CESENA-RIMINI – Suolo impoverito, nuove malattie, siccità, mancanza di ore di freddo, eventi climatici estremi: sono alcune delle sfide affrontate nel corso della quarta edizione del Biosolutions International Congress. Organizzato da Agri2000 Net nella seconda giornata di Macfrut (4 maggio), l’evento internazionale è stato decisamente partecipato (quasi 300 le persone), ed ha posto il suo focus sulla filiera del kiwi di qualità.
Le biosoluzioni proposte dalle aziende presenti all’evento, puntano soprattutto a rafforzare l’apparato radicale per dare maggiore vigore alla pianta ed a migliorare le condizioni del suolo attraverso l’introduzione di microrganismi utili e altri micronutrienti. Questo tipo di interventi diventa necessario nel percorso di cambiamento verso una maggiore sostenibilità delle produzioni agricole richiesta dai consumatori europei.
Gli ultimi ritrovati presentati al convegno dalle aziende – Agricola Internazionale, Biolchim, De Sangosse, SPAA, Almagra e Yara – sfruttano la naturale chimica delle piante e forniscono supporti in termini di nutrienti, ad esempio, per sostenere loro vita della pianta o per migliorare le condizioni dell’apparato radicale o del suolo.
“Le biosoluzioni – ha spiegato Camillo Gardini, ideatore dell’evento e coordinatore del Salone Biosolutions – rappresentano il futuro dell’agricoltura”. Nel 2022, in Italia, si sono prodotte 316.173 tonnellate di kiwi di cui l’80% di tipo verde e circa il 20% di giallo, che è in forte espansione. Si sta introducendo adesso la coltura del kiwi rosso. Tuttavia si perdono ettari produttivi in tutto il mondo per problematiche produttive.
“In Cile – ha spiegato Benjamin Urenda dell’azienda cilena Forestal San Lucas e PROPAL – si stanno convertendo gli impianti alla produzione di ciliegie, molto più redditizie”. Da alcuni Paesi, si segnala l’emergere di nuove fitopatologie non conosciute in Italia come il Verticillium in Cile, causato dalla severa siccità, e il Phomopsis actinidie e il Diaporthe actinidie in Spagna, causate dall’umidità e dalle alte temperature primaverili troppo elevate.
La mancanza di ore di freddo è un problema generalizzato per tutti i Paesi produttori. Servono, infatti, tra le 800 e le 1000 ore con temperature inferiori ai 7,2° per la varietà verde; 500-700 per la gialla e 300-400 per la rossa.
Di rilievo le indicazioni tecniche emerse nell’evento che potrebbero portare a cambiamenti significativi nella gestione della coltura facendo diventare il kiwi da coltura impattante per gli alti consumi di acqua a opportunità per la crescita della sostanza organica nei terreni e capace di ridurre del 50% le proprie necessità irrigue.
“Sono stati tanti gli spunti di riflessione su un prodotto di grande importanza a livello mondiale come la coltura del kiwi – conclude a bilancio Gardini – Tante le indicazioni sulle nuove tecnologie di analisi e le biosolutions per una produzione green e sostenibile. Il tutto in un’ottica di mercato”.
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