Cinquanta studenti riminesi in Polonia nei luoghi della Shoah

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La tappa conclusiva di un altro percorso formativo del progetto di Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, che ogni anno coinvolge 230 studenti

RIMINI – Sarà Varsavia e l’ex campo di concentramento e di sterminio di Lublino-Majdanek, in Polonia, le destinazioni del prossimo viaggio studio organizzato dall’Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, previsto dall’8 al 12 ottobre, che coinvolgerà cinquanta studenti e studentesse del quinto anno delle scuole superiori di Rimini.

L’iniziativa si inserisce in un lungo percorso di formazione sulla storia del nazismo, delle deportazioni e della Shoah, il genocidio degli ebrei d’Europa, avviato nell’ottobre 2018 sotto la direzione scientifica e didattica di Laura Fontana, Responsabile dell’Attività, e che ha visto la partecipazione di 230 giovani provenienti da tutti gli Istituti superiori della città.
Studiare la storia per conoscere meglio la Seconda guerra mondiale, i crimini perpetrati dal regime nazista e fascista e, più in generale, le tragedie subite da milioni di civili europei, tra cui anche circa 40.000 deportati dall’Italia – ebrei e non ebrei – è un obiettivo centrale dell’attività promossa dal Comune di Rimini fin dal lontano 1964, che si coniuga con la necessità di riflettere sul valore della responsabilità individuale come azione politica anche nel tempo presente.

Un impegno che dagli anni 90 è diventata una vera e propria Attività di Educazione alla Memoria in cui, ogni anno, 230 studenti delle scuole superiori riminesi, partecipano a seminari di formazione che durano da ottobre ad aprile. Si tratta di una formazione storica e morale sui temi della dittatura, della libertà e dei diritti umani: lezioni, laboratori, visioni di film, dibattiti, eventi di divulgazione e di riflessione collettiva sulla memoria, spettacoli teatrali, rassegne di film, conferenze, testimonianze di sopravvissuti e mostre.

Un’attività corposa, che fino ad oggi ha coinvolto migliaia di giovani studenti riminesi, che termina sempre con un viaggio sui luoghi della memoria, organizzato dal Comune di Rimini. I 50 studenti saranno accompagnati da quattro dipendenti del Comune di Rimini che collaborano a vario titolo nell’Attività di Educazione alla Memoria: Laura Fontana che curerà le visite ai luoghi storici, Fabio Cassanelli e Elena Malfatti che coinvolgeranno i ragazzi in attività di riflessione e discussione, Emiliano Violante, della redazione web – ufficio stampa, che oltre a filmare i vari momenti del viaggio, stimolerà gli studenti a rendersi protagonisti attraverso brevi video e testimonianze della loro esperienza.

Perché Varsavia
Alla vigilia dell’occupazione nazista, Varsavia, con oltre 350.000 ebrei, rappresentava la comunità ebraica più importante d’Europa e la seconda al mondo, dopo quella di New York. Con la creazione del ghetto, nell’autunno 1940, e la reclusione in pochi chilometri quadrati, in condizioni disumane, di tutti gli ebrei della capitale, ebbe inizio la lenta distruzione dell’ebraismo. Sull’esempio di Varsavia, che ospitò il più grande ghetto di ebrei dell’Europa occupata, i nazisti crearono su tutto il territorio polacco centinaia di altri ghetti dove misero in atto una politica di denutrizione programmata, di lavoro forzato e, a partire dall’estate del 1942, di deportazioni sistematiche verso centri di sterminio attrezzati per assassinare con camere a gas, come Belzec, Sobibor, Treblinka. Dopo un’eroica quanto disperata insurrezione nella primavera 1943, il ghetto di Varsavia venne raso al suolo e gli ultimi superstiti, salvo un pugno di fuggiaschi, furono deportati e uccisi.

Oggi del ghetto non resta, dunque, quasi più niente da vedere, così come della presenza ebraica in Polonia, distrutta dalla Shoah (con il 90% di vittime tra gli ebrei polacchi) non rimangono molte tracce, se non per un lavoro di recupero e di valorizzazione che risale però ad un’epoca abbastanza recente e di cui il Museo Polin che racconta la storia degli ebrei di Polonia rappresenta uno degli esempi più riusciti. All’occupazione nazista seguì infatti il lungo periodo del comunismo, con la rimozione della tragedia ebraica a vantaggio di una narrazione nazionale delle vittime polacche in cui l’identità delle persone assassinate era occultata.

Per quasi cinque anni (1940-1945), la Polonia fu il teatro della guerra di annientamento e di colonizzazione scatenata dal Terzo Reich, con milioni di vittime (di cui tre milioni di ebrei) assassinate, schiavizzate, deportate. Accanto ai maggiori centri di sterminio per ebrei – oltre a quelli nominati va ricordato Auschwitz-Birkenau – il territorio polacco fu sede di numerosi campi di lavoro forzato o campi di concentramento. Majdanek, nella Polonia orientale, a 4 chilometri da Lublino, fu uno dei principali di questi Konzentrazionslager (KL). Messo in funzione nell’ottobre 1941 come campo per prigionieri di guerra e dal febbraio 1943 come campo di concentramento, Majdanek fu la prigione di oltre 150.000 prigionieri provenienti da 28 Paesi, ebrei e non ebrei. Più di duecento furono gli uomini italiani deportati a Majdanek e durante il viaggio verranno raccontate le loro storie.
Il numero delle vittime, tuttora oggetto di dibattito tra i ricercatori, è stimato ad almeno 78.000 morti, di cui circa 60.000 ebrei.
Tra le azioni più efferate compiute a Majdanek, va ricordato l’assassinio perpetrato in un solo giorno (3 novembre 1943) di 18.000 prigionieri ebrei uccisi con arma da fuoco. Gli assassini diedero il nome di operazione Erntefest (festa del raccolto) a questo crimine.