La poltrona preferita, i quadri di una vita, le foto dei familiari incorniciate e anche l’amata macchina da cucire e il pianoforte. Entrando nell’appartamento si ha l’impressione di entrare nella casa, ordinata e accogliente, di alcune persone anziane, niente di più.
Invece, in via Matilde di Canossa 17, in un quartiere residenziale non lontano dal centro di Modena, si sta sperimentando una forma di welfare innovativo, un’esperienza praticamente inedita in Italia, anche se adottata con successo in molte realtà del Nord Europa. Si tratta di un modello di coabitazione per anziani non-autosufficienti e persone con problematiche legate a demenza o a deficit cognitivi gestito dalle famiglie con il supporto di volontari e istituzioni, che coniuga la centralità della domiciliarità con la cura e il bisogno di socialità dell’ospite e dei familiari.
La coabitazione prende concretamente forma nell’appartamento in zona Buon Pastore messo a disposizione dal Comune di Modena, che è divenuto la casa di Etta, Adriana, Fernando, Carmelo e delle assistenti familiari ad oggi coinvolti nel progetto.
Il progetto è coordinato da Associazione Servizi per il Volontariato di Modena con il sostegno dell’Assessorato al Welfare del Comune di Modena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, promosso da Ausl Modena, Forum Terzo Settore e da numerose associazioni di volontariato locali a partire da un’idea dell’associazione G.P. Vecchi. Sono coinvolti Auser, ANCeSCAO, Amazzonia Sviluppo, ALICe, Centro Sportivo Italiano, Anteas, Csi Volontariato.
“Le famiglie coinvolte – afferma l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli – dividono le spese e possono entrare e uscire dall’appartamento quando vogliono, nella certezza che i propri cari sono sempre assistiti in un ambiente familiare. Ca’ nostra è quindi un modo per condividere risorse, a partire dall’alloggio e dalla badante, ma soprattutto per condividere problemi e soluzioni, dando valore alle relazioni di comunità”.
Mercoledì 25 maggio l’esperienza ha aperto ufficialmente le porte alla cittadinanza per farsi conoscere, salvaguardando ovviamente la necessità di mantenere nella casa un clima sereno e tranquillo indispensabile al benessere degli ospiti.
“Questo progetto che alle spalle vede tanti mesi di lavoro di squadra, dimostra ancora una volta che fare rete tra istituzioni e mondo del terzo settore porta a risultati importanti per la comunità”, commenta Emanuela Carta presidente dell’Associazione Servizi per il Volontariato di Modena intervenuta per presentare il progetto insieme a ai rappresentanti delle numerose realtà coinvolte tra cui i referenti della G.P. Vecchi che sottolinea: “La realizzazione di questo progetto è un grande esempio di rete solidale – afferma l’associazione G.P. Vecchi – Questo progetto è unico in Italia per l’aspetto dell’autogestione, perché rispecchia la migliore espressione della domiciliarità. Un ringraziamento a tutti coloro che si sono impegnati in modo generoso per la sua realizzazione”.
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