E’ una emergenza nazionale. Regioni e Province autonome chiedono incontro urgente ai ministri all’Agricoltura, Ambiente e Salute. Secondo gli amministratori delle Regioni e Province autonome del Nord, la portata del fenomeno richiede una strategia nazionale
BOLOGNA – La cimice asiatica, un insetto il cui nome scientifico èHalyomorpha halys, sta creando notevolissimi danni alle colture della Pianura Padana, con pesanti perdite economiche per i coltivatori.
Per affrontare il problema, gli assessori all’agricoltura delle Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, , Friuli Venezia Giulia e delle Province autonome di Trento e Bolzano hanno chiesto un incontro urgente ai Ministri alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Gian Marco Centinaio, all’Ambiente Sergio Costa e alla salute Giulia Grillo.
Obiettivo dell’incontro, secondo i proponenti, è definire “un piano nazionale organico per il contenimento di questi insetti, definendo le attività di ricerca e sperimentazione sui mezzi, sia biotici che abiotici, che potranno essere utili allo scopo”.
E, ancora, occorre “un piano che analizzi e definisca le procedure amministrative idonee per rendere utilizzabili, nel più breve tempo possibile, i risultati delle sperimentazioni”, e che preveda “interventi diretti sia al ristoro dei danni patiti dai singoli agricoltori, che alla diffusione dei mezzi di lotta e di prevenzione”.
Secondo il parere delle Regioni e Province autonome firmatarie della lettera, gli effetti della presenza della cimice asiatica non riguardano solo la perdita di reddito delle singole aziende, ma anche la perdita di competitività del sistema produttivo, che non riesce a garantire al mercato le quantità e la qualità necessarie, con danni che per le singole filiere che si possono stimare in centinaia di milioni di euro.
Per parte loro, le Regioni e Province autonome interessate hanno già stanziato contributi propri per far fronte al problema, ma si tratta di interventi molto limitati di fronte alla portata del fenomeno. Fenomeno che ha bisogno di una risposta forte sul piano nazionale che vada oltre l’impegno del sistema fitosanitario e che necessita “di un intervento coordinato tra l’Amministrazione centrale e il sistema delle Regioni e Province autonome, sostenuto da adeguate risorse emergenziali”.
Anche perché, si sottolinea, senza un intervento del governo centrale, sia sul piano delle risorse per indennizzi agli agricoltori che della ricerca e della introduzione e diffusione di specie in grado di contrastare la proliferazione della cimice asiatica, non si potrà rispondere adeguatamente a quella che è ormai diventata una vera e propria emergenza nazionale che riguarda tutte le regioni del nord Italia
Cosa sta facendo la Regione Emilia-Romagna
In questi anni, per contrastare il fenomeno, la Regione Emilia-Romagna ha pubblicato due bandi con risorse PSR per attivare interventi di prevenzione rispetto ai danni provocati dalla cimice asiatica, come ad esempio le reti antinsetto a protezione della frutticoltura. L’ultimo bando, pubblicato a inizio 2019 con una dotazione di 2,7 milioni di euro, fa seguito a quello pubblicato nel 2017, con una dotazione di 10 milioni di euro.
Inoltre, un progetto di un Gruppo Operativo per l’Innovazione, da poco concluso e finanziato, sempre con risorse PSR per 340.000 euro, ha avuto come obiettivo la sperimentazione di “Tecniche di monitoraggio e strategie innovative per il controllo della Cimice asiatica”.
Infine, è stato finanziato un progetto coordinato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, con il sostegno anche del Servizio Fitosanitario Regionale, per l’individuazione di competitors biologici della cimice asiatica.
Rimane sempre costante, naturalmente, l’attività di monitoraggio da parte del Servizio Fitosanitario Regionale.