Tale ordine del giorno, elaborato dall’esperienza vissuta a Casalgrande, chiede che il Parlamento si attivi per una revisione dell’intera procedura di assegnazione dei beni volta a evitare che tali beni vengano affidati quando sono ormai degradati e il riutilizzo ne risulti dunque troppo oneroso.
Negli anni, Reggio Emilia e la sua provincia sono diventate famose non solo per la Sala del Tricolore, ma sfortunatamente anche per le infiltrazioni della criminalità organizzata a vari livelli.
Reggio Emilia si conferma infatti vertice del quadrilatero della Ndrangheta oltre a Mantova, Cremona e Piacenza e le problematiche emerse dai processi “Aemilia” e “Grimilde”, quest’ultimo attualmente in corso, non si sono risolte con lo svolgimento di processi, ma sono solamente diventate palesi.
A riprova di ciò, nella Provincia di Reggio Emilia sono presenti oltre 200 beni confiscati alla criminalità organizzata.
Nel comune di Casalgrande sono dislocati “solo” quattro beni immobili confiscati, ma sono passati purtroppo anni dalla data della confisca e ancora non se ne è reso possibile il recupero da parte del Comune [tanto più che essi sono ancora nella disponibilità di occupanti ormai da anni senza titolo].
È utile sottolineare come le attuali misure riguardanti il sequestro e la confisca dei beni delle organizzazioni mafiose rivestano una notevolissima importanza, in quanto volte a colpire il patrimonio illecitamente accumulato dalle dette organizzazioni criminali. Non si vuole infatti soltanto colpire il soggetto socialmente pericoloso, ma anche e soprattutto sottrarre i beni di origine illecita al circuito economico dell’organizzazione criminale.
Nel 1982 fu approvata la legge Rognoni-La Torre, oggetto nel corso degli anni di numerose modifiche al fine di superare le difficoltà applicative e rendere più snelle ed efficaci le procedure. Essa ora deve essere necessariamente adeguata al momento storico e armonizzata con le leggi attuali.
In questo senso, è sicuramente indispensabile che i Tribunali segnalino automaticamente ai singoli comuni la presenza di beni confiscati sul loro territorio e che di questo sia data la più ampia informazione ai cittadini.
Così come appare importante che, ad ogni referente della pubblica amministrazione locale (Presidente di Provincia – Sindaco) l’ANBSC comunichi direttamente e al più presto i dati degli immobili confiscati a qualsiasi titolo, al fine di evitare l’eventuale inerzia dei comuni nel richiedere l’assegnazione di tali beni.
In tal modo sarà possibile evitare che i beni deperiscano, perdendo il loro valore intrinseco, facendo in modo che diventino il simbolo di una risposta concreta della Pubbliche Amministrazione agli affari illegali.
L’ordine del giorno in questione, concludendo l’argomento, auspica la messa in opera di un tavolo provinciale permanente sull’argomento, aperto a tutte le autorità interessate, dove i sindaci possano trovare suggerimenti e sostegno per l’esperimento delle pratiche relative all’acquisizione al patrimonio comunale dei beni confiscati.
Marco Cassinadri
Presidente del Consiglio
Comunale di Casalgrande
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