Incontro a 4 voci con Gianfranco Miro Gori, Davide Bagnaresi, Nicola Bassano e Annamaria Gradara, seguito dalla proiezione della versione restaurata di Amarcord
RIMINI – 50 anni fa usciva in sala Amarcord, uno dei film più famosi e amati di Federico Fellini e il quarto dei cinque Oscar vinti.
Un anniversario intorno al quale il Comune di Rimini ha costruito durante tutto l’anno una serie di iniziative sulla identità della città, su quel sentimento, su quello stato d’animo, su quella “riminitudine” che il dossier di candidatura a capitale italiana della cultura ha cercato di esaltare in un calendario di eventi per il 2026. Lo stesso claim di questa candidatura, “Vieni oltre”, è la volgarizzazione di un’espressione tipicamente dialettale, di quel “vin olta” che racchiude le due anime della città: il senso dell’ospitalità e dell’accoglienza e la vocazione alla trasgressione e alla sperimentazione. Un paradosso, un ossimoro, quello dell’identità riminese, che prima di essere impressa nelle foto di Marco Pesaresi o di essere raccontata nei romanzi di Pier Vittorio Tondelli, ha ispirato il cinema di Fellini, che oscilla continuamente tra il desiderio di evasione e la nostalgia del ritorno. Una nostalgia per i luoghi, le situazioni e i volti di un’infanzia e di un’adolescenza nelle quale rispecchiarsi e riconoscersi. Di questo movimento à rebours, Amarcord è il punto di massima estensione e a questo capolavoro, lunedì 11 al cinema Fulgor (ore 21, ingresso libero) il Fellini Museum dedica una serata. Si comincia con una chiacchierata a più voci, quelle di 4 studiosi di comprovata fede e competenza felliniane: Gianfranco Miro Gori, che agli studi e alla letteratura su Fellini ha fornito decine di contributi e che questa estate ha dato alle stampe Amarcord dalla A alla Z, più che un vocabolario un prontuario del film, scritto assieme a Davide Bagnaresi, autore della Biografia dell’infanzia del regista e lui stesso presente all’incontro; il terzo ospite è Nicola Bassano, già archivista del fondo Fellini della Cineteca comunale, che ha appena pubblicato Amarcord Story, e infine, nel ruolo di moderatrice, la giornalista Annamaria Gradara, anch’ella autrice di una serie di articoli su Fellini, in parte confluiti in Almanacco Fellini. Al termine della chiacchierata, verso le 21.30, la proiezione della versione restaurata del film, un appuntamento che è divenuto oramai fisso nella programmazione cinematografica cittadina, quasi come un rito propiziatorio, come uno di quei riti che in Amarcord scandiscono lo scorrere del tempo e intorno a cui la comunità si ritrova e ritrova il senso di una comune appartenenza.