L’assessora Vandelli ha risposto all’interrogazione di Aime (Europa verde–Verdi) sui limiti per gli allevamenti: “Il Comune può intervenire solo su parametri urbanistici”
MODENA – Le aziende agricole sono una grande opportunità di valorizzazione del territorio agricolo e con un loro impegno verso la transizione ecologica possono essere luoghi non solo di produzioni a ridotto impatto, ma anche di formazione e di opportunità turistico-ricettive. L’ammodernamento degli impianti, spesso collegato un ampliamento, deve avvenire secondo una crescita sostenibile e, attraverso l’informazione e una maggiore educazione delle persone, si deve giungere a un consumo consapevole degli alimenti: da questo punto di vista il nuovo Piano urbanistico generale rappresenta una misura strategica”.
Lo ha affermato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli nella seduta del Consiglio comunale “question time” di lunedì 24 gennaio rispondendo all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Paola Aime (Europa verde – Verdi) sui limiti per gli allevamenti nel territorio modenese a garanzia della salute pubblica. La consigliera ha chiesto, in particolare, se esistono nuovi progetti di insediamento, allargamento o modifica di aziende di allevamento o trasformazione, trasporto e commercializzazione di prodotti animali che interessano il territorio modenese e quali controlli può garantire l’Amministrazione per verificare lo sviluppo corretto del settore agricolo. Aime ha domandato anche se l’Amministrazione condivide che, come auspicato da Ispra, i Comuni “possano stabilire il numero massimo di allevamenti e capi allevati che è ambientalmente possibile ospitare sul loro territorio”, e se ritenga opportuno “avviare un programma di informazione ed educazione alimentare per ridurre il consumo di carne e derivati e per il rispetto della vita e del benessere animale”.
L’assessora Vandelli ha precisato che “rispetto agli insediamenti di attività agricole, un ruolo importante è ricoperto dalla Comunità europea, dallo Stato e dalla Regione. Il Comune – ha spiegato – non ha potere di intervento rispetto al numero massimo di capi allevati o degli insediamenti; quello che può fare è intervenire sulla base di parametri urbanistici sul tema delle compensazioni, delle mitigazioni, delle compatibilità, definendo ad esempio le distanze degli allevamenti da recettori sensibili o da contesti urbani (a esempio nel Pug si definisce che nel periurbano non sono consentite attività agricole intensive), oltre a effettuare valutazioni degli impatti rispetto a una serie di aspetti: ad esempio le vasche dei reflui che devono essere in cemento non porose, chiuse e non creare inquinamento delle falde e olfattivo; la tipologia dei mezzi per definire l’accessibilità e i carichi”. Vandelli ha quindi evidenziato che “è importante il lavoro di transizione ecologica anche per le aziende agricole, che però non rappresentano ogni male: come tanti altri ambiti concorrono all’inquinamento e su questo aspetto possono fare di più”.
Vandelli ha quindi evidenziato che è importante l’impegno della Regione per sostenere le molte aziende agricole che stanno facendo significativi investimenti per dare attuazione alla transizione ecologica. “Le aziende agricole che innovano, come Hombre, sono un esempio e quindi non rappresentano ogni male: come tanti altri ambiti concorrono all’inquinamento e, con il Pug, chiediamo a tutti i settori, dal residenziale al produttivo all’agricolo, di fare di più”.
L’assessora ha spiegato che “oltre a Hombre è attualmente in fase di ultimazione l’intervento di ampliamento della stalla di bovini da latte da parte di una azienda agricola e sono state presentate altre due istanze di sviluppo aziendale, queste però non relative all’aumento di capi, su cui l’Amministrazione non ha ancora assunto alcuna determinazione”. Per l’esame e l’istruttoria delle istanze avanzate dalle imprese agricole, ha spiegato, “il Comune si avvale di un consulente agronomo che affianca i tecnici del servizio Trasformazioni edilizie e attività produttive nell’esame della documentazione tecnica specifica. L’istruttoria è svolta mediante l’uso della conferenza dei servizi, a cui partecipano gli enti territorialmente competenti per il controllo e la tutela degli aspetti ambientali e legati alla salute, tra cui in particolare Arpae e Ausl, di cui si raccolgono i pareri, oltre a quelli degli altri enti che devono esprimere propri atti di assenso o nulla osta per l’approvazione del piano”. Vandelli ha quindi aggiunto che “l’approvazione di un piano di sviluppo aziendale, quando non comporta variante agli strumenti urbanistici, è di competenza della Giunta ed è parificato a un Piano urbanistico attuativo. La nuova legge urbanistica – ha aggiunto – ha introdotto ulteriori indicazioni per la gestione di questi procedimenti che noi abbiamo già iniziato a illustrare con l’assunzione del Pug”.
Nel suo intervento, Enrica Manenti (Movimento 5 stelle), dopo aver evidenziato il legame tra “gli allevamenti e i problemi dei nitrati nelle acque e delle PM10 nell’aria”, ha affermato che “le amministrazioni, anche tenendo conto di tutti i limiti alla loro azione, hanno il compito prioritario e costante di fare tutto il possibile per diminuire l’inquinamento ambientale non solo per non accrescerlo. Anche a fronte del fatto che il consumo di latte e carne diminuisce mentre aumenta la sensibilità verso il benessere animale”.
“Soddisfatta” delle risposte, ma non “del fatto che un Comune, in base alle leggi, possa fare poco”, la consigliera Aime ha detto che il tema centrale “è quello del cumulo degli allevamenti, intensivi e non: serve definire un limite oltre il quale l’inquinamento da zootecnia causa troppi rischi all’uomo e all’ambiente. Occorre anche “consumare meno latte e carne e accompagnare le persone in un percorso di consapevolezza”.
Concludendo il dibattito, l’assessora Vandelli ha precisato che “molte aziende stanno investendo per riqualificare gli impianti e, per incentivare questo processo, sarebbe opportuno un intervento normativo”, anche della Regione, “che premi le imprese, anche agricole, che sviluppano la transizione ecologica in maniera significativa, rispettando standard elevati”. Le eventuali criticità riguardano infatti “i cumuli già esistenti, non le nuove strutture realizzate dalle aziende che già tengono conto di disposizioni più stringenti”.