Burning Land è una mostra che ha come intento quello di indagare la materia, in termini sia realistici sia metaforici, in tutto il suo potenziale espressivo e d’ispirazione. Partendo dal concetto di sostanza, mediante un’indagine attenta e completa sull’essenza della natura organica, entrambi gli artisti concentrano la loro attenzione, seppur in maniera diversificata, su tutto ciò che è destinato a mutare nel corso del tempo. La natura va dunque osservata in riferimento a se stessa e per come funziona, in una serie di eventi spontanei, indefiniti e ciclici. Il suo suolo ardente, arso e riarso si decompone e rinasce, scalciando la linfa per ricrearla, dominato dalle leggi della natura che muovono gli elementi a livello terrestre, interplanetario, intergalattico e universale.
Tale approccio costitutivo si fa così portavoce di una accezione aggiornata di ciò che è conosciuto come materialismo, ovvero quella concezione filosofica per la quale l’unica realtà che può veramente essere detta esistere è la materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione in un processo che si alterna tra vita e morte e viceversa. È dunque in un terreno composito e fertile, che funge al contempo da concime e suolo, che le opere dei due artisti in mostra dialogano e si riproducono.
Il giovanissimo artista svizzero Marius Steiger (Berna, Svizzera, 1999) lavora principalmente con la pittura e gli oggetti creando opere ossimoriche che combinano narrazioni reali e finzione in un linguaggio visivo austero ma romantico. Egli esplora le questioni contrapposte di autenticità e artificialità e del rapporto che intercorre tra gli esseri umani e la tecnologia moderna, così da considerare anche i progressi scientifici e gli esperimenti di laboratorio nel campo della nutrizione o della genetica. Luce brillante e colori eccezionalmente sfavillanti ritraggono, in maniera dettagliata, composizioni per lo più floreali che, a loro volta, fluttuano ordinatamente su sfondi fatti di campi di colore dai bordi netti così da creare paesaggi ameni e solenni, in una simulazione della realtà in bilico tra malessere e rigoglio.
Per il giovane artista italiano Alessio Barchitta (Barcellona Pozzo di Gotto, Italia, 1991) la scelta dei materiali costituisce indissolubilmente una parte fondamentale della sua ricerca che si presenta sempre eterogenea e complessa. Dal suo punto di vista, laddove la materia manca di peculiarità, subentra prontamente l’estetica a connotare il soggetto. Partendo da uno stadio ideale e dogmatico di neutralità, Barchitta indaga i binomi, tra gli altri, di ob-iectum e subiectum, significato e significante, pubblico e privato, confortevole e desolante, indocile e asservito, ironico e tragico, persistente e transitorio. Barchitta presenta una serie di sculture di ceramica, ciclo di lavori del 2022 intitolato “Chiodo fisso”, adornate da colate di smalti colorati, che riprendono visibilmente le fattezze del Pinocchio collodiano, emblema di abulia e sottomissione nei riguardi di un mondo prepotente e insincero e simbolo del rifiuto della coscienza morale, poiché come scrisse Benedetto Croce in “La letteratura della nuova Italia”: «il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità».
Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna
Opening 14 maggio 2022, ore 10-24
Sarà possibile visitare la mostra dal 12 maggio all’11 giugno 2022
Orari
Martedì-sabato: ore 10-13 e 15-19 o su appuntamento
BURNING LAND
Alessio Barchitta – Marius Steiger
A cura di Domenico de Chirico
Opening 14 maggio 2022, ore 10-24
Sarà possibile visitare la mostra dal 12 maggio all’11 giugno 2022
Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna
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