CESENA – La compagnia teatrale “Quinte Mutevoli” insieme alla “Compagnia di Bucalùn”, domenica 18 giugno al Chiostro di San Francesco, alle spalle della Biblioteca Malatestiana, presenteranno “Di L’armirta”, commedia dialettale di Don Sergio Cappelletti, con la regia di Alvaro Evangelisti. Per assistere allo spettacolo, che avrà inizio alle ore 21, è gradita la prenotazione contattando il numero 339 1766360.
“Di fronte a un momento così difficile per molte persone della bella ed amata terra di Romagna – commenta il Presidente dell’Associazione culturale Compagnia teatrale Quinte Mutevoli e regista Alvaro Evangelisti – noi Bucalùn cosa facciamo? Proponiamo una commedia. Non sarà mancanza di rispetto, di solidarietà verso i cesenati? No. Non lo è, perché proprio in questa circostanza i nostri amici hanno bisogno di qualcosa che faccia sorridere, che porti indietro nel tempo a ricordare la nostra Romagna nella sua genuinità e bellezza. Ci rende orgogliosi poter devolvere l’incasso della serata a favore degli alluvionati della città perché, anche se sarà poco, avremo contribuito ad aiutare chi ora ha bisogno per ricominciare a vivere. Di’ l’armirta…Dio renda merito …a chi verrà a vederci, a chi trascorrerà due ore in spensieratezza, a chi se la farà quella risata. Nonostante tutto”.
L’obiettivo della compagnia è quello di sostenere con forza il dialetto, parte integrante delle radici romagnole. “Il senso di appartenenza c’è, lo abbiamo visto con i nostri occhi in tutti quei ragazzi che hanno aiutato gli alluvionati con forza, determinazione e sì, anche con leggerezza, intonando “Romagna mia” mentre, tutti infangati, spalavano melma. Non chiamateci “Angeli del fango” hanno detto, ma “Chi burdèl de’ paciug”…proprio per tenere alto l’onore e l’orgoglio di essere parte della terra di Romagna. Ecco… i Bucalùn provano lo stesso sentimento di appartenenza e vi aspettano, in tanti, per assistere a qualcosa che ha molto a che fare con tutto ciò. Partirà in autunno un corso di Teatro Laboratorio in dialetto, per Adulti e ragazzi, per tutti quelli che desiderano recitare e che, come noi, ci tengono a mantenere in vita il dialetto, il linguaggio più vero della Romagna. Augurandoci che le nostre iniziative trovino un pubblico che apprezzi, noi andiamo avanti, imperterriti, a credere in ciò che facciamo. Di’ l’armirta a chi si unirà a noi!”.
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