FERRARA – Dalla riapertura di Palazzo dei Diamanti – monumento simbolo del Rinascimento italiano – all’omaggio a Michelangelo Antonioni, regista ferrarese premio Oscar. Dai dipinti del celebre Augusto Daolio, anima dei Nomadi, al realismo onirico di Adelchi Riccardo Mantovani, pittore ferrarese da sessant’anni a Berlino. Sono oltre dieci le mostre che sono e saranno aperte a Ferrara nel 2022, racchiuse in più sedi museali della città estense.
Il 2022 è caratterizzato dalla riapertura al pubblico, a settembre, di Palazzo dei Diamanti che inaugura ospitando il “Museo della Follia”, un’esposizione che indaga il complesso rapporto tra arte, genio e follia, mettendo in dialogo capolavori della produzione figurativa compresi tra il XV secolo e i giorni nostri a installazioni di grande suggestione realizzate dallo scenografo e artista Cesare Inzerillo. La restituzione alla città dei nuovi Diamanti si aggiunge al già positivo bilancio del 2021, che ha visto la riapertura integrale (dai tempi del terremoto, nel 2012) di un altro luogo simbolo del Rinascimento italiano, Palazzo Schifanoia, con un inedito e sorprendente percorso museale, e del nuovo allestimento al Museo della Cattedrale.
ARTE A FERRARA: RESOCONTO 2021
Con 9 mostre e 6 sedi espositive, per un totale di 110.652 visitatori – cui si aggiungono 42.876 visite per il Museo della Cattedrale (11.479 visitatori) e per il Museo Schifanoia (31.397) – i numeri dell’anno passato consegnano 34.619 visitatori all’antologica “Antonio Ligabue. Una vita d’artista”, al Palazzo dei Diamanti, mostra interrotta due volte per la chiusura dei musei a causa della pandemia (cinque mesi complessivi, dal 5 novembre 2020 al 31 gennaio 2021, e poi ancora dal 22 febbraio al 25 aprile 2021). “Boldini. Dal disegno al dipinto”, allestito nella Sala dei Comuni del Castello Estense, con un focus sulla genesi del ritratto femminile del celebre esponente della Belle Époque, ha chiuso con quasi 35.600 visitatori. Occorre ricordare che sia la mostra su Giovanni Boldini che l’esposizione fotografica con le opere di Italo Zannier al Padiglione d’Arte Contemporanea hanno subito una chiusura di due mesi per la pandemia, dal 22 febbraio al 27 aprile 2021.
L’apprezzata mostra in Castello su Giovanni Battista Crema, uno dei grandi protagonisti del divisionismo, ha registrato 67.547 visitatori, mentre oltre 19.283 (dati al 13 febbraio 2022) hanno già visitato “De Pisis. Il silenzio delle cose”, che sempre nella Sala dei Comuni del Castello Estense presenta alcune opere di uno dei maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento (la mostra sarà ancora visitabile fino al 2 giugno 2022).
Ferrara ha inaugurato inoltre il Parco delle Sculture alla Fiera, con la mastodontica Maestà sofferente di Gaetano Pesce, opera-denuncia contro la violenza sulle donne e l’imponente Possanza, il toro da 10 quintali firmato da Mario Pavesi. Nel cortile del Castello Estense continua a destare forte curiosità la presenza di “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori” con il monumentale gruppo scultoreo “Umanità” di Sara Bolzani e Nicola Zamboni, declinato in chiave ariostesca in omaggio all’Orlando furioso, concepito nella Ferrara estense e stampato in città nel 1516 (esposizione ancora visitabile, prorogata fino al 5 giugno 2022, ingresso libero).
Gli altri eventi espositivi che hanno caratterizzato il 2021 sono stati “Claudio Koporossy. Invisibilia” a Palazzina Marfisa d’Este (5.187 visitatori tra maggio e settembre). Al Padiglione d’Arte Contemporanea ci si è potuti immergere “Nel mondo di Fellini”, biografia del regista raccontata attraverso 120 immagini del fotografo di set Franco Pinna. Infine, sempre al PAC, la mostra “Sergio Zanni. Volumi narranti”, inaugurata il 17 dicembre 2021 e visitabile fino al 6 marzo 2022.
ARTE A FERRARA: ANTICIPAZIONI 2022-23
Nel 2022, oltre alle tre mostre attualmente in corso (“De Pisis. Il silenzio delle cose” e “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori. Umanità di Sara Bolzani e Nicola Zamboni” al Castello Estense e “Sergio Zanni. Volumi narranti” al PAC), il programma propone sette nuovi appuntamenti espositivi di rilievo. Il primo a inaugurare sarà quello di Arianna Di Romano, il 20 febbraio alla Palazzina Marfisa d’Este con “Oltre lo sguardo”, che in 60 fotografie documenta un viaggio negli occhi profondi e intensi di un’umanità dimenticata (aperta fino al 12 giugno).
Poi, dal 5 marzo al 9 ottobre in Castello, sarà la volta del “sogno ferrarese” di Adelchi Riccardo Mantovani, che torna in qualche modo a casa (è originario di Ro Ferrarese), lasciata nel 1964 dopo aver trascorso l’infanzia