Alla Tenda di Modena concerto con le canzoni di Nat King Cole

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Hugh Coltman - Marc ObinDomenica 24 aprile, alle 21.30, il vocalist inglese Hugh Coltman propone a Modena il suo nuovo progetto tra blues e jazz. L’appuntamento fa parte del festival “Crossroads”

MODENA – Ci sono le canzoni del grande Nat King Cole al centro di “Shadows”, lo spettacolo che il vocalist inglese Hugh Coltman porta a Modena, sul palco della Tenda, domenica 24 aprile, per la seconda, e ultima, tappa modenese della 17ª edizione del festival “Crossroads. Jazz e altro in Emilia Romagna”. Il concerto, a pagamento (biglietto intero 12 euro, ridotto 10), inizia alle 21.30 ed è proposto nell’ambito della rassegna “Arts & jam” in collaborazione con l’associazione Muse.

“Crossroads”, il grande festival promosso da Jazz network che, con una cinquantina di concerti rappresentativi di tutte le sfaccettature del jazz, copre tutta l’Emilia Romagna. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0544 405666 – ejn@ejn.it.

In “Shadows”, progetto al quale Coltman pensava già da parecchi anni e che si è realizzato nel 2015, l’artista ha cercato di mettere in luce il lato meno conosciuto di Nat King Cole, andando oltre la facciata melodica, sentimentale e accattivante di tante sue canzoni per puntare invece sui brani in cui la tensione del blues fa emergere il senso di disagio e di oppressione che caratterizzava il “dietro le quinte” della vita di Cole e degli altri musicisti di colore nell’America degli anni ’50.

Sul palco della Tenda ad accompagnare Coltman ci saranno Thomas Naim alla chitarra, Gael Rakotondrabe al pianoforte, Christophe Mink al contrabbasso, Rapahel Chassin alla batteria.

Hugh Coltman viene dal mondo del rock. Nel 1991 fondò gli Hoax, band blues rock con la quale si esibì fino alla fine del decennio. Nonostante il successo raggiunto, decise di sciogliere il gruppo e di stabilirsi a Parigi, dove ripartì praticamente da zero. Mentre lavorava, e pubblicava, due album decisamente pop, entrava a piccoli passi nel mondo del jazz grazie al pianista Eric Legnini che lo aveva coinvolto sia dal vivo che in studio. Ed è stata proprio questa esperienza a dargli la confidenza necessaria per dedicarsi al progetto dedicato a Nat King Cole.