RIMINI – Mercoledì 20 gennaio, in occasione dell’anniversario della nascita di Federico Fellini, alle ore 21.00 presso la sala della Cineteca del Comune di Rimini verrà proiettata la versione restaurata del film “Giulietta degli spiriti” (1965). Ad introdurre la pellicola sarà Emanuela Martini, forlivese, critica cinematografica, saggista, storica direttrice del magazine Film Tv, direttrice dal 2014 del Torino Film Festival
Il restauro di Giulietta degli spiriti (1965), nato dalla collaborazione tra la Cineteca Nazionale e il Torino Film Festival, è una grande opportunità per apprezzare come mai prima d’ora lo straordinario lavoro del direttore della fotografia Gianni Di Venanzo.
Al culmine della propria stagione creativa – e coadiuvato per l’ultima volta da Ennio Flaiano (sceneggiatore insieme al regista, Tullio Pinelli e Brunello Rondi) – Fellini intreccia realtà, memoria e incubo per raccontare il mondo interiore di una moglie borghese frustrata, interpretata da una magnifica Giulietta Masina.
L’idea di fare Giulietta degli spiriti matura nella mente di Fellini nell’inverno del 1963. Il regista vuole fare un altro film per la Masina grande assente de “La Dolce Vita” e di “8 ½ “ a distanza di 7 anni da “Le Notti di Cabiria”. Il progetto è chiaramente influenzato dal rapporto con l’amico psicanalista Ernst Bernhard (che morirà proprio nel ’65), dalla cultura psicanalitica e dallo studio di Jung ma anche dal crescente interesse per l’aspetto magico della realtà. Tutto il film si muove su un duplice binario, la dimensione quotidiana della storia e la sua rappresentazione fantastica e magica.
Un film in cui padronanza stilistica e ricerca di una narrazione costruita su simboli, allegorie e metafore trova un equilibrio quasi perfetto. Un’opera complessa, una rappresentazione che procede al limite tra delirio e realtà, avvolta in un’atmosfera all’interno della quale si percepiscono chiaramente i lieviti della cultura psicanalitica. Giulietta è la storia di una crisi personale, intrisa di decadentismo, suggestioni magiche, immagini grottesche e angosciose costruite con abile sapienza attraverso un gusto evidente per la dilatazione fantastica e la volontaria commistione tra memoria e fantasia. Accolto tiepidamente dalla critica il film è un esortazione alla libertà, un inno al caos un’esplosione colorata di energia irrazionale a tratti gioiosa a tratti angosciosa, che racchiude nei meandri poco accessibili della sua natura tutta la forza inarrestabile della creatività felliniana.
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