Atlas of Transitions Biennale – We The People dal 2 dicembre a Bologna

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BOLOGNA – Mercoledì 2 dicembre prende avvio la quarta e ultima edizione di Atlas of Transitions Biennale, dal titolo We The People, con un calendario di appuntamenti che si conclude lunedì 7 dicembre. Realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, con la cura di Piersandra Di Matteo, il festival ripensato per il periodo invernale, e ferme restando le condizioni di emergenza, muta da spazio fisico a spazio acustico, sottolineando ancor più la dimensione dell’ascolto.

We The People sigla al contempo la conclusione del progetto europeo Atlas of Transitions. New Geographies for a Cross-Cultural Europe in cui undici partner in sette paesi – Italia, Albania, Belgio, Polonia, Francia, Grecia e Svezia – hanno collaborato negli ultimi tre anni per progettare e realizzare, attraverso diverse pratiche artistiche, esperienze innovative di interazione e reciprocità tra cittadini europei, residenti stranieri e nuovi arrivati (migranti, richiedenti asilo, minori non accompagnati, rifugiati).

«Le giornate di We The People – afferma la curatrice artistica Piersandra Di Matteo – si presentano frenate dall’incertezza che tiene in scacco il possibile, ma non abbassano la guardia, né si adeguano ai contraccolpi dettati dall’attuale cambio di paradigma. Occorre stare all’erta e issare argini contro la precarizzazione delle forme di vita. L’edizione finale della Biennale nasce dal desiderio di presidiare le distanze imposte. Urgente, ci pare, salvaguardare il lavoro artistico sul piano estetico e gli artisti come lavoratori, rispondere agli abitanti con cui si sono tessute alleanze nei processi partecipativi, fare fronte comune con le realtà culturali della città. We The People decide di esistere sfidando le complessità del momento, e lo fa dispiegando micropolitiche dell’ascolto. Lo spettatore è qui soprattutto qualcuno che si dispone ad ascoltare, che presta attenzione alle voci ignorate o messe a tacere. Nella materialità dell’ascolto ci si incontra come corpi, corpi che si uniscono, un assemblaggio che è ora e qui, e già sulla strada per qualcos’altro, verso un altro ascolto».

People non è una voce unitaria: presuppone una pluralità di corpi non riconosciuti in un unico soggetto. Nel We risuona una moltitudine di pronunce che si radunano in luoghi temporalmente diversi, in differenti tipi di spazi, ambienti e zone d’ombra.

Attraverso performance, proiezioni filmiche, incursioni radiofoniche, workshop per gli studenti delle medie superiori, We The People vuole essere un invito a contrastare la subalternità razziale, di genere, sociale, economica, per affermare l’urgenza di una politica dell’ascolto basata sul diritto di tutti a essere ascoltati.

Il festival apre con Concertata, un’installazione ideata per le bacheche urbane, a cura di CHEAP | Street Poster Art: è una punteggiatura dello spazio pubblico con le fotografie di Michele Lapini che ritraggono adunanze, assemblee cittadine, proteste, azioni collettive di movimento, riti commemorativi, manifestazioni con intenti locali e globali, composizioni plurali e interconnesse: un corteo che ricorda l’uccisione di Francesco Lorusso; una moltitudine di figure e di mani alzate al cielo a comporre il gesto femminista; corpi in marcia verso la stazione di Bologna il 2 agosto per non dimenticare la strage fascista; la resistenza di una parte della città contro il nulla che avanza; le manifestazioni di Black Lives Matter in Italia; la lotta per la casa; i volti di una nuova generazione che rivendica il proprio diritto a un futuro su un pianeta da abitare rispettosamente.

Lo sguardo fotografico di Lapini ricostruisce le porosità, il conflitto, l’eccedenza della moltitudine che si manifesta nei corpi in lotta, in strada, ne ascolta le voci, ne coglie i gesti, ne segue i ritmi scandendone gli slogan. Lo spazio pubblico e politico precluso dalla pandemia è rioccupato dai “corpi che contano”, corpi colti nella potenzialità di fare senso comune, lì dove risuona la performatività politica di un popolo in azione.

La prima giornata si conclude con Voci da Lingua madre alle ore 21.00 in prima visione streaming sui profili Facebook e YouTube di Atlas of Transitions Italia e di ERT Fondazione: una narrazione in pillole del lavoro che Lola Arias sta conducendo a Bologna. La regista argentina e i protagonisti dello spettacolo Lingua madre raccontano impressioni, scelte di vita e desideri, dinamiche del lavoro teatrale collettivo, nel giorno in cui era previsto il suo debutto al Teatro Arena del Sole. Lingua madre è stato creato dalla regista in collaborazione con nove abitanti della città con diversi vissuti e provenienze, è un’indagine di teatro documentario sugli immaginari della maternità contemporanea. Il gruppo si è formato dopo una fase di studio e ricerca durata più di un anno e mezzo attraverso la raccolta di testimonianze, statistiche, fonti orali acquisite in dialogo con studiose e attiviste, doule e medici, operatrici sociali e avvocatesse, che operano a Bologna. Per le repliche dello spettacolo dal 4 al 6 dicembre, si attendono le nuove disposizioni previste nel prossimo DPCM.

We The People è realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, in dialogo con una larga rete di collaboratori urbani. Centri culturali, cooperative impegnate nell’accoglienza, organizzazioni attive nella mediazione culturale, associazioni di comunità immigrate e attivisti, in connessione con le principali istituzioni culturali della città, tra le altre Fondazione Cineteca, Fondazione per l’Innovazione Urbana, Dipartimento di Sociologia e DAMSLab – Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna, insieme a Neu Radio, Atlantico Festival, CHEAP street poster art, Mediterranea Saving Humans.

L’immagine scelta per Atlas of Transitions Biennale 2020 | We The People è della fotografa sudafricana Alice Mann, tratta dalla serie Drummies che comprende ritratti di “drum majorettes”, atlete adolescenti provenienti dalle comunità più emarginate del paese che scelgono questo sport altamente competitivo come forma di riscatto sociale e self-empowerment.

2018 ©Alice Mann_Hillcrest Primary Majorettes from the series Drummies (2018)

Informazioni:
Gli appuntamenti sono gratuiti a eccezione di Saga di ZimmerFrei (in prima visione sulla piattaforma #iorestoinSALA, in collaborazione con la Cineteca di Bologna al prezzo di 5 €; per assistere alla proiezione collegarsi al link https://programmazione.cinetecadibologna.it/).

Atlas of Transitions Biennale

WE THE PEOPLE
Arti • Migrazioni • Cittadinanze

Bologna, da mercoledì 2 a lunedì 7 dicembre 2020

performance | incursioni radiofoniche | talk | film | workshop