Il Ministro Franceschini annuncia un incremento di 3 milioni di euro del finanziamento del Museo Internazionale Fellini
RIMINI – “Buon compleanno, Federico. E buon compleanno Cinema Fulgor per i tuoi 104 anni”. Così il giornalista Andrea Purgatori ha salutato la giornata di riapertura del Cinema Fulgor di Rimini, la sala dove il giovane Federico Fellini si nutrì di sogni e di miti di celluloide, oggetto di un intervento di restauro e di suggestiva rigenerazione che lo ha restituito a Rimini proprio nel giorno dell’anniversario della nascita del regista.
La giornata di apertura ha avuto una coinvolgente preview venerdì sera quando, dopo uno spettacolo itinerante con attori in abiti di personaggi felliniani che ha toccato vie e piazze del centro storico della città, allo scoccare della mezzanotte le ‘creature’ del Maestro, a una a una, sono rientrate nella loro casa, il Fulgor.
Ieri mattina, dopo una introduzione lasciata alle immagini e ai suoni di uno zibaldone che ha attraversato la storia del cinema, hanno preso la parola gli ospiti, preceduti dall’intervento del sindaco Andrea Gnassi. “Il cinema è fatto di sogni. A volte accade il contrario: accade cioè che il cinema sia di ispirazione ai nostri sogni – ha esordito il sindaco – Anche le città, come il cinema sono fatte di sogni, che si devono trasformare in segni. La scelta che ha fatto Rimini, con il Fulgor, con il Museo Fellini, con la rigenerazione dei contenitori culturali, va in questa direzione. Diceva Victor Hugo che ‘il futuro è una porta, il passato è la chiave per aprirla’. L’idea di città che Rimini sta portando avanti è quella della porta e della chiave. L’Italia può stare dentro questo processo di cambiamento investendo sulla bellezza, sulla cultura, sulla sua storia. Rimini sta cambiando senza rinunciare al suo passato. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questa meraviglia, da chi ci ha lavorato, ai sindaci che mi hanno preceduto“.
Sul palco si sono poi succeduti tra aneddoti e ricordi la nipote del Maestro, Francesca Fabbri Fellini, lo scenografo tre volte premio Oscar Dante Ferretti, che ha ideato l’allestimento delle sale del Fulgor, l’attore Sergio Rubini, che ha raccontato il suo primo incontro con Fellini, la sua esperienza sul set di Intervista quando aveva circa 25 anni, le telefonate all’alba del regista. “Da quando l’ho incontrato mi trovo sempre a parlare di lui, è entrato nella mia vita. E’ un onore, oltre che una piccola responsabilità. Ed è per questo che oggi essere qui è una grande emozione”. Dopo le parole del presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini (“oggi riconsegniamo a Rimini, all’Emilia Romagna e al mondo un patrimonio non solo culturale, ma civico. Fellini è il segno di un’Italia che si è riscattata”), ha chiuso la giornata il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini. “Il Fulgor è fantastico, è quasi un peccato che si spengano le luci per vedere i film – ha esordito – Quello che si sta facendo a Rimini è in linea con quanto sta facendo il paese, cioè abbinare la cultura al turismo, per valorizzare le eccellenze di questo paese. Per questo con convinzione abbiamo deciso di finanziare il progetto del Museo internazionale dedicato a Federico Fellini. Investire su Fellini e sulla cultura rappresenta una grande scelta strategica per la città”. Il Ministero infatti ha annunciato l’assegnazione di altri 3 milioni di euro, come ulteriore contributo per la realizzazione del Museo Fellini, già finanziato con 9 milioni di euro per un totale di 12 milioni di euro.
Data di nascita: 5 novembre 1914
Prima proiezione: Histoire d’un Pierrot di Baldassarre Negroni con Francesca Bertini
Prima sede: Albergo dell’Aquila d’Oro, in Corso d’Augusto
Sede definitiva: Palazzo Valloni, in corso d’Augusto (tra il 1920 e il 1923)
Prima ristrutturazione: architetto Addo Cupi, 1920
Seconda ristrutturazione: architetto Annio Maria Matteini, 2017
Numero sale: 2
Superficie e capienza sala storica: 195 mq e 190 posti (158 in platea; 32 in galleria)
Superficie e capienza sala nuova: 70 mq e 52 posti
Era solo una sala di provincia, una delle tante che affollavano i centri delle città quando il cinema fabbricava sogni e raccontava mondi. A Rimini, oltre al Fulgor, c’erano il Savoia, il Sultano, l’Opera nazionale Balilla, per ricordarne solo alcune altre. Poi sono arrivati i film di Fellini, prima Roma e poco dopo Amarcord, e quella piccola sala, con le panche di legno sotto lo schermo, è entrata nel mito, diventando la più conosciuta e citata al mondo; il simbolo stesso del cinema come arte dell’evasione e del sogno. Ora al Fulgor si stanno per riaccendere le luci del proiettore. Ci voleva però un altro visionario, un altro creatore di immagini affinché il mito di quella sala sopravvivesse alla ristrutturazione dei suoi ambienti e all’ammodernamento dei suoi arredi. Ci voleva un premio Oscar, anzi il vincitore di tre premi Oscar; occorreva Dante Ferretti, lo scenografo che ha fatto con Fellini sei film e ora lavora con Martin Scorsese e Tim Burton, tra i più grandi registi degli ultimi anni. Nell’allestimento scenografico che ha progettato per il Fulgor, Ferretti ha riversato tutto il suo amore per il cinema e la sua storia; è un allestimento inusuale, che affascina e disorienta, abituati come siamo a sale concepite come neutre scatole nere; una vera e propria messa in scena cinematografica, che esalta la memoria e la magia di questo luogo. Sembra di essere sul set di un film, forse proprio sul set di quel Maciste all’inferno, che fu il primo film che Fellini vide al Fulgor sulle ginocchia del padre. È un allestimento che omaggia il cinema americano degli anni trenta e quaranta, quando i film erano bigger than life, e che gioca e si misura con la leggenda di questa sala e del genio che l’ha resa immortale.