“Come ogni anno, nella ricorrenza odierna, Piacenza rende onore a coloro che, combattendo con coraggio in questo stesso piazzale, persero la vita per mano del fuoco nemico il 9 settembre del 1943. In questa occasione solenne desidero rivolgere un saluto e un ringraziamento particolare al Signor Prefetto, alle Autorità civili, ai vertici delle Forze di Polizia e Forze Armate, ai rappresentanti di tutte le Associazioni convenute: la vostra presenza, oggi più che mai, esprime la commossa partecipazione dell’intera comunità piacentina.
La dimensione forzatamente ridotta e il clima più raccolto di questa celebrazione, nel doveroso rispetto delle disposizioni legate all’emergenza sanitaria, non offuscano certo il valore e il significato di questo momento. Né il profondo afflato con cui rinnoviamo, nelle parole e nelle azioni, le nobili gesta e i tragici accadimenti di quella notte e della sanguinosa alba di 77 anni fa.
E’ proprio nel carattere più intimistico della cerimonia odierna, nel portato di dolore da cui scaturisce, che possiamo coglierne in modo ancor più autentico il profondo messaggio e gli insegnamenti che da quei tragici fatti derivano. Siamo consapevoli che anche dalle pagine più drammatiche della propria storia – e forse proprio da quelle, più che da altre – un popolo e una Nazione possono cogliere la forza per imparare a costruire in meglio il proprio presente e il proprio futuro. “La storia si ripete” diceva Tucidide e chi non la conosce, o volutamente la ignora, è condannato a riviverne anche gli errori.
In quel 9 settembre, all’indomani dell’intervento del maresciallo Badoglio che aveva annunciato, alla radio, l’armistizio firmato pochi giorni prima con gli americani, ci si attendeva un nuovo cammino di pace per il popolo italiano duramente provato da anni di sofferenza e devastazione. Nella realtà, le prime ore di quella giornata precipitarono in uno dei più atroci e drammatici eventi di cui la comunità piacentina serbi il ricordo. Fu il cruento inizio di un nuovo tipo di conflitto, combattuto non più nelle trincee e lungo i confini nazionali, bensì per le strade, le città e le campagne del nostro Paese, spesso mettendo di fronte, gli uni contro gli altri in armi, gli stessi italiani.
Fu più che mai in quel convulso momento, che i nostri concittadini ebbero ancora una volta la forza e la determinazione per non abbattersi, per imbracciare di nuovo le armi e reagire a tutela non solo della propria vita, ma per proteggere l’incolumità della città assediata. Così, nei drammatici istanti di quella notte, i militari e civili piacentini che combatterono insieme a Barriera Genova riaffermarono i valori profondi della giustizia e della libertà, lottando con orgoglio nel nome e nel vincolo della Patria. Nel senso profondo di comunità e di appartenenza che li univa, allora come oggi, seppero trovare il coraggio di mettere a repentaglio la propria vita per difendere il loro destino e quello del Paese che amavano, smarrito nell’improvviso mutare degli scenari bellici, logorato dal comune sfinimento della popolazione dopo anni di guerra.
In quelle prime ore del 9 settembre, le truppe tedesche avanzavano facendo breccia in città, coadiuvate dal determinante supporto della forza aerea che si alzò in volo da San Damiano. Nonostante la strenua e coraggiosa opposizione, furono costretti alla resa i presìdi armati del 4° Reggimento Artiglieria Piacenza capitanati dal tenente colonnello Coperchini, tra cui uno proprio qui a Barriera Genova, messo a protezione dell’ingresso nel centro storico.
Mentre cadevano al suolo soldati e civili che spontaneamente, spesso con armi di fortuna e con indomito coraggio, si erano uniti alla battaglia, in quell’estremo sacrificio si esprimeva l’amore di Patria e l’orgoglio di essere italiani a cui, ancora oggi, rendiamo onore con uguale trasporto e ammirazione. Perché sappiamo bene – come ci ha fatto comprendere, in questi mesi, l’impatto travolgente della pandemia – che quello stesso senso di comunità e appartenenza può e deve essere sempre la migliore guida per il nostro agire.
E’ questo il significato profondo che si rinnova ogni anno nel ricordo commosso di quel giorno, nella commemorazione dei valorosi concittadini caduti sotto il fuoco dei nemici e delle loro gesta, compiute nel modo più puro e spontaneo per riaffermare quegli ideali eterni di libertà, pace e giustizia che trascendono ogni ideologia o appartenenza.
La durissima prova a cui Piacenza è stata chiamata, in quel tragico 9 settembre del 1943, testimonia la capacità della nostra comunità di sapersi sacrificare, di saper soffrire per tutelare il prossimo, di avere a cuore il bene comune e di reagire di fronte alle avversità. E’ questo nobile esempio, di cui la nostra terra e la sua gente hanno dato più volte dimostrazione nel corso del tempo, a costituire oggi più che mai il fondamento su cui poggia il nostro stare insieme.
Il senso di appartenenza, coesione e solidarietà, la disponibilità al sacrificio e alla cooperazione, rappresentano il terreno fertile in cui si radica il nostro presente e l’insegnamento a cui ogni giorno dobbiamo attingere per costruire il futuro. E’ questo il monito che ci viene dalla storia, dalla memoria che coltiviamo immutata e dolente a 77 anni di distanza, in quel patrimonio condiviso di generosità, impegno e responsabilità collettiva di cui Piacenza, anche in questo 2020 così difficile da affrontare, ha saputo ancora una volta farsi interprete e testimone.”
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