Giovedì 11 agosto alle 10 davanti al tempio di San Cristoforo. Testo della commemorazione dell’assessore Vaccari
FERRARA – ECCIDIO DELLA CERTOSA – 11 agosto 1944- 10 agosto 2016
(Testo letto nel corso della cerimonia di commemorazione dall’assessore comunale Luca Vaccari)
“Cittadine e cittadini, Autorità civili, militari e religiose, Rappresentanti delle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, componenti delle Forze Armate,
ancora una volta siamo qui, oggi, davanti a questo cippo, a ricordare, a mantenere viva la memoria delle donne e degli uomini, che hanno dato la propria vita per la liberazione dell’Italia.
Qui, 72 anni fa, in questo giorno, prima dell’alba, vennero fucilati sette partigiani, poi altri due la sera del 20, un terzo morì suicidato nei locali della questura, dove era stato trattenuto e torturato come i suoi compagni prima della fucilazione.
Erano prevalentemente operai, arrestati per azioni e propaganda antifascista svolte nella fabbrica in cui lavoravano: la “Gomma Sintetica”, nucleo originario dell’attuale petrolchimico.
Erano partigiani ferraresi, impegnati in quella che all’epoca si chiamava “Brigata Ferrara”, da cui sarebbero nate in seguito la Brigata Garibaldi “Bruno Rizzieri” e la Brigata Garibaldi “Mario Babini”.
Vennero torturati e uccisi dai fascisti come rappresaglia per un’azione gappista, che portò all’uccisione del maresciallo Mario Villani della Squadra Politica della Questura. Dieci a uno: dieci morti per ogni fascista o nazista ucciso.
Ricordiamo oggi, ancora una volta, affinché non si perda la memoria delle loro vite e delle loro azioni, i nomi di questi partigiani:
Tersillo Destino SIVIERI di anni 31,
Guido DROGHETTI di anni 30,
Amleto PICCOLI di anni 32,
Gaetano BINI, detto “Mario”, di anni 50,
Guido FILLINI di anni 48,
Romeo BIGHI di anni21,
Renato SQUARZANTI di anni 29
e poi
Donato CAZZATO di anni 22, originario della provincia di Lecce,
Mario ZANELLA di anni 26,
infine
Mario BISI, detto “Augusto”, di anni 33; legato mani e piedi, si sarebbe sparato mentre il piantone era assopito.
A loro abbiamo tributato gli onori militari e civili alla memoria.
A noi resta il compito di mantenere vivi i comuni ideali di pace, libertà, giustizia e democrazia”.
Dieci i patrioti ferraresi trucidati tra l’11 e il 20 agosto 1944 per una rappresaglia fascista, con incursioni all’interno della Certosa cittadina. A ricordo di questi tragici eventi è apposto un cippo sul muro davanti al Tempio di San Cristoforo. E proprio lì, in Certosa (piazza Borso 50), ci sarà una cerimonia solenne giovedì 11 agosto 2016 alle 10 per onorare la memoria dei caduti alla presenza di autorità civili, militari e religiose con onori militari. Una corona d’alloro verrà deposta sul cippo posto a memoria dell’eccidio, di cui ricorre il 72° anniversario. Per il Comune di Ferrara sarà presente l’assessore Luca Vaccari. Le associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma sono invitate a partecipare con i loro labari.
LA SCHEDA – Eccidi della Certosa – Ferrara agosto 1944 (Notizie tratte dai documenti inviati dalla Prefettura di Ferrara al Ministero dell’Interno, conservati negli archivi dei servizi di Documentazione Storica del Comune di Ferrara)
Alle ore 4,45 dell’11 agosto 1944, a seguito dell’uccisione da parte di un gappista del maresciallo di Pubblica sicurezza Mario Villani, avvenuta a Ferrara il 10 agosto 1944, presso la Certosa di Ferrara vennero fucilati Gaetano Bini, Destino Sivieri Tersilio, Romeo Bighi, Guido Droghetti, Guido Fillini, Amleto Piccoli, Renato Squarzanti. Un altro prigioniero, Balestri Jovanti, ugualmente condannato alla fucilazione, riuscì a fuggire e sopravisse. La sera del 20 agosto vennero inoltre fucilati Donato Cazzato e Mario Zanella. Un altro elemento della Resistenza (Mario Bisi, nome di battaglia ‘Augusto’) individuato nel corso delle indagini per l’uccisione del maresciallo Villani, trattenuto nei locali della Questura di Ferrara e sottoposto a feroci interrogatori e torture, si autoaccusò dell’uccisione del Villani stesso e morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto con un colpo di arma da fuoco. Le autorità addebitarono la sua morte ad un improbabile ‘suicidio’ (legato mani e piedi sarebbe riuscito a spararsi con una pistola appoggiata sul tavolo, approfittando dell’assopimento del piantone).