CASTIGLIONE DEI PEPOLI (BO) – Nell’ambito dei controlli amministrativi sugli uccelli da richiamo effettuati in questo periodo, la Polizia provinciale della Città metropolitana di Bologna ha sequestrato e salvato una sessantina di uccelli a Castiglione dei Pepoli e proceduto e contestato al detentore il reato di maltrattamento di animali.
Obiettivo di questi controlli è verificare la legittima provenienza degli uccelli ed il loro stato di detenzione proprio in questo periodo in cui possono essere sottoposti a “chiuse” non compatibili col benessere animale.
Il controllo, diventato poi perquisizione è stato effettuato in un immobile non ultimato e poi esteso all’abitazione del cacciatore ed ha portato alla scoperta di volatili tenuti dentro piccole gabbiette al buio e con le finestre oscurate e sigillate con teli di plastica, con un sistema di chiusura che rendeva quindi l’aria rarefatta e irrespirabile per gli escrementi presenti in gran quantità e ricoperti di muffa sotto le gabbie e al loro interno. La modalità con cui era stata assicurata la chiusura delle stanze dimostrava un carattere duraturo di queste critiche condizioni ambientali. Gli agenti hanno subito notato che molti uccelli erano in pessimo stato e presentavano anomale usure del piumaggio e rotture del rachide del timoniere.
In un altro locale dello stabile è stata trovata una situazione analoga se non peggiore: tordi bottaccio e tordi sassello con ali rotte, remiganti e/o timoniere rotte o lacerate, alcuni con fratture del becco ed altri ciechi.
La perquisizione ha portato inoltre al sequestro di quindici rami ricoperti di colla, del tipo di quella topicida, strumenti notoriamente usati per la cattura illegale di uccelli i quali, quando vi si posano, vi rimangono irrimediabilmente invischiati.
Il salvataggio degli animali è stato possibile anche grazie ai veterinari dall’ASL ed al Centro di recupero fauna selvatica di Monte Adone.
Gli uccelli da richiamo sono animali di cattura o allevamento utilizzati dal cacciatore durante la stagione venatoria per attirare i loro simili; questi richiami vivi devono essere però identificabili attraverso anello inamovibile, numerato, secondo le norme regionali e deve essere comprovata l’origine lecita degli stessi mediante documentazione.
Chi esercita questo tipo di attività venatoria deve falsare il ciclo annuale degli uccelli da richiamo per farli cantare all’apertura autunnale della caccia; per questo vengono sottoposti in primavera/estate alla cosiddetta “chiusa” ossia ad un procedimento di parziale oscuramento per fargli percepire le situazioni di luce dell’inverno. In tal modo, riportati gradatamente a maggior luce all’apertura della caccia, credendo sia primavera, iniziano a cantare “richiamando” i loro simili che vengono poi abbattuti dai cacciatori.