Firmata la convenzione tra Comune, Università, Casa circondariale Dozza, Cefal, Centro Poggeschi, associazione Streccapugn e cooperativa sociale Pictor
La convenzione quadro per il progetto Semi di libertà è stata siglata martedì 12 aprile tra Comune, Casa Circondiariale Dozza, Università di Bologna, associazione Il Poggeschi per il carcere, Cefal, cooperativa sociale Pictor e associazione Streccapogn. Si tratta di un percorso innovativo, al via in questi giorni fino al dicembre 2018, che grazie alle collaborazioni in rete tra pubblico e privato consente ai detenuti coinvolti l’acquisizione di abilità professionali utilmente spendibili sia all’interno del carcere nella fase detentiva, sia nella comunità locale dopo la scarcerazione.
Il Comune, che svolge politiche di integrazione sociale e di reintegro nella società dei detenuti, promuove il progetto per consentire ai detenuti, attraverso la formazione ed il lavoro, elementi fondanti di ogni percorso riabilitativo, l’acquisizione di conoscenze e competenze utilmente spendibili all’interno della comunità locale nella fase post-detentiva. In particolare l’Ufficio del Garante si impegna nella gestione delle relazioni di rete con enti e istituzioni del territorio al fine di coinvolgere ulteriori soggetti anche del terzo settore in una prospettiva di offerta di risorse e opportunità esterne di sostegno al progetto.
L’assessore alla Legalità, Nadia Monti sottolinea che: “Il risultato raggiunto rappresenta un significativo cambiamento nel sistema sanzionatorio. L’attività di lavoro volontario e gratuito resa all’interno di enti pubblici o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, come abbiamo già potuto sperimentare grazie ai Lavori di pubblica utilità e alla cosiddetta ‘Messa alla prova’, permette di promuovere un risarcimento sia concreto che di carattere simbolico verso la società ed inoltre di favorire i necessari percorsi di risocializzazione. L’impiego in lavori di pubblica utilità costituisce un valore aggiunto per la collettività e il territorio per ristabilire una relazione di maggiore credibilità e fiducia fra soggetti in fase di riabilitazione e società esterna, evitando l’emarginazione, che è il terreno più fertile su cui si innesta il rischio della recidiva, e favorendo il reingresso positivo nella comunità in un’ottica di umanizzazione della pena, di recupero al sociale del soggetto e di prevenzione del rischio di recidiva. Con questo progetto abbiamo attivato veri e propri percorsi lavorativi volti ad insegnare un’attività pratica che in futuro potrà tornare utile agli stessi detenuti”.
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