Giovedì alle 20.45 in prima visione a Piacenza il docu-film diretto dalla regista iraniana Nahid Persson. Ingresso libero
PIACENZA – Giovedì 9 marzo alle ore 20.45, presso il salone Mandela della Camera del Lavoro di via XXIV Maggio 18, in occasione della Giornata internazionale della donna, si terrà la proiezione del docu-film “Be my voice” (2021) diretto dalla regista iraniana Nahid Persson, in prima visione a Piacenza. L’iniziativa (a ingresso libero) è promossa da Arci e Cgil, in collaborazione con Ucca e Cinemaniaci. Essere la voce di qualcuno che alla propria voce ha dovuto rinunciare. Essere il punto di connessione tra chi non può parlare e chi, invece, è libero di ascoltare. Questa è l’urgenza narrativa di “Be my voice”, il nuovo potente documentario della regista Nahid Persson che racconta una donna, un popolo, una scelta. È la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista, diventata appunto la voce delle donne iraniane. Una guerriera in esilio, lontana dalla sua terra ma non dall’anima della sua terra, che lotta da anni contro ogni limitazione dei diritti civili. Masih rischia la vita, anche nell’apparente safe zone degli Stati Uniti, e nemmeno una quotidianità così dolorosa e precaria basta a zittirla (6 milioni di persone la seguono su Instagram). Nata a Shiraz, Nahid Persson ha ricevuto asilo politico in Svezia come conseguenza del suo attivismo politico durante e dopo la rivoluzione del 1979 in Iran. I film sociopolitici di Nahid criticano aspramente la condizione delle donne nella Repubblica islamica iraniana. Film come Prostitution behind the veil (2004) e My stolen revolution (2013) descrivono dettagliatamente il modo in cui il governo ha calpestato i diritti dei propri cittadini. Durante un viaggio in Iran, Nahid è stata arrestata e interrogata dalla polizia segreta. Persson crede che la Repubblica islamica crollerà solo se il popolo iraniano resterà unito e gli altri paesi boicotteranno il regime: “Dobbiamo capire che il regime è come l’Isis: sono dei criminali. Hanno fatto alla propria gente tutto quello che ha fatto l’Isis. L’unica differenza è che il regime è al potere da 42 anni e ha fatto tutto questo secondo la legge islamica”. Fare film come Be my voice è anche un modo per dare speranza a chi in Iran soffre ed è in carcere: sapere di non essere stati dimenticati dà loro forza. “Faccio questo film per la mia famiglia, il mio popolo e per me”, ha dichiarato la regista. Be my voice ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International Italia.