Il laboratorio, che parte il 15 aprile a Ferrara (Palazzo Savonuzzi, via Darsena 57 Ferrara) è giunto alla sua quarta edizione. In 10 appuntamenti “si imparerà a conoscere il confine tra giardino e natura – spiega il garden designer Patitucci – ovvero il ruolo fondamentale svolto dai giardini, anche i più piccoli, nei confronti della qualità dell’ecologia urbana”.
Le dieci lezioni si suddivideranno in due incontri teorici per apprendere nozioni base della scienza del suolo e della botanica, sette laboratori progettuali per comprendere la densità di piantumazione nel definire un planting plan, e un workshop speciale dedicato agli alberi.
Il laboratorio è ideato dall’associazione di promozione sociale Basso Profilo ed è a cura di Manfredi Patitucci. Il corso è pensato per coloro che desiderano scoprire il mondo delle piante e imparare a progettare con esse. Oltre a Piantala!, sempre ad aprile, partirà anche Giardini illustrati per imparare a creare un albo illustrato con Manuela Santini (dal 17 aprile). Entrambi i laboratori si avvalgono del patrocinio del Comune di Ferrara.
Consorzio “Wunderkammer”
Palazzo Savonuzzi, via Darsena, 57 – 44122 Ferrara
Piantala! 10 lezioni di garden design, è in partenza dal 15 aprile a Ferrara (Palazzo Savonuzzi, via Darsena 57 Ferrara). Il progetto, ideato dall’associazione di promozione sociale Basso Profilo, con il patrocinio del Comune di Ferrara e a cura di Manfredi Patitucci è pensato per chi voglia conoscere il ruolo fondamentale svolto dai giardini, anche i più piccoli, nei confronti della qualità dell’ecologia urbana, e per chi voglia progettarne uno. Per informazioni e iscrizioni: m.patitucci@rigenerazioneurbana.org. Manfredi Patitucci si è formato a Londra, alla Birkbeck University, dove ha appreso la storia, la scienza e la cultura del giardino. Ha studiato allo IUAV-Istituto Universitario di Architettura di Venezia e allo IUG-Institut d’Urbanisme de Grenoble, in Francia. Sua è l’ideazione del progetto del Bosco Claudio Abbado a Ferrara. È inoltre presidente dell’associazione Basso Profilo.
“Con la progettazione degli spazi. Studiavo architettura ed è nata con la formazione che dà quel tipo di facoltà, alimentata con l’esperienza nel campo della fotografia. In più da sempre sono sensibile a certi temi ambientali, come l’attenzione all’acqua e agli alberi, così si è affinata la mia sensibilità mentale. Quando mi sono spostato a Londra per studio, l’impatto con i parchi e gli aspetti anche selvatici del verde urbano lì presenti, hanno riacceso una passione per gli alberi che ho sempre avuto, fin da piccolo”.
L’esperienza a Londra è stata decisiva?
“A Londra mi è venuta voglia di studiare l’arboricoltura, capire meglio la teoria e la pratica di gestione delle alberature, avere una formazione di studio sul mondo degli alberi. Ho lì avuto la possibilità di studiare garden design, e da lì è nata la voglia di creare uno spazio, ma con il verde, in particolare con gli alberi: progettare un giardino, con arbusti e alberi”.
Studio poi portato con sé, una volta tornato a Ferrara…
“Tornando a Ferrara ho avuto l’opportunità di creare uno spazio pubblico con gli alberi, il parco ‘Claudio Abbado’ a Pontelagoscuro di Ferrara, la prima parte progettata nel 2015 e la seconda nel 2017 con elementi modulari di 80 metri per 30, che si possono accostare l’uno all’altro come compensazione ecologica. Così ciò che è stato costruito è un contributo verde a tutta la città”.
“Manca quello che c’è stato in Inghilterra nell’Ottocento, ovvero una cultura del verde diffusa nella piccola e media borghesia, che permetta una richiesta di mercato standardizzata e che punti a un livello alto di qualità. Da un lato, quindi, in Inghilterra anche la più modesta delle casette da operaio aveva un suo giardino, dall’altro molti erano gli intellettuali che amavano diffondere la cultura del verde come patrimonio pubblico inglese, ad esempio con enciclopedie, come il botanico John Claudius Loudon”.
E nel Novecento?
“Il passo successivo, dopo la seconda guerra mondiale, sempre in Inghilterra, è stato quello dettato dall’urgenza di definire gli standard relativi alla qualità della formazione professionale nell’ambito del verde. Tutto questo perché c’era un mercato già consolidato che aveva bisogno di riprendersi dopo la guerra. Tanti giardinieri non erano scampati alle distruzioni, nuovi professionisti dovevano essere pronti e operativi. Esisteva fin dall’Ottocento, poi, il forte interesse della Royal Horticultural Society, organizzazione che raccoglieva l’apporto di studiosi, curiosi ed esperti di orticultura e floricultura, e davano il loro apporto, costituendo così un polo saldo, un’abitudine verso il mondo del verde. Tutto questo è mancato invece in Italia”.
E ora? C’è una maggiore attenzione?
“C’è sicuramente una maggiore e diffusa sensibilità ambientale, che lentamente sta montando, anche se purtroppo rimangono rare le opportunità di formazione. Le facoltà di Architettura ancora non insegnano a progettare giardini, ci sono master in Landscape, ma non in Garden design, dove la differenza sta nella scala con cui si opera e progetta. Il giardino affascina, ma viene ancora considerato un lusso, anche in ambito urbano. In Inghilterra con 600 sterline si può progettare un giardino per 7 metri per 5, in Italia viene ancora vista come una spesa di soldi inutile”.
Perché ‘Piantala! 10 lezioni di Garden design’? A chi si rivolge il progetto in partenza dal 15 aprile a Wunderkammer?
“Perché appena tornato dall’Inghilterra, nel 2012, non c’era alcun modo per apprendere la teoria e la pratica per progettare un giardino, parlando con studenti di Architettura è nata l’idea di farlo, dare vita a questo laboratorio per far scoprire le modalità con cui creare il proprio giardino e coltivare le proprie passioni”.
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