Proseguono sabato 16 febbraio alle 16 a palazzo Bonacossi le iniziative a cura dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
FERRARA – Proseguirà sabato 16 febbraio alle 16 a palazzo Bonacossi (via Cisterna del Follo 5), con il tradizionale concerto a cura dell’Ensamble barocco del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, il ciclo di appuntamenti legati alla celebrazione del “Giorno del ricordo 2019”, istituito il 10 febbraio con legge del 2004 in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati e della più complessa vicenda del confine orientale. Con la partecipazione del soprano Eleonora Fratus, del contralto Ione Babelyte e del basso Niccolò Roda saranno eseguite musiche di A. Stradella, N. Porpora e D. Scarlatti.
Le iniziative legate al “Giorno del ricordo, che hanno preso il via da domenica 10 febbraio con una messa in duomo, una cerimonia alla rotonda di corso Isonzo e l’incontro tradizionale in Municipio, sono promosse dalla sezione ferrarese dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia coordinata da Fulvio Rabar e si avvalgono del patrocinio di Comune e Prefettura di Ferrara e della collaborazione di Museo del Risorgimento e della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani – Sezione di Ferrara, Istituto di Storia Contemporanea.
PROGRAMMA
SABATO 16 FEBBRAIO 2019 – ORE 16 Ferrara – Palazzo Bonacossi – Via Cisterna del Follo, 5 Tradizionale concerto del Conservatorio Musicale di Ferrara “Girolamo Frescobaldi”, in occasione del ‘Giorno del Ricordo 2019′.
GIOVEDI’ 21 FEBBRAIO 2019 – ORE 10.30 Ferrara – Istituto ‘Vergani Navarra’- Via Sogari, 3 Incontro con studenti dell’Istituto – che dal 1905 al 1949 fu adibito campo profughi – aperto alla partecipazione della cittadinanza. Antonella Guarnieri, Direttrice del Museo del Risorgimento e della Resistenza del comune di Ferrara illustrerà il quadro storico delle vicende in Istria, Fiume e Dalmazia durante e dopo il secondo conflitto mondiale mentre Flavio Rabar, Presidente del Comitato Provinciale di Ferrara dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, tratterà dell’esodo della popolazione italiana, dell’accoglienza ricevuta e dei campi profughi.
MERCOLEDI’ 6 MARZO 2019 – ore 21 – Ferrara – Casa della Patria “Pico Cavalieri” – corso Giovecca , 165. In collaborazione con l’Associazione Culturale di Ricerche Storiche “Pico Cavalieri” serata dedicata all’Istria, Fiume e Dalmazia. Il Prof. Giovanni Stelli, Presidente della Società di Studi Fiumani di Roma, illustrerà la Storia di Fiume.
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) GIORNO DEL RICORDO 2019
La giornata del 10 febbraio è stata istituita come “Giorno del Ricordo” con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Certamente complesse e controverse le vicende del confine orientale, già iniziate alla fine della prima guerra mondiale, con la fissazione dei confini fra l’Italia ed il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (dal 1928 Regno di Jugoslavia), che lasciava minoranze slovene e croate in Istria, Fiume e Zara e minoranze italiane nella Dalmazia. Pur prevedendo il trattato di Rapallo del novembre 1920 una tutela delle minoranze, tale aspetto non venne rispettato da entrambe le parti contraenti determinando: in Dalmazia un ridimensionamento della minoranza italiana ed in Istria, Fiume e Zara un tentativo, peraltro maldestro e non riuscito, di assimilazione di sloveni e croati. Con la seconda guerra mondiale e l’aggressione alla Jugoslavia il 6 aprile 1941, da parte di tedeschi, italiani, ungheresi e bulgari, a cui si affiancarono un significativo numero di collaborazionisti, iniziò una dura ed a volte feroce guerra partigiana, che ebbe in Tito la sua figura più rappresentativa. Dopo l’8 settembre 1943 i partigiani di Tito presero possesso di tutta l’Istria (ad eccezione delle città di Trieste, Fiume e Pola) e si ebbero moementi di grande violenza nei confronti degli italiani. In centinaia finirono nelle foibe. Ai primo di ottobre 1943 i tedeschi costrinsero i partigiani a ritirarsi e proseguire la lotta nella clandestinità. Il 1 maggio 1945 l’esercito di Tito (perchè tale era ormai diventato) prese possesso di Trieste e via via delle altre località dell’Istria e del Quarnaro (da Zara i tedeschi si erano ritirati il 30 ottobre 1944). Si ebbero delle vendette (come del resto accade in tutti gli stati d’Europa occupati dai nazisti) ma anche la volontà di allontanare gli italiani e vennero uccisi anche membri dei Comitati di Liberazione, esponenti di partiti antifascisti che non volevano l’annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia ed una serie di persone come commercianti, possidenti ed altri etichettati come “nemici del popolo”. Migliaia furono le vittime e la popolazione italiana cercò la salvezza nella penisola, cosa che si accentuò dopo il trattato di pace.
