Sabato 19 dicembre, alle 20.30, in streaming sulla pagina di Facebook della biblioteca comunale «Passerini Landi», nuovo appuntamento con «Scrittori tra gli scaffali»
PIACENZA – Sabato 19 dicembre, alle 20.30, in streaming sulla pagina di Facebook della biblioteca comunale «Passerini Landi», nuovo appuntamento con «Scrittori tra gli scaffali»; ospite dell’incontro sarà il narratore (come ama definirsi) Alberto Bellocchio con il suo ultimo libro «Sulle tracce di Giacinto» (Scritture) e sarà in colloquio con Mauro Molinaroli.
Bellocchio, ha iniziato a scrivere versi negli anni Ottanta, quando era ancora dirigente nazionale della Cgil a Roma, ma solo nel 2000, archiviata la stagione sindacale, esordisce con una raccolta intitolata Sirena operaia, in cui scopre le carte, cioè la sua poesia: e la sua poesia ha la forma del racconto, a volte del romanzo, in versi. Bellocchio riprende una tradizione illustrissima della letteratura italiana che diventa via via più visibile nel corso del Novecento e che, per restare ad anni non lontani, trova un esempio calzante al nostro caso in Attilio Bertolucci che ha molti punti in comune con Bellocchio, a partire dalla ricerca di ricostruire una storia familiare come specchio della storia morale e civile del Paese. È quanto, per esempio, Bellocchio farà nel 2006 con un ampio poema intitolato Il libro della famiglia, per il aggiatore.
Ma, a ben guardare, anche i libri di argomento politico e civile – a Sirena operaia segue La banda dei revisionisti, sul gruppo di giovani della sinistra piacentina poi implicata nell’origine dei Quaderni piacentini (il fratello Piergiorgio, la Cherchi, Cece Rossi, Braibanti, ecc.); e più avanti, il poema dedicato a Ned Ludd, sulle lotte degli operai inglesi contro la meccanizzazione in fabbrica. Anche nel caso dei poemi assistiamo alla ricostruzione di quadri famigliari che hanno oggetto non la famiglia biologica, quanto la famiglia sociale, collettiva, di un’appartenenza culturale e poi politica.
In questo libro, Sulle tracce di Giacinto, riallaccia vicende familiari lontane – e in particolare di Giacinto la famiglia aveva voluto perdere le tracce – e ancora una volta Bellocchio disegna il profilo di un Italia in periferia, lontana dai grandi centri, imprigionata nei riti di una borghesia in ritardo e tuttavia smaniosa di emanciparsi. Giacinto è protagonista suo malgrado di una vicenda esemplare della piccola Italia provinciale e manichea in cui il bene è un canone inderogabile benché vuoto.