Protagonisti Maria Luisa Ugoni e Kaori Ogasawara (violini), Wim Janssen (viola), Giulia Lanati (violoncello), Walter Casali (contrabbasso) e Marco Alpi (pianoforte).
Anche questo concerto, così come quello della scorsa settimana, sarà dedicato alla memoria di Annalisa Mannella, direttrice amministrativa del Conservatorio Nicolini recentemente scomparsa.
Mozart, nella storia del concerto per pianoforte e orchestra, giganteggia maestosamente. Si può infatti affermare che la sua produzione in questo campo, soprattutto con gli ultimi quattordici Concerti composti a Vienna fra il 1784 e il 1791, fa compiere al genere un salto qualitativo straordinario tale da creare un nuovo modello da lasciare in eredità alla generazione seguente.
Il Concerto in mi bemolle maggiore K 271 è un lavoro di grande importanza. Stimolato dalla momentanea presenza a Salisburgo di una giovane francese virtuosa della tastiera della quale conosciamo solo il cognome, Mademoiselle Jeunehomme, il ventunenne Mozart diede vita a un lavoro che viene universalmente considerato un’opera chiave. Secondo uno studioso autorevole come Stanley Sadie, si tratta addirittura di una «tra le composizioni più sottili e più elaborate di tutti i periodi creativi di Mozart, e soprattutto nell’ampio sviluppo dei rapporti tra solista e orchestra». Rapporti tra solista e orchestra che fin dalle prime battute dell’Allegro d’apertura sono improntati chiaramente all’integrazione piuttosto che al predominio o alla contrapposizione; mentre la ricchezza del materiale tematico, della scrittura orchestrale e l’impegno assegnato al solista, sono tratti destinati ad evolversi compiutamente nei concerti viennesi, collocando questo lavoro ben più avanti dei concerti contemporanei. Senza dubbio l’occasione di scrivere un concerto per un’interprete di levatura stuzzicò Mozart a creare qualcosa di sorprendente per il pubblico di Salisburgo: quasi una rivincita sulla piatta produzione galante cui era costretto dai gusti della Corte e della piccola nobiltà del principato ecclesiastico
Mozart scrisse soltanto due Concerti per pianoforte in tonalità minore, tra cui appunto quello in do minore K 491 che il 24 marzo 1786 veniva aggiunto al catalogo dei lavori dell’autore e che verrà eseguito alla Sala dei Teatini. Il contrasto tra il mondo della natura, evocato dai temi pastorali e il carattere cromatico del virtuosismo solistico costituisce la forza espressiva del finale dove la scrittura pianistica, nei momenti più intensi si addensa fino a toccare in alcuni punti un contrappunto a quattro voci. Come nel Rondò del concerto precedente anch’esso nasconde una sorpresa e la sezione centrale è occupata da un lungo e lirico tema del pianoforte per poi chiudere virtuosisticamente nel ritorno al tema iniziale.
L’ingresso è libero. Info: www.teatripiacenza.it
Allegro con Brio
prosegue nel segno di Mozart
domenica 4 marzo alle 17
alla Sala dei Teatini
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