Circa 350.000 le persone che abbandonarono la loro terra e circa 80.000 di queste emigrarono in altre parti del mondo (Australia, Canada, Stati Uniti, Uruguay ed altri luoghi ancora). I rimanenti, la maggior parte, trovò rifugio in uno dei 109 campi profughi presenti in Italia. Con il passar del tempo gli esuli Giuliano Dalmati si inserirono perfettamente nel tessuto sociale ove si trovarono a vivere ed alcuni raggiunsero anche posizioni di prestigio: gli stilisti Ottavio Missoni e Mila Schon, il pugile Nino Benvenuti e il marciatore Abdon Pamich, gli scrittori Fulvio Tomizza e Enzo Bettiza, le attrici Alida Valli e Laura Antonelli, il cantautore Sergio Endrigo ed altri. Nella nostra provincia un ingegnere istriano, Giuseppe Di Drusco, dopo aver diretto bonifiche in Istria (saline di Capodistria e zona paludosa dell’Arsa) diresse i lavori per la bonifica di Valle Pega; le strade della Valle portano i nomi di località istriane: Trieste, Pola, Istria, Buie, ecc., un omaggio alla sua origine, come si evince da un fascicolo del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
Dal trattato di pace (10 febbraio 1947) sono passati 72 anni, i testimoni diretti che al momento dell’esodo erano adulti non ci sono più, restano i più giovani ma ora anziani ed i loro discendenti, ma restano anche gli italiani che non lasciarono la loro terra, ora in netta minoranza rispetto a sloveni e croati. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia gli italiani rimasti si sono organizzati per tener viva la storia e la cultura italiana in quelle terre. Coordinati dall’Unione Italiana, con sede a Fiume, sono presenti 6 Comunità degli Italiani in Slovenia, 43 in Croazia, ed una in Montenegro (Cattaro) che portano avanti, in modo significativo, la lingua e la cultura italiana. Sono ripresi i contatti tra gli Esuli e le Comunità, e pure con le Istituzioni di Slovenia e Croazia. Gli esuli da Pola ogni anno svolgono il loro raduno nella città, a Fiume i primi contatti, tramite la Società di Studi Fiumani che ebbe il primo incontro già nel 1989. Al Presidente della Società di Studi Fiumani, Amleto Ballarini-esule da Fiume) il 14 giugno 2016, in un affollato teatro, è stata consegnata la Targa d’Oro della città di Fiume-Rijeka dal Sindaco di Fiume per “il pluriennale significativo impegno nella promozione del dialogo intrapreso a Fiume e per l’immagine della città”. La Presidente della Repubblica di Croazia Kolinda Grabar Kitarovic ha pronunciato il discorso di apertura.
Si spera che si sia instaurato un clima costruttivo e continuativo di collaborazione, senza pregiudizi di ordine ideologico ed etnico, nella logica di far veramente parte di un’Europa dei Popoli.
Da rilevare che Fiume è stata designata per il 2020 capitale della cultura europea.