Da un’idea di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, e con il patrocinio di Amnesty International, nasce “Rumore di acque”, uno spettacolo di forte impatto per aprire gli occhi e riflettere su un dramma ormai ventennale: quello dei disperati del mare, i gommoni, gli scafisti, i naufragi, le migliaia di morti. Una realtà tristemente e talmente quotidiana da passare quasi come “abituale”, così come i discorsi sulla “politica dei respingimenti”.
La forza attorica di Alessandro Renda dà voce alla figura del Generale che con la durezza del rigore e dell’ordine accoglie le migliaia di spiriti dispersi in mare, per conto di un crudele Ministero dell’Inferno.
“Quel generale monologante – scrive Martinelli nelle sue note di regia – è in realtà un ‘medium’, è attraversato da un popolo di voci e di volti che lo assediano, il popolo degli annegati, quello che neanche la sua indole burocratica riesce a ridurre a mera statistica. Sono gli scomparsi che si rendono presenti attraverso di lui: lui malgrado. Il generale è solo sulla sua isola sperduta nel Mediterraneo, ma è attorniato dai morti che non lo lasciano in pace, che lo tormentano, che gridano per essere ‘ricordati’ non solo come numeri”.
“Il primo racconto di traversata che ho ascoltato a Mazara, nell’autunno del 2008 – leggiamo ancora nelle note di regia – fu quello di una minuta, coraggiosa donna tunisina: timida, col suo italiano spezzettato tra i denti, faceva fatica ad alzare gli occhi. Cambiai il suo nome in Jasmine, trasfigurando la sua storia e mantenendone gli aspetti essenziali. E’ l’unica storia, tra quelle evocate dal Generale, che riguarda non un annegato o uno scomparso, ma una vita che si salva. Si salva davvero? Nelle grinfie del vecchio italiano che, dice lui, “è sempre piaciuto”? Alla fine quando le chiesi se l’avrebbe rifatto quel viaggio, mi rispose decisa di no. Che se ne sarebbe rimasta a Tunisi”.
“Che cos’è la cultura, che cos’è il teatro, da Sofocle a Brecht, se non un cerchio ideale in cui l’umanità riflette sulla violenza e sulle contraddizioni drammatiche che la lacerano? Questo a mio avviso significa prendere sul serio le parole ‘cultura’ e ‘teatro’, affrontando i nodi ‘capitali’ della propria epoca. E tra questi la tragedia dei migranti e dei profughi: in relazione a questi ‘sacrifici umani’, a questa ecatombe senza fine, cosa può fare il nostro Vecchio Continente? L’Europa è davanti a una sfida che mette in gioco la sua stessa esistenza: deve dimostrare di essere all’altezza di questo momento storico, decisivo al fine di delineare la propria identità: un’Europa delle merci e dei burocrati, un’Europa impaurita in balia dei populismi arroganti, o un’Europa dei valori veri e della solidarietà come fondamento indispensabile di civiltà?”
Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili, con prenotazione obbligatoria tramite invio di una mail a conversazionilutto@unife.it o telefonando al numero 349/3593164.
Il successivo programma della rassegna “Uno sguardo al cielo”:
03.11.2016 – “Uomo invisibile” di e con Paolo Musìo
17.11.2016 – “Ta-pum” concerto musicale di Paola Sabbatani
24.11.2016 – “Appunti Antigone”, regia di Michalis Traitsis, con gli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara
Inizio ore 21 per tutti gli spettacoli
Il progetto ” Uno sguardo al cielo”, diretto dalla Prof.ssa Paola Bastianoni, è realizzato in collaborazione fra Università di Ferrara, Master “Tutela, diritti e protezione dei minori”, Comune di Ferrara, Onoranze funebri AMSEF e Pazzi Onoranze funebri.
La rassegna teatrale è realizzata in collaborazione con Daniele Seragnoli, direttore del Centro Teatro Universitario, e con Michalis Traitsis di Balamòs Teatro.
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