Dalla pala del Lana raffigurante la peste che colpì Modena nel 1630 alle tele dello Stringa
MODENA – Sono numerose le opere custodite all’interno della Chiesa del Voto che sono state rimosse o protette durante il cantiere e che torneranno ora nuovamente fruibili alla città con la riapertura della chiesa.
Tra le principali, lo stendardo raffigurante il Padre Eterno fra una gloria di angeli, con i Santi Geminiano, Omobono e Contardo, dipinto da Francesco Stringa nel 1699 in occasione dei grandi festeggiamenti iniziati il 13 novembre e durati otto giorni, dedicati ai santi Omobono e Contardo per la prima volta designati comprotettori di Modena.
Provengono dal presbiterio, inoltre, due importanti tele dipinte sempre da Francesco Stringa tra il 1669 e il 1670 raffiguranti il “Transito della Vergine” e il “Transito di San Giuseppe”. Le tele dopo la chiusura della chiesa in seguito al terremoto del 2012 sono state restaurate grazie al sostegno del Lions Club Modena Host e sono attualmente esposte ai Musei civici a Palazzo dei Musei in attesa del restauro della chiesa.
Nella cappella votiva fatta erigere dalla comunità nel 1634, trova posto il grande altare in legno con al centro la tela dipinta da Ludovico Lana raffigurante la peste che colpì Modena nel 1630. La pala costituisce il racconto per immagini della vicenda che portò alla costruzione della chiesa modenese, dall’infierire della peste alla decisione di offrire alla Vergine un nuovo edificio sacro per la salvezza di tutta la cittadinanza. L’opera, già dal Settecento ammirata dai viaggiatori di passaggio a Modena, è la prova più matura del Lana, per la sapiente regia con cui egli illustrò la spinta devozionale alla base della costruzione della chiesa e fu capace di rievocare un dramma recentissimo, quello appunto dell’epidemia del 1630.
La Chiesa del Voto sorse infatti, come ricorda il nome, a scioglimento del solenne voto fatto dai cittadini modenesi alla miracolosa Madonna della Ghiara venerata a Reggio Emilia, affinché facesse cessare la terribile epidemia di peste che colpì Modena nel 1630 e in appena sei mesi causò 12 mila vittime. Il 13 novembre, giorno dedicato a S.Omobono (compatrono di Modena), si ebbe la prima giornata senza morti e la chiesa fu inaugurata esattamente sei anni più tardi, il 13 novembre 1636.
Di particolare interesse anche la sagrestia della chiesa ritornata all’antico splendore dopo il restauro del 2011 con interventi mirati alla struttura architettonica, agli arredi lignei e al delicato apparato effimero dipinto da Geminiano Vincenzi e Pietro Minghetti.
La chiesa fu realizzata su progetto di Cristoforo Malagola detto il Galaverna, ricalcato su quello della chiesa di S. Salvatore a Bologna del Magenta e ridimensionato per la minore area disponibile. Nel 1635 il Tempio fu dedicato alla Beata Vergine. Nel 1638 si eresse la cupola. La costruzione fu terminata nel 1641.