“È notizia di oggi il nuovo appello dei sindaci delle grandi città d’arte italiana rispetto alla necessità di un intervento legislativo che possa inquadrare il fenomeno degli affitti brevi all’interno di un’equilibrata dinamica di mercato delle locazioni. Questo modello di alloggio turistico non è certo una novità: sono anni che assistiamo alla crescita esponenziale di un’offerta che presenta caratteristiche differenti e quindi potenzialmente complementari a quella alberghiera ‘tradizionale’ ed extra-alberghiera, rappresentando quindi un valore aggiunto per quelle città che vogliono rispondere alle molteplici esigenze dei viaggiatori italiani e internazionali che sempre di più scelgono questa tipologia di proposta. Anche a Rimini la diffusione di questa forma di ospitalità legato alle locazioni delle seconde case ha assunto col tempo sempre più rilievo, anche in considerazione che sempre più strutture ricettive commercializzano i propri appartamenti attraverso canali di home sharing. Si stima che in Italia siano 400mila gli alloggi messi in affitto sul principale portale di affitti brevi (Airbnb), mentre nel riminese i dati elaborati dalla Regione Emilia Romagna stimavano nel 2019, quindi pre-pandemia, 1.500 attività che promuovevano la vendita di camere attraverso questi canali. Un’impennata che ha avuto come effetto collaterale quello di alterare le dinamiche immobiliari in particolare nelle località a più spiccata vocazione turistica, con la crescente difficoltà per famiglie, lavoratori, studenti a trovare un appartamento sul medio lungo periodo a prezzi accessibili e quindi incidendo sulle politiche abitative dei territori. Un problema che non riguarda solo le classi economiche più fragili, ma che riguarda anche i ceti medi – stretti tra inflazione e caro energia – e che coinvolge anche i lavoratori stagionali del turismo, che non trovando un alloggio si trovano spesso a dover rinunciare all’occupazione. Su quest’ultimo aspetto siamo direttamente impegnati, ragionando su soluzioni che possono coniugare la necessità di valorizzare strutture dismesse con le necessità dei lavoratori. Rappresenta comunque una soluzione parziale ad un tema che richiede un intervento radicale. Per queste ragioni è quanto mai urgente da parte del Governo mettere mano alla materia lavorando sulla proposta di legge quadro avanzata dalle grandi città d’arte, che non solo corregga gli aspetti fiscali – su cui come Amministrazione nei limiti delle nostre competenze ci siamo già mossi primi in Italia attraverso protocolli ad hoc con gli host – ma soprattutto ponga degli argini ai grandi ‘player’, dando gli strumenti adeguati agli enti locali affinché possano regolamentare direttamente il fenomeno sulla base delle caratteristiche fisiche e socio-economiche del territorio, magari potendo definire tetti massimi per le autorizzazioni di affitti brevi anche sulla base delle diverse zone, partendo dall’ovvia considerazione che, ad esempio, la zona della marina riminese abbia un’offerta e una richiesta diversa da quella del nostro meraviglioso entroterra. Un intervento normativo quindi ci consentirebbe di trovare il modo oltre che di sanare questa distorsione sul mercato anche di valorizzare la nostra offerta”.
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