Bologna

“C’è un faro in montagna”, un’installazione multimediale per raccontare i risultati dell’inchiesta sociale sulla vicenda SaGa Coffee

Sarà inaugurata sabato 2 dicembre a Gaggio Montano

BOLOGNA – Un’installazione multimediale con quattro ambienti espositivi che, attraverso fotografie, video, audio e ricostruzioni installative, racconteranno i risultati dell’inchiesta sociale sull’Appennino bolognese a due anni dalla vicenda SaGa Coffee.

Sarà inaugurata sabato 2 dicembre, nella struttura del Centro Convegni Alto Reno “ex- Cottolengo” di Gaggio Montano, l’installazione multimediale “C’è un faro in montagna”: quattro ambienti espositivi che, attraverso fotografie, video, audio e ricostruzioni installative, racconteranno i risultati dell’inchiesta sociale sull’Appennino bolognese a due anni dalla vicenda Saga Coffee.

L’appuntamento sarà l’occasione per restituire i risultati della prima Inchiesta Sociale promossa da Comune e Città metropolitana di Bologna, messa in campo con la specifica delega affidata a Erika Capasso e realizzata dalla Fondazione Innovazione Urbana in collaborazione con Fiom-Cgil e Fim-Cisl.

Seguirà un convegno di approfondimento su quanto emerso dall’Inchiesta Sociale e sulle prospettive future per il territorio dell’Appenino venerdì 15 dicembre alle ore 10.30, in Sala Tassinari di Palazzo d’Accursio a Bologna.

“Fino al 2021 non esisteva in Italia una delega dedicata all’Inchiesta Sociale. Da allora, con l’amministrazione Lepore, abbiamo creduto giusto, senza sapere esattamente dove ci avrebbe portato, istituire una delega che si situasse esattamente lì dove le cose sono complesse e contraddittorie, per far luce e conoscere in profondità le ferite del nostro territorio e di farlo attraverso strumenti e pratiche che fossero nuove e inusuali per un’amministrazione pubblica. La delega all’Inchiesta Sociale ci ha permesso con un intreccio di linguaggi politici, sociologici e artistici di essere al fianco delle lavoratrici e del territorio oltre i 100 giorni di presidio, di incontrare istituzioni locali, cittadini e cittadine, studenti e studentesse, chiedendoci collettivamente cosa abbia significato, cosa ne rimane e cosa può dare al futuro del territorio l’esperienza della SaGa Coffee, che ricordiamo essere prima di tutto, e lo vedremo dall’installazione multimediale, una storia femminile, una storia di lavoratrici, di mogli, figlie, madri, sorelle dell’Appennino. Una storia che ci mostra quanto sulle spalle di queste donne si stratifichino le fratture più profonde ed urgenti: quelle di genere, di classe, sociale e ambientale. In quei 100 giorni di presidio è esplosa una spontanea pratica di cura collettiva intersezionale la cui preziosità va custodita e indagata perché non venga dimenticata e possa continuare a trovare spazio per essere forza motrice per il territorio”, dichiara la delegata all’Inchiesta Sociale e presidente di Fondazione Innovazione Urbana Erika Capasso.

Tra gli obiettivi dell’inchiesta c’è quello di promuovere una conoscenza diffusa e partecipata di importanti esperienze come quella della vertenza ex-Saga Coffee, che hanno rappresentato un vero e proprio esercizio di democrazia e che potrebbero influenzare future dinamiche in termini positivi di sviluppo e capitale sociale di un territorio che vive sulla propria pelle gli effetti delle molteplici crisi in corso, da quella climatica a quella industriale.

Il progetto, avviato a novembre 2022, è stato sviluppato da Chiara Faini, Umberto Mezzacapo, Margherita Caprilli e Flavia Tommasini per la Fondazione Innovazione Urbana con la collaborazione di Lorenzo Zamponi, ricercatore per l’Università Sant’Anna di Pisa. L’inchiesta è stata svolta secondo due diverse modalità: una di tipo qualitativo, mediante incontri individuali e collettivi con comunità, portatori d’interesse, istituzioni e stakeholder; l’altra di tipo quantitativo, attraverso la diffusione di un questionario rivolto alla cittadinanza, a gruppi formali e informali estesi, a lavoratrici e lavoratori impiegati nel territorio. Queste attività sono state affiancate da un’osservazione partecipante della comunità e del territorio tramite l’utilizzo di linguaggi fotografici, video e audio.
L’installazione multimediale è costruita come un dispositivo di restituzione, dialogo e ascolto che unisce ai diversi linguaggi visivi e sonori la parte d’inchiesta sociologico-antropologica portata avanti dal team di ricercatori.

L’installazione nel complesso Centro Convegni Alto Reno “ex-Cottolengo” di Gaggio Montano
L’installazione prevede al centro degli ambienti, nello spazio esterno del Centro Convegni Alto Reno “ex- Cottolengo” di Gaggio Montano, una ricostruzione simbolica del presidio delle lavoratrici e lavoratori Saga attraverso materiali di archivio, fotografie, articoli di giornale e oggetti, come striscioni e bandiere, che hanno contraddistinto quell’esperienza. Il presidio rievocato, tra memoria e ricordo vivo, diviene passaggio obbligato per accedere ad altri tre ambienti espositivi.
Il primo, situato nella sala adiacente al Museo, è dedicato alle persone, alle donne ritratte con l’installazione di foto su grandi dimensioni di alcune lavoratrici ed ex-lavoratrici Saga. Il racconto biografico avviene con l’ascolto di alcune registrazioni audio delle voci delle protagoniste, che restituiscono, in un racconto singolare ma al tempo stesso plurale, alcuni spaccati di vita femminile in Appennino. La prospettiva è quella delle donne, delle lavoratrici, delle madri, delle giovani che sono state il cuore della mobilitazione. Il secondo ambiente, ricavato nella Sala Conferenze al primo piano del complesso, si concentra sull’osservazione del territorio mettendo in rilievo le contraddizioni visibili tra antropizzazione, industrializzazione e ambiente, con un focus sul tema delle infrastrutture e i collegamenti spaziali. Uno spazio immersivo dove la riproduzione di suoni ambientali raccolti tra Silla e Gaggio Montano, accompagnano la visione di riprese aeree su grande formato del paesaggio e video su piccolo formato del percorso automobilistico sulla Porrettana che collega l’Appennino a Bologna ripreso da una “camera car”.
Il terzo ambiente – posto al piano terra nella Sala Polivalente – è quello più descrittivo e denso di narrazioni. Scatti fotografici e frammenti di testi e numeri emersi dalla ricerca empirica qualitativa e quantitativa svolta dalla Fondazione per l’innovazione Urbana e Lorenzo Zamponi, sociologo dell’Università Sant’Anna di Pisa, danno una restituzione più corposa dei nodi che hanno attraversato il lavoro dell’inchiesta sociale. Vi si intrecciano persone, territorio, comunità, corpi intermedi, istituzioni, eventi cittadini, vita quotidiana, memorie e pensieri che punteggiano criticità e, fragilità ma anche sguardi su futuri positivi, in un continuo interrogarsi sulle contraddizioni di un territorio e sul suo possibile sviluppo.

L’evento inaugurale del 2 dicembre alle ore 16 sarà anche l’occasione per approfondire i risultati della ricerca e iniziare un confronto con la cittadinanza, gli attori sociali e istituzionali.

C’è un faro in montagna
L’installazione sarà visitabile dal 2 dicembre al 28 gennaio 2024, i sabati e le domeniche dalle 15 alle 19.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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