CATTOLICA (RN) – È possibile ricucire uno strappo e riparare una sofferenza che ha lacerato un intero paese?
Cercheremo attraverso la narrazione delle nostre ospiti di aprire uno squarcio attraverso l’incontro e il dialogo tra Agnese Moro, figlia dello statista Aldo Moro, e Grazia Grena, ex brigatista, che saranno le protagoniste del dibattito “La giustizia dell’incontro” a Cattolica giovedì 5 dicembre, alle ore 21, al Salone Snaporaz. Un confronto che ripercorre un percorso difficile ma necessario, un cammino verso un senso alternativo e accogliente di giustizia, nel sesto appuntamento di “Anticorpi, la cultura che combatte le mafie”, un ciclo di incontri organizzati dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata e distribuiti in sette Comuni della provincia di Rimini.
L’evento, intitolato “La giustizia dell’incontro”, sarà moderato dall’Assessora Claudia Gabellini e da Ivan Cecchini, coordinatore dell’Osservatorio. Attraverso le testimonianze di Moro e Grena, il dibattito offrirà una profonda riflessione sul valore della giustizia riparativa, un approccio che supera il concetto di giustizia esclusivamente punitiva per aprire spazi di riconciliazione e rimarginare le ferite individuali e collettive.
Le due protagoniste, cresciute in realtà opposte, sono oggi legate da un rapporto umano e civile, simbolo di un percorso di giustizia che unisce vittime e responsabili, non dimenticando il dolore, ma cercando una strada verso la riconciliazione. Un incontro che invita a riflettere su un nuovo modello di giustizia che valorizza il dialogo e la ricostruzione dei legami sociali.
Un appuntamento da non perdere per esplorare il potenziale trasformativo della giustizia dell’incontro.
“Siamo lieti di ospitare a Cattolica due personalità straordinarie come Agnese Moro e Grazia Grena – afferma l’Assessora Claudia Gabellini –. La loro presenza è un invito potente a riflettere su come la giustizia possa andare oltre la semplice punizione, diventando uno strumento per costruire riconciliazione e restituire dignità. Il confronto tra due storie così diverse, unite oggi da un percorso di dialogo e amicizia, rappresenta un esempio tangibile di giustizia riparativa, capace di sanare ferite profonde, individuali e collettive. È un’opportunità per comprendere quanto sia importante affrontare il passato con coraggio, per costruire un futuro basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco.”