Al Museo Civico un cantiere di restauro “a vista”

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Da sabato 28 ottobre, nell’ambito del percorso di visita, si può assistere all’intervento conservativo di due tavole cinquecentesche di Girolamo Comi. Ingresso gratuito

comi – l’arresto di san paolo

MODENA – Al Museo Civico di Modena, da sabato 28 ottobre alle 15, prende il via l’intervento di restauro di due importanti opere cinquecentesche di Girolamo Comi al quale i visitatori potranno assistere in diretta durante il percorso all’interno del Museo.

Fino alla fine di novembre, il giovedì e il venerdì dalle 9 alle 12, il sabato e la domenica dalle 15 alle 19, a ingresso gratuito, il cantiere di restauro e pulitura delle due opere, che fanno parte del patrimonio del Museo Civico, sarà, infatti, “a vista” in modo che tutti gli interessati possano ammirare l’affascinante e delicato processo di conservazione e tutela delle opere antiche.

Oggetto dell’intervento conservativo sono due tavole di ambito manierista dipinte nel 1562 dal pittore modenese Girolamo Comi (1507-1581) che raffigurano “La predica di San Paolo nell’Areopago di Atene” e “L’arresto di San Paolo” e che un tempo erano parte di un armadio conservato nella sagrestia di San Michele in Bosco a Bologna. Comi, infatti, insieme a un gruppo di altri artisti, era stato assoldato dai monaci olivetani per decorare uno dei due armadi “di bella noce” collocati nella sagrestia, con l’incarico specifico di dipingere le due scene centrali del mobile dedicato a San Paolo.

Dopo la distruzione dell’armadio, le tavole passarono alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e poi sul mercato antiquario fino a giungere in momenti differenti in Museo.

Le due tavole del Museo Civico sono estremamente interessanti, specialmente dal punto di vista della tecnica di realizzazione: sono state eseguite, infatti, con una tecnica sofisticata che abbina l’uso della tempera con quello della foglia d’argento, detta a “sgraffito”. Una tecnica insolita, che risulta eccezionale nella pittura dell’epoca e si configura come una caratteristica distintiva del pittore, esempio di recupero di una tecnica della pittura medievale presente nella produzione di alcuni artisti della metà del XVI secolo.

I due dipinti sono stati oggetto di una campagna di studi diagnostici, condotti con metodologie multispettrali non invasive, finalizzata ad acquisire informazioni sui materiali originari, le tecniche esecutive, lo stato di conservazione, le vicende materiali e la presenza di criticità in previsione dell’intervento di restauro. Le analisi sono state condotte da Vincenzo Gheroldi dell’Università di Bologna e Sara Marazzani e integrano quelle di Paolo Zannini del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del restauratore Renaud Bernadet.

Il restauro ha lo scopo di migliorare la leggibilità e le condizioni conservative dei dipinti ed è realizzato grazie alle risorse messe a disposizione dal Fondo Cultura del Ministero della Cultura nel 2021. L’intervento è curato da Daniela Bursi con la collaborazione di Arianna Buffagni, sotto la Direzione del Museo e l’alta sorveglianza della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e paesaggio per le province di Modena, Reggio Emilia e Bologna.