l’unica cosa importante è fare musica, e farla bene. E sicuramente questo è l’insegnamento più importante che ha consegnato anche ai suoi allievi del Conservatorio. Con la sua tromba Marco Tamburini ci ha incantato, emozionato, divertito regalandoci il privilegio di condividere con lui la sua parte più intima perché – come ha detto in una delle sue ultime interviste – “quando si suona è come mettersi a nudo”.
I nomi di Franco Servadei, Marisa Marisi e Marco Tamburini si aggiungono all’albo d’oro del Premio, che nelle precedenti edizioni è stato conferito all’onorevole Oddo Biasini, Nicoletta Braschi, Davide Trevisani nel 2007, Mariangela Gualtieri, Alberto Sughi, Azeglio Vicini nel 2008, Francesco Amadori, Ilario Fioravanti, Monica Mondardini nel 2009, Giorgio Ceredi, Maria Grazia Maioli ed Edmeo Lugaresi (alla memoria) nel 2010, Nerio Alessandri e Chiara Guidi nel 2011, Cino Pedrelli (alla memoria), Bruno Piraccini e Cristina Ravaglia nel 2012, Giuliano Galassi, Giobbe Gentili e Anna Zanoli nel 2013, Emanuelle Caillat, Dionigio Dionigi e Giovanni Paganelli nel 2014, Giulio Babbi, Monica Miari e Nadia Campana (alla memoria) nel 2015, Romeo Castellucci, Fabio Zaffagnini e Sara Santoro (alla memoria) nel 2016.
Di seguito le schede biografiche dei tre premiati 2017
Franco Servadei
Scheda biografica
Nato a Forlì nel 1951, Franco Servadei si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia nel 1976 presso l’Università di Bologna, dove nel 1980 ha conseguito la specializzazione in Neurologia.
Nel 1985 si è specializzato, con lode, in Neurochirurgia a Modena. Ha iniziato la sua attività professionale all’Ospedale Bellaria di Bologna, uno dei maggiori centri di neurochirurgia italiani. Nel 1989 si è trasferito alla divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena, dove in seguito è diventato responsabile del modulo di Neurotraumatologia, e infine direttore del dipartimento di Emergenza. Contestualmente, ha svolto attività di consulenza neurochirurgica per l’ospedale Maggiore di Bologna e per vari ospedali della Romagna.
Nell’ambito della sua consulenza con l’Asl di Ravenna, ha sviluppato la neurochirurgia oncologica con trattamenti integrati, contribuendo all’avvio del gruppo neuro-oncologico romagnolo nel 2003. In questo ambito ha iniziato l’attività chirurgica nel rapporto Hub and spoke all’ospedale di Faenza e di Lugo e ha organizzato nell’area protocolli di trattamento e linee guida per l’invio del trauma cranico
Nel marzo 2007 è diventato direttore della Neurochirurgia hub and spoke dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma (con attività anche a Reggio Emilia). Dal 2006 è professore a contratto dell’Università di Padova e dal 2010 insegna anche nelle scuole di specializzazione di Anestesia e rianimazione e Chirurgia Maxillo-facciale dell’Università di Parma.
Al suo attivo oltre 180 lavori a stampa. Le sue pubblicazioni, così come la sua partecipazione congressuale, sono orientate prevalentemente a tematiche concernenti il trauma e i tumori.
Responsabile di varie ricerche cliniche in Italia, è stato uno dei sei consulenti europei per la formazione delle linee guida americane sul trauma cranico. Come linee di ricerca, oltre al trauma cranico e spinale, ha lavorato sul profilo genetico-molecolare delle neoplasie cerebrali.
Numerosi i riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, sia da parte di istituzioni e autorità, sia nel mondo accademico e delle società scientifiche.
Servadei è infatti membro della Brain Trauma Foundation di New York (Usa) ed in rappresentanza dell’Italia è stato uno dei componenti del Comitato di Neurotraumatologia-Neurochirurgia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dal 2010 al 2012 ha presieduto la Società italiana di neurochirurgia e, nel 2015, è stato il primo italiano ad assumere il ruolo di presidente della Federazione mondiale delle Società di neurochirurgia.
Marisa Marisi
Scheda biografica
Forlivese d’origine, Marisa Marisi è stata, a partire dall’immediato dopoguerra, una protagonista del percorso di emancipazione e autonomia delle donne lavoratrici cesenati. Antifascista, pacifista, fin giovanissima si è interessata ai problemi della condizione femminile. Non ha ancora vent’anni quando, nel 1949, diventa responsabile provinciale dell’ARI (associazione. ragazze italiane), il movimento giovanile dell’UDI, e in quella veste guida la campagna per la PACE, organizza e gestisce corsi di formazione rivolti alle giovani donne per promuovere la cultura della pace, l’emancipazione femminile attraverso il lavoro, il riconoscimento dei propri diritti, la partecipazione alle scelte. Fra il 1951 e il 1957 assume la responsabilità sindacale alla CGIL e in quegli anni guida la lotta per il riconoscimento del lavoro delle braccianti ortofrutticole ottenendo il 1° contratto di lavoro, a livello nazionale, delle operaie ortofrutticole. Questo risultato la porta nella segreteria nazionale del Sindacato Ortofrutticole.
Nel 1956 entra in Consiglio comunale (dove rimarrà per dieci anni) e nel 1958 assume la responsabilità dell’Udi di Cesena. Sono gli anni delle battaglie per i servizi sociali, per asili e scuole materne, indispensabili a consentire l’ingresso al lavoro delle donne alleggerendone il peso. Come consigliera comunale firma interpellanze firmate per la vaccinazione gratuita dei bambini, lo spillatico per gli anziani poveri del Roverella, la realizzazione di lavanderie comunali e ordini del giorno per le pensioni minime a 30.000 lire.
Negli anni ’60 , Marisa passa all’ARCI e anche qui si caratterizza per l’apertura verso la ricerca di nuove opportunità culturali e, soprattutto, per promuovere l’accesso alla cultura alle tante persone, donne e giovani , escluse dagli spazi tradizionali della cultura cesenate. Si appoggia alle Case del Popolo e da queste, negli anni ’68 – ’69, dà l’avvio al Teatro Alternativo di Dario Fo.
Nel 1970 entra nel Consiglio d’Amministrazione del ROIR di cui sarà presidente dal 1971 fino al 1980. Anche nel ruolo di amministratore pubblico, Marisa si distingue per la concretezza, l’attenzione alle esigenze degli altri, la capacità di guardare avanti. Sotto la sua guida parte la grande ristrutturazione del ricovero Roverella in una chiave più moderna e contestualmente, viene lanciata la grande campagna culturale che promuove il diritto a vivere al proprio domicilio da parte di tanti anziani a rischio di abbandono. Così, con l’avvallo del Comune, il Roir realizza appartamenti destinati ad anziani, sperimentando per prima in Italia gli appartamenti protetti, e lancia l’assistenza domiciliare.
Sempre in quegli anni, insieme al Comune avvia il recupero e la ristrutturazione del San Biagio (di proprietà del Roir) trasformandolo in un innovativo centro culturale polivalente.
Anche in questo caso Marisa è stata anticipatrice del cambiamento socio culturale del Paese.
E infine, nel più recente impegno, ancora una volta, a fianco delle donne: nella promozione dell’Associazione per le Donne, contro la violenza sulle donne e contro l’indifferenza colpevole. Ancora una volta una battaglia culturale per il rispetto e la dignità delle donne, una battaglia che passa attraverso la scuola per coinvolgere i ragazzi e le ragazze nell’acquisizione di nuove consapevolezze per debellare la piaga del femminicidio.
Marco Tamburini
Scheda biografica
Nato a Cesena nel 1959, ha iniziato lo studio della tromba frequentando l’Istituto Musicale “Corelli” per poi diplomarsi nel 1979 al Conservatorio “Martini” di Bologna. Giovanissimo, ha esordito sulla scena jazz italiana nei primi anni Ottanta, e nel corso della sua carriera ha condiviso il palco con alcuni dei più importanti jazzisti italiani, da Giulio Capiozzo a Paolo Fresu, da Enrico Rava a Giorgio Gaslini, da Danilo Rea a Franco Cerri e Stefano Bollani, solo per citarne alcuni. Al suo attivo anche varie, prestigiose collaborazioni, dal vivo o in studio, con celebri musicisti d’oltreoceano, fra cui Eddie Henderson, Sal Nistico, Steve Coleman, Joe Lovano, Slide Hampton.
Ha inciso una decina di album a suo nome, suonato nei club più prestigiosi (dal Birdland di New York al Blue Note di Milano) e partecipato ai maggiori festival internazionali, incluso Umbria Jazz.
Ma accanto a questa intensa attività in ambito jazzistico, Marco Tamburini ha messo la sua tromba al servizio di molti artisti della scena pop italiana, come Vinicio Capossela, Enzo Jannacci, Biagio Antonacci, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Renato Zero. Particolarmente importante il rapporto con Jovanotti con cui ha collaborato per la realizzazione di molti brani di successo tra il 1997 e il 2015, suonando la tromba e curando l’arrangiamento degli strumenti a fiato. Con la sua sezione fiati ha accompagnato George Michael e Grace Jones nelle edizioni 2000 e 2004 del Pavarotti International, e aveva collaborato anche con il grande tenore, con cui aveva inciso nel 2003 “Io ti adoro” . Sempre insieme a Jovanotti nel 2010 ha realizzato la nuova colonna sonora per il film “Sangue e Arena” con Rodolfo Valentino, e lo ha accompagnato nel “Lorenzo negli stadi – Backup Tour 2013”. Ma forse non tutti sanno che ha suonato anche per lo Zecchino d’Oro in alcuni celenri brani come “Il coccodrillo come fa?”, “Un mondo nuovo”, “Lo stelliere” e “Ti faccio la foto”.
Nel 1999 Tamburini è stato ideatore e direttore del progetto “Reunion”, nato a Bologna con l’intento di riunire alcuni tra i migliori musicisti jazz presi tra l’Emilia-Romagna e la Toscana. Molti i nomi conosciuti che hanno collaborato agli arrangiamenti dei brani e all’organizzazione dei concerti: tra loro Piero Odorici, Fabrizio Bosso, Dario Cecchini e Roberto Rossi. Fu l’occasione per costruire un gruppo con lo scopo comune di riproporre grandi brani standards della tradizione swing e contemporaneamente dare spazio ad arrangiamenti di pezzi originali dei componenti della big band. E proprio i membri della Reunion Big Band sono stati fra i protagonisti del concerto commemorativo che si è svolto al teatro Bonci nel gennaio scorso.
Da ricordare, infine, l’attività didattica di Marco Tamburini, che ha contribuito a fondare il dipartimento di musica jazz presso il Conservatorio di Rovigo, dove nel 2016 è stato intitolato alla sua memoria l’Auditorium.
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