Parma

Batteri resistenti agli antibiotici: pubblicato su PLOS ONE uno studio dell’Università di Parma

PARMA – E’ stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PLoS ONE (http://journals.plos.org/plosone/article/file?type=printable&id=10.1371/journal.pone.0174908) uno studio, condotto all’Università di Parma, sull’utilizzo della spettrometria di massa per la rivelazione di enterobatteri produttori di carbapenemasi, enzimi capaci di distruggere e quindi di rendere inefficace una particolare e importante classe di antibiotici.

Lo studio è stato realizzato dalla prof.ssa Adriana Calderaro in collaborazione con i proff. M. Cristina Arcangeletti, M. Cristina Medici, Carlo Chezzi, Flora De Conto e con i dott. Mirko Buttrini, Maddalena Piergianni, Sara Montecchini, Monica Martinelli, Silvia Covan e Giovanna Piccolo del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma.

Gli enterobatteri sono batteri che normalmente fanno parte della popolazione microbica residente nell’intestino ma, in condizioni particolari, possono essere causa di infezioni anche gravi. Alcuni sono resistenti a quasi tutti gli antibiotici a disposizione, rendendo molto difficile trovare una terapia efficace. Le situazioni più gravi si hanno quando questi batteri diventano resistenti anche ad un particolare tipo di antibiotici, i carbapenemi, che rappresentano i farmaci di riferimento per la terapia delle infezioni gravi e invasive da enterobatteri multiresistenti. In questo caso si parla di enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE); la diffusione di questi batteri resistenti è favorita da scarse condizioni igieniche e la loro insorgenza da un uso non appropriato degli antibiotici.

Gli enterobatteri produttori di carbapenemasi si trasmettono principalmente in due modi:

– direttamente da un soggetto infetto e portatore ad un’altra persona, attraverso le mani non pulite;

– attraverso l’ambiente circostante in condizioni igieniche scarse.

Le regole basilari per evitare il contagio sono quindi l’implementazione corretta dell’igiene delle mani e delle precauzioni per evitare la trasmissione veicolata dal personale assistenziale, e un’accurata igiene dell’ambiente di cura e delle attrezzature utilizzate in tale ambiente. Visto il preoccupante incremento delle infezioni da enterobatteri produttori di carbapenemasi in Italia, è stato avviato un sistema di sorveglianza e controllo per fare fronte alla criticità emergente. Risulta quindi evidente come una rapida identificazione di questi batteri possa essere di vitale importanza per la sanità pubblica, a fini sia diagnostici per la cura dei pazienti infetti sia epidemiologici per conoscere rapidamente ed impedire la diffusione di questi batteri.

Nello studio realizzato nell’Ateneo di Parma, al fine di identificare rapidamente enterobatteri produttori di carbapenemasi è stata utilizzata la spettrometria di massa MALDI-TOF adottando un protocollo alternativo rispetto a quello comunemente impiegato nella pratica diagnostica di laboratorio.

L’importanza dello studio risiede nella semplicità e nella facilità richieste per la preparazione dei campioni e nel tempo (2 ore) richiesto per l’acquisizione dei dati che rendono la tecnica impiegata un metodo accurato e rapido e quindi vantaggioso rispetto ai metodi convenzionali. Questi ultimi prevedono la coltura dei batteri in terreni solidi in presenza di specifici antibiotici, richiedendo personale esperto sia per l’esecuzione sia per l’interpretazione del risultato; inoltre, essendo tali saggi dipendenti dal tempo di crescita dei batteri il risultato e la sua interpretazione sono disponibili solo dopo 1-2 giorni dall’esecuzione dell’indagine.

Infine, il metodo messo a punto nello studio risulta particolarmente conveniente anche da un punto di vista economico rispetto ai metodi convenzionali.

Tutte queste considerazioni pongono questa metodologia in posizione centrale in ambito microbiologico per il rilevamento di batteri produttori di carbapenemasi.

 

 

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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