Altri 40 posti letto e struttura di accoglienza nella vecchia stamperia comunale.
RIMINI – “Rimini rete solidale”, il progetto di welfare di comunità del Comune di Rimini nato per allargare l’offerta di servizi sociali tramite la co-progettazione e il coinvolgimento attivo dei soggetti del terzo settore e della cittadinanza attiva, si dota da oggi di un nuova e importante struttura per contrastare l’emergenza freddo. La vecchia stamperia comunale di via De Warthema, da oggi a metà aprile, sarà infatti temporaneamente destinata a struttura di prima accoglienza notturna, potenziando con ulteriori 40 posti l’offerta assistenziale del Comune di Rimini.
Numeri importanti, che vedono il Comune di Rimini accogliere e sostenere ogni anno circa seimila persone, dall’accoglimento in struttura degli anziani ai nuclei famigliari con minori in difficoltà, dai papà separati agli ultracinquantenni che hanno perso il lavoro e sono scivolati in condizioni di vulnerabilità sociale, ai disabili. Ci sono poi coloro che quotidianamente si recano allo sportello sociale del Comune per chiedere un aiuto concreto e immediato, che negli ultimi due anni hanno superato quota tremila accessi. Oppure coloro, più di 400 ogni anno che vengono sostenuti nelle piccole spese della quotidianità, dalle bollette della luce a quelle del gas o dell’acqua, o per coloro che sono in ritardo nel pagamento dell’affitto perché hanno perso il lavoro e, non da ultimo, il ruolo svolto in prima linea, spesso in solitaria, sull’accoglienza ai profughi.
In questo quadro, il Comune di Rimini, che investe il 42 per cento del suo bilancio per servizi sociali e scolastici, ha definito il percorso del welfare di comunità, aprendo cioè al sostegno e al supporto della più ampia parte dell’associazionismo civico e del volontariato in modo da dare risposte vere e sul campo al tema dei bisogni che con la crisi si sono acuiti. Il coinvolgimento del tessuto civico e del privato è la strada maestra su cui questa Amministrazione comunale insiste e insisterà.
L’assegnazione di spazi pubblici a fini culturali e sociali è il terreno su cui si misura il welfare di comunità, che da oggi si arricchisce dunque della “ex stamperia” di via De Warthema, assegnata alle associazioni “Rumori sinistri” e “No border” tramite un’istruttoria pubblica a cui sono stati invitati tutti i soggetti del terzo settore regolarmente iscritti nell’elenco del Comune di Rimini dell’Area povertà ed esclusione sociale.
Nel progetto presentato, che risponde alle indicazioni inserite dal Comune di Rimini, sono previste collaborazioni in un’ottica di rete solidale civica e sociale con le altre associazioni che già si occupano di emergenza freddo e accoglienza di senza fissa dimora, come la “Associazione Papa Giovanni XXXIII” e “Caritas”. Il Comune di Rimini oltre alla disponibilità della struttura dell’ex stamperia, ha realizzato i lavori strutturali e impiantistici, fornito i necessari arredamenti per la permanenza notturna e si occuperà del pagamento delle utenze.
Comparteciperà inoltre con i soggetti affidatari per le spese necessarie alle attività progettuali.
“Continua con la disponibilità di ulteriori 40 posti a servizio dei senza tetto – commenta Andrea Gnassi, Sindaco del Comune di Rimini– l’assegnazione per scopi sociali, da parte del Comune di Rimini, di beni immobili inutilizzati. Un ritorno alla collettività di luoghi che ci siamo impegnati a far rivivere grazie a investimenti strutturali importanti e a scelte politiche chiare, nella direzione di un welfare di comunità, aperto e condiviso con il territorio”. “Un risultato importante– è il commento di Gloria Lisi, Vicesindaco del Comune di Rimini con delega alla protezione sociale – frutto di un lavoro di rete. Per questo voglio ringraziare tutte le associazioni che hanno preso parte agli incontri di co-progettazione: Associazione Madonna della carità, Associazione Comunità Papa Giovanni XXII, Croce Rossa Italiana, Rumori Sinistri e No Border.
L’emergenza freddo è infatti solo una parte di ‘Rimini rete solidale’, un progetto nato per affrontare specifiche problematiche sociali tramite il coinvolgimento e la compartecipazione di alcuni interventi da parte della cittadinanza attiva, del terzo settore, del no profit. La consapevolezza è che dagli effetti della crisi si esce tutti insieme, attraverso un “welfare di comunità” reale, che nel nostro territorio in particolare, può contare sull’esperienza, la competenza e l’attivismo della cittadinanza e dell’associazionismo”.
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