Parma

Bonechar: all’Università di Parma ricercatori dalla Cina e da tutto il mondo per parlare di nuovi fertilizzanti

Un incontro in Ateneo e una giornata di studio nell’ambito del progetto di ricerca bilaterale Italia-Cina “Funchars”, dedicato alle tecnologie più innovative per aumentare la resilienza delle pratiche agricole

PARMA – Una iniziativa congiunta tra Università di Parma, Consorzio Italbiotec e Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali (CINSA) ha portato tre docenti della Guangdong University of Technology (Hangzhou, Cina) in visita all’Università di Parma il mese scorso.
I docenti Chuanxin Ma, Bin Han, e Chunyang Li, hanno incontrato il Prorettore Vicario dell’Ateneo Fabrizio Storti, il Direttore del Consorzio CINSA e Professore Emerito dell’Università di Parma Nelson Marmiroli e i colleghi del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale.
L’incontro si è svolto nell’ambito del progetto “Funchars”, un programma di ricerca bilaterale Italia-Cina con finanziamenti dal MAECI (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) giunto ormai al terzo anno di lavori.
Alla visita è seguito un workshop, che si è svolto al Campus di Scienze e Tecnologie con oltre 50 esperti, in presenza e online, provenienti da USA, Turchia, Finlandia, Irlanda e Italia.
Al centro dell’incontro sono state le tecnologie più innovative per aumentare la resilienza delle pratiche agricole, con uno sguardo rivolto in particolare alla possibilità di coltivare riso e pomodoro su terreni poveri e degradati o su suoli agricoli contaminati impedendo il trasporto di metalli dal suolo alle spighe (in merito è recente una pubblicazione scientifica di docenti italiani e cinesi).
La discussione si è in particolare concentrata sul “biochar”, un tipo di prodotto ad alto contenuto di carbone che si ottiene per trattamento termico, combustione parziale, a partire da biomasse di origine vegetale o animale. L’esperienza dei docenti di Guangdong nella produzione di char da residui della lavorazione delle carni è di grande interesse in un territorio come il nostro in cui gli allevamenti animali e la produzione di salumi portano a notevoli quantità di residui da smaltire.
Le conoscenze attuali oggetto dell’incontro dimostrano come “char” da vegetali e animali servano a valorizzare materiale che altrimenti andrebbe smaltito a caro prezzo, procurando invece ai suoli agricoli benefici in termini di fertilizzazione, risparmio idrico, apporto di materia organica e sequestro di carbonio – una serie di “servizi ecosistemici” di grande impatto.
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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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