Commemorazione dell’eccidio di Piazza Grande

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Breve cerimonia in sicurezza con l’assessore Bosi, il presidente Poggi e discendenti delle cinque persone che il 7 aprile 1920 furono uccise a una manifestazione per i diritti dei lavoratori

MODENA – Con una piccola cerimonia nel rispetto delle misure anti Covid-19, questa mattina, mercoledì 7 aprile, l’assessore al Centro storico Andrea Bosi e il presidente del Consiglio Comunale di Modena Fabio Poggi hanno ricordato le vittime dell’eccidio di Piazza Grande che avvenne 101 anni fa, il 7 aprile del 1920, durante una manifestazione per i diritti dei lavoratori.

Alle 8.45, ai piedi dello Scalone del Municipio, dove nel 2016 il Comune ha posato una targa commemorativa, è stata deposta una corona con un nastro gialloblù e la scritta “Il Comune di Modena. In memoria”. Alla cerimonia hanno partecipato discendenti delle cinque persone uccise durante la repressione da parte della forza pubblica: Linda Levoni, Stella Zanetti, Antonio Amici, Evaristo Rastelli e Ferdinando Gatti.

La commemorazione rientra nel percorso di rievocazione e riflessione sui conflitti del lavoro nel Novecento intrapreso negli anni scorsi dall’Amministrazione comunale.

Il 7 aprile 1920, durante il primo dei quattro giorni di sciopero proclamati dalle due Camere del Lavoro (quella Sindacalista e quella Socialista) per protestare contro l’uccisione a San Matteo della Decima di otto lavoratori e dell’oratore durante una manifestazione a sostegno di una vertenza agraria, i lavoratori modenesi si radunarono in piazza Grande dove la forza pubblica aprì il fuoco, uccidendo quattro persone e provocando la morte di una quinta a seguito delle ferite riportate.

L’episodio si inquadra in una fase tragica della storia nazionale, fra la fine della Grande Guerra e l’avvento del Fascismo, segnata da dure lotte per il lavoro, da violente repressioni di esercito e forze dell’ordine, pesanti divisioni e scontri, anche violenti, fra le stesse forze popolari e dalla nascente, crescente violenza fascista, via via sempre più tollerata, quando non agevolata, da alcuni settori dello Stato.