Lo scoppio della guerra in Ucraina appesantisce una situazione già complicata per le Cooperative Agricole Braccianti, urgono difese per il settore primario
RAVENNA – Cresce la preoccupazione delle sette CAB di Ravenna, socie di Promosagri. Se la situazione resterà invariata, sarà davvero difficile riuscire a chiudere il bilancio 2022 in positivo. L’evolversi della crisi tra Russia e Ucraina è, purtroppo, solo l’ultimo tassello di un’escalation di eventi che, negli ultimi mesi, hanno complicato uno scenario già messo alla prova dai due anni di emergenza sanitaria. L’onda inflattiva che, tra la fine del 2021 e le prime settimane del 2022, ha travolto l’intera economia italiana, a causa dell’aumento dei prezzi di gas, petrolio e derivati, ed energia, investe pesantemente l’agricoltura, con costi di produzione balzati alle stelle per un incremento medio annuo tra i 300 e i 350 euro/ettaro e difficoltà di reperimento di molte forniture, a cui vanno aggiunti gli aggravi e i disagi crescenti della logistica della stessa filiera.
“L’inflazione reale per il settore primario è quasi del 10%, mentre oggi si parla di una media nazionale del 3,5/4%. Questo significa che il differenziale è a carico dei produttori. Una situazione insostenibile nel lungo termine, che può trovare soluzione grazie alla compartecipazione degli anelli della catena, consumatori compresi”, dichiara Giovanni Giambi, direttore generale di Agrisfera.
“La preoccupazione è grande, noi produttori siamo disposti ad investire tutto il necessario per portare avanti le operazioni in campo, ma l’incognita di veder ripagati gli sforzi è davvero molto alta: il rischio è di produrre in perdita”, commenta Lino Bacchilega, direttore generale di CAB Ter.Ra.
“Nel 2021 abbiamo beneficiato dell’aumento dei prezzi, ma oggi la situazione è differente: nemmeno replicando le quotazioni dello scorso anno potremmo compensare il 30% in più del costo del gasolio e il raddoppio delle spese per concimi e fertilizzanti, soprattutto azotati. Per non parlare dell’energia che ha registrato un balzo del 250% tra dicembre 2020 e lo stesso mese del 2021, con impatti esorbitanti sulla gestione delle stalle, già appesantita dagli incrementi del 30/35% dei mangimi”, spiega Giampiero Sabbatani, direttore generale di CAB Massari.
E non ci si limita al solo a questo: “Nel caso del pomodoro il maggior costo rispetto all’anno precedente arriva fino a 1000 euro. I problemi legati al reperimento dei materiali o all’acquisto di macchinari e pezzi di ricambio è ormai diventato altrettanto grave, per le forti incertezze relative ai tempi di consegna, che possono arrivare a mesi”, aggiunge il direttore generale di CAB Campiano Claudio Mazzotti.
“Il Governo metta in campo immediatamente ammortizzatori economici per chi produce cibo e imponga trasparenza e concorrenza nei mercati soggetti a speculazioni e oligopoli”, suggerisce infine Stefano Patrizi, presidente di Promosagri.