“Il festival e la città di Ferrara sono legati da un rapporto consolidato e, anche se quest’anno abbiamo trovato un tempo meno clemente del solito, non è mancato il consueto calore del pubblico che anno dopo anno si conferma sempre più attento e interessato – ha detto Chiara Nielsen, vicedirettrice di Internazionale alla direzione del festival insieme a Luisa Ciffolilli e Gea Polimeni – Un’edizione importante che si è svolta in un momento di grande incertezza geopolitica e che ha voluto analizzare non solo le ragioni dei conflitti che oggi scuotono il mondo, ma soprattutto raccontare il bisogno di pace, lontano dalle semplificazioni”.
“Sono state, come accade in ogni edizione di Internazionale a Ferrara, giornate ricche di stimoli. Tantissimi sono stati i momenti di approfondimento e di confronto, ben integrati nel tessuto del centro storico, patrimonio dell’umanità. Ferrara è e rimane sempre aperta a iniziative di questo tipo. Ringrazio gli organizzatori e il loro sinergico staff per il lavoro svolto e per la collaborazione con la città nella realizzazione di questo appuntamento fisso della programmazione culturale, che porta a Ferrara giornalisti da tutto il mondo e partecipanti da tutta Italia, e che ci aiuta di anno in anno a comprendere meglio il nostro presente“, ha dichiarato il sindaco Alan Fabbri.
Tanti come sempre i temi che hanno caratterizzato i 3 giorni di festival, dalla geopolitica all’ambiente, dalla gender revolution al femminismo, dall’urbanistica alla letteratura, dall’intelligenza artificiale alle migrazioni, dai diritti al cibo che mangiamo: un weekend con giornaliste e giornalisti, attiviste, reporter, intellettuali, scrittori e fumettisti da tutto il mondo. Al centro del dibattito la ricerca di nuove prospettive di pace.
A un anno dai fatti del 7 ottobre, al festival si è parlato di quello che sta accadendo a Gaza attraverso le storie di resistenti, vittime e testimoni del conflitto per raccontare l’offensiva israeliana da chi ha vissuto e lavorato in quel territorio. Youmna ElSayed, giornalista egiziano palestinese di al Jazeera, ha affrontato il tema della libertà di stampa e della difficile la situzione dei giornalisti che stanno documentando il conflitto a rischio della loro vita “Quello che sta succedendo a Gaza è riportato solo parzialmente dai giornalisti di quei Paesi”. E sempre di Israele e Palestina e dei lunghi mesi di guerra e distruzione ha parlato Amira Hass, scrittrice e giornalista israeliana del quotidiano Haaretz “Un conflitto crudele – ha detto Hass – che punta all’annientamento dei diritti, ridotti prima in Israele, e con la guerra nei territori palestinesi. Sono 50mila i morti e 10mila i prigionieri, e se da un lato sta crescendo il consenso verso la guerra, c’è anche un forte dissenso interno nella comunità ebraica che vede incredibili ingiustizie commesse nel suo nome”.
Si è tornati a discutere della Russia di Putin con Mikhail Zygar, giornalista, scrittore e regista russo-americano nonché fondatore e caporedattore dell’unico canale televisivo indipendente russo, Dozhd/TVRain “durante la guerra le decisioni sono bloccate – ha detto Zygar – è l’atmosfera perfetta per terrorizzare il paese”. Della prospettiva Ucraina, di resistenza, mobilitazione militare e di costruzione di una nuova identità collettiva e nazionale a due anni e mezzo dall’inizio della guerra, ha parlato lo scrittore ucraino Andrei Kurkov.
E poi L’Argentina al centro del talk del giornalista e scrittore Martín Caparrós. Ma anche Corea del Nord con John Delury, professore americano che insegna studi cinesi alla Yonsei University di Seoul e Barbara Demick, giornalista del Los Angeles Times che ha visitato e raccontato a costo di gravi rischi personali, Ngaba, la prima frontiera dell’altopiano tibetano per chi arriva da nord, città inaccessibile agli occidentali. Non è mancata una riflessione sugli Stati Uniti, con un focus sulle proteste nelle università americane contro la guerra a Gaza e l’impatto del nuovo attivismo giovanile sulla politica statunitense alla vigilia delle elezioni presidenziali. Al festival Isabella Ramírez direttrice del Columbia Daily Spectator, uno dei più autorevoli giornali studenteschi del paese ha detto parlando proprio delle proteste “C’è stato lo scontro tra due valori e due libertà: il diritto a manifestare e il diritto a sentirsi al sicuro e non discriminati”.
Tutto esaurito per l’incontro fra il disegnatore Zerocalcare e la regista e sceneggiatrice Alice Rohrwacher che ha messo a confronto due immaginari tanto distanti che però trovano un punto d’incontro nel tentativo di parlare del mondo contemporaneo, delle sue contraddizioni e dei punti di frattura, a partire dai margini, con uno sguardo al tempo stesso ingenuo e ironico ma anche disincantato e critico. Una riflessione sui limiti della nostra società e i conflitti che essa genera, da quelli combattuti con le armi, a quelli sociali, a quelli contro l’ambiente. L’incontro di chiusura è stato affidato a Kohei Saito, filosofo giapponese che ha ribaltato l’interpretazione della dottrina di Marx in chiave ambientalista.
Internazionale a Ferrara è promosso da Internazionale, Comune di Ferrara, Regione Emilia-Romagna, Università degli studi di Ferrara, Fondazione Teatro Comunale, Ferrara feel the festival, Comune di Cento, Comune di Portomaggiore, Arci Ferrara e Associazione IF. Con Medici Senza Frontiere come charity partner, Internazionale a Ferrara è realizzato in collaborazione con la DG Connect della Commissione europea e grazie a Gruppo Unipol, Legacoop Estense, con il sostegno di Camera di Commercio Ferrara e Ravenna, Cidas cooperativa sociale, Alce Nero, Locauto Group, Mapei, Coop Alleanza 3.0, Bonifiche Ferraresi – Le Stagioni d’Italia, ACER Ferrara, Fandango podcast, Laboratorio Aperto di Ferrara Ex Teatro Verdi, CGIL, Librerie.coop, Assicoop Modena & Ferrara, CNA Ferrara, Strada dei vini e dei sapori, Giovecca Agenzia Generali. Gli arredi sono forniti da Biblos Arredamenti. Media partner della manifestazione Rai Cultura, Radio3 Mondo, Radio Radicale, IoStoleggendo e Le Contemporanee.
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