La crisi economica in atto potrebbe portare un minor gettito di 27 milioni. Merola: “Le finanze dell’Ente non posso dipendere solo dal mercato dell’auto, serve subito una riforma”
BOLOGNA – Il Consiglio metropolitano ha approvato ieri il Rendiconto 2019 con 10 voti a favore (Pd), 2 astenuti (Rete Civica) e 3 contrari (Palumbo e Uniti per l’Alternativa).
Per la Città metropolitana di Bologna il 2019 é stato un anno di transizione tra gli anni di grande incertezza sul fronte finanziario in cui era necessario approvare i bilanci in fase avanzata dell’esercizio, e il 2020, anno in cui si sono presentate le condizioni per il riavvio del ciclo di programmazione e controllo entro i termini ordinari. È nel 2019 che é diminuito il concorso richiesto alle Città metropolitane in termini di spending review, che resta comunque certamente ancora troppo elevato (33.342.062,48 euro per il 2019, ossia il 38,51% delle entrate correnti, pari a 47,36 euro per abitante).
Il Bilancio di previsione 2019-2021 era stato approvato i primi di febbraio, consentendo una corretta programmazione dell’esercizio finanziario in particolar modo per la parte investimenti.
L’emergenza sanitaria che ha travolto il Paese dalla fine di febbraio ha invece modificato gli scenari e le prospettive future e quindi le priorità, rendendo necessario destinare l’avanzo disponibile alla salvaguardia degli equilibri di bilancio.
“Ora l’incertezza delle entrate tributarie non direttamente controllabili dall’Ente – ha evidenziato il consigliere delegato al Bilancio Giampiero Veronesi – espongono gli equilibri di bilancio ad andamenti irregolari che richiedono il mantenimento di margini di manovra a discapito di una programmazione ordinata sull’utilizzo delle risorse, causando così la formazione di avanzo di gestione corrente”.
Gli effetti della crisi economica connessa al blocco totale delle attività produttive e la limitazione agli spostamenti hanno già prodotto, e produrranno per il resto dell’anno, pesanti effetti negativi per le finanze degli enti di area vasta che acquisiscono l’80% delle proprie entrate dal settore automobilistico.
Il minor gettito di entrata per il 2020, conseguente alla crisi economica generata dall’emergenza sanitaria in corso, per il comparto Città metropolitane delle Regioni a Statuto Ordinario, è stato stimato in circa 0,6 miliardi di euro (dati forniti all’Anci).
Per la città metropolitana di Bologna si parla di 27 milioni, di cui 5,5 già registrati, su un bilancio totale di parte corrente di circa 117 milioni.
Il Governo al momento si è impegnato a finanziare 3,5 miliardi di cui 3 per i Comuni e 0,5 per Città metropolitane e Province. Un tavolo di monitoraggio andrà avanti per tutta la durata della crisi e servirà a Governo e Enti locali per avere chiaro il quadro dei bilanci.
Nel frattempo, all’interno dell’Ente è stata avviata una verifica straordinaria del Bilancio per definire idonee misure per garantire gli equilibri finanziari.
“È del tutto evidente – sottolinea il sindaco Virginio Merola – che la crisi economica in corso ha fatto emergere con ancora più chiarezza le contraddizioni della finanza delle Città metropolitane, basata principalmente sul mercato delle auto. È prioritario, tenuto conto del quadro sopra esposto, che la revisione dell’ordinamento delle Città metropolitane venga conclusa al più presto e che affronti necessariamente l’adeguamento del finanziamento delle funzioni fondamentali al quadro costituzionale e normativo vigente, definendo un sistema di finanziamento organico e certo, superando la sterilizzazione periodica dei tagli e l’approccio emergenziale, in coerenza con il principio Costituzionale dell’adeguatezza delle risorse”.
Il Rendiconto dell’anno 2019, presentato ieri in Aula da Veronesi, si è chiuso con un avanzo derivante dalla gestione di competenza di 20.572.919,27 euro che, sommato all’avanzo dell’esercizio 2018 accantonato o non utilizzato di 63.469.706,89, determina un risultato di amministrazione complessivo di 84.042.626,16 euro, di cui 16 milioni di avanzo libero.
Nel dettaglio:
· € 25.512.954,21 parte accantonata a fronte di crediti di dubbia esigibilità, fondo contenzioso ed altri accantonamenti previsti dalle norme (30%)
· € 29.384.198,83 parte vincolata corrispondente (35%)
· € 12.674.283,68 parte destinata ad investimenti (15%)
· € 16.471.189,24 parte disponibile (20%).