RIMINI – “Buon compleanno, Federico. E buon compleanno Cinema Fulgor per i tuoi 104 anni”. Così il giornalista Andrea Purgatori ha salutato la giornata di riapertura del Cinema Fulgor di Rimini, la sala dove il giovane Federico Fellini si nutrì di sogni e di miti di celluloide, oggetto di un intervento di restauro e di suggestiva rigenerazione che lo ha restituito a Rimini proprio nel giorno dell’anniversario della nascita del regista.
Data di nascita: 5 novembre 1914
Prima proiezione: Histoire d’un Pierrot di Baldassarre Negroni con Francesca Bertini
Prima sede: Albergo dell’Aquila d’Oro, in Corso d’Augusto
Sede definitiva: Palazzo Valloni, in corso d’Augusto (tra il 1920 e il 1923)
Prima ristrutturazione: architetto Addo Cupi, 1920
Seconda ristrutturazione: architetto Annio Maria Matteini, 2017
Numero sale: 2
Superficie e capienza sala storica: 195 mq e 190 posti (158 in platea; 32 in galleria)
Superficie e capienza sala nuova: 70 mq e 52 posti
Era solo una sala di provincia, una delle tante che affollavano i centri delle città quando il cinema fabbricava sogni e raccontava mondi. A Rimini, oltre al Fulgor, c’erano il Savoia, il Sultano, l’Opera nazionale Balilla, per ricordarne solo alcune altre. Poi sono arrivati i film di Fellini, prima Roma e poco dopo Amarcord, e quella piccola sala, con le panche di legno sotto lo schermo, è entrata nel mito, diventando la più conosciuta e citata al mondo; il simbolo stesso del cinema come arte dell’evasione e del sogno. Ora al Fulgor si stanno per riaccendere le luci del proiettore. Ci voleva però un altro visionario, un altro creatore di immagini affinché il mito di quella sala sopravvivesse alla ristrutturazione dei suoi ambienti e all’ammodernamento dei suoi arredi. Ci voleva un premio Oscar, anzi il vincitore di tre premi Oscar; occorreva Dante Ferretti, lo scenografo che ha fatto con Fellini sei film e ora lavora con Martin Scorsese e Tim Burton, tra i più grandi registi degli ultimi anni. Nell’allestimento scenografico che ha progettato per il Fulgor, Ferretti ha riversato tutto il suo amore per il cinema e la sua storia; è un allestimento inusuale, che affascina e disorienta, abituati come siamo a sale concepite come neutre scatole nere; una vera e propria messa in scena cinematografica, che esalta la memoria e la magia di questo luogo. Sembra di essere sul set di un film, forse proprio sul set di quel Maciste all’inferno, che fu il primo film che Fellini vide al Fulgor sulle ginocchia del padre. È un allestimento che omaggia il cinema americano degli anni trenta e quaranta, quando i film erano bigger than life, e che gioca e si misura con la leggenda di questa sala e del genio che l’ha resa immortale.
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