CESENA – Non può esserci ripartenza senza cultura. Tra le 36 (su 211 proposte) opere vincitrici del bando, lanciato dall’assessorato regionale alla Cultura, per l’acquisizione di produzioni che andranno a incrementare il patrimonio artistico emiliano-romagnolo, c’è anche “Cassandra, il diritto di parlare” dei cesenati Giacomo Garaffoni, Michele Ambroni e Sofia Rossi. Nata da un’idea dell’autore e performer Giacomo Garaffoni, l’opera in occasione delle Giornate Fai d’autunno è stata allestita nel salone di Palazzo Oir. “Cassandra, il diritto di parlare” è un lavoro sulla censura violenta dell’identità femminile attraverso la negazione del diritto fondamentale alla parola parlata e analizza l’oscura storia delle donne internate in manicomio all’inizio del 900.
“Questo bando – commenta l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – è la dimostrazione che la Regione Emilia-Romagna sostiene e promuove l’arte contemporanea e le espressioni culturali nate dall’idea di giovani talentuosi, artisti singoli e collettivi, che vivono nelle nostre città e che creano fermento dal punto di vista culturale, artistico e, più in generale, del linguaggio creativo. Il territorio, in questo modo, sostiene i linguaggi del contemporaneo attraverso l’acquisizione di produzioni cui la Regione si impegna ad assicurare visibilità e ampia fruizione, secondo modalità diverse. Tra queste opere c’è anche la ‘cesenate’ Cassandra che lo scorso ottobre, in occasione dei due fine settimana Fai, negli spazi poco conosciuti di Palazzo Oir, laddove prenderà vita la nuova Pinacoteca comunale, ha commosso i cesenati raccontando storie di donne emarginate e talvolta derise. Un monologo dolce amaro e feroce dell’autore e performer Giacomo Garaffoni che va indietro nel tempo indagando la condizione di quelle donne ‘sbagliate’ brutalmente rinchiuse nei manicomi”. Le opere vincitrici andranno a incrementare una collezione d’arte di proprietà della Regione, formatasi nei decenni precedenti. Saranno disponibili attraverso la digitalizzazione, con esposizioni in spazi aperti al pubblico nelle sedi regionali, attraverso eventi o anche con concessioni ad altre istituzioni pubbliche, che garantiscano analoghe modalità di utilizzo.
“Cassandra, il diritto di parlare” racconta di donne rimosse e spezzate attraverso diagnosi deprecabili. Smorfiose, loquaci, pedanti, petulanti, cattive madri, persone sbagliate. Per la prima volta nella storia della medicina le immagini fotografiche della pazienti diventavano la copertina del loro diario clinico, un marchio del corpo e dell’identità. La figura della Cassandra classica rifiuta Apollo, che la maledice sputandole sulle labbra, condannandola a rimanere inascoltata, interdetta. Così vicina alla caduta sociale in cui sprofondano le internate nei luoghi violenti della psichiatria italiana, in un tempo non così distante. Questo lavoro compatto e austero racchiude la sintesi estrema di un più complesso e strutturato percorso installativo site specific (coprodotto da Comune di Cesena, FAI – fondo per l’ambiente italiano e Ferretti Consulting).
L’opera è composta da un ritratto di donna, recuperato da un archivio manicomiale grazie alla collaborazione con la ricercatrice e autrice Annacarla Valeriano, il volto del soggetto viene replicato più volte e in seguito bruciato sulla parte inferiore del volto in modo da rendere il soggetto privo della bocca, indispensabile per poter parlare. La rimozione imposta attraverso la bruciatura totalmente incontrollata e casuale, rende il soggetto un simbolo. Il non poter aver voce si lega in questo caso al non ascoltare, all’abbandonare e al dimenticare. Come se ogni donna minata nel suo meccanismo del dire (inascoltata quanto Cassandra) e internata venisse privata del tratto dell’identità. Il lavoro si completa con l’esibizione dello scritto in 11 tavole di testo scritte dall’autore Giacomo Garaffoni e rappresentato dal vivo (debutto a palazzo Oir – ottobre 2020). Ogni tavola, viene “marchiata” da un dente macchiato di sangue, simbolo onirico di una veggenza arcaica, legata a oscuri presagi. Gli stessi denti che durante la performance, Cassandra si strappa. Maledetta la sua parola, maledetta la sua bocca, maledetto il suo corpo.
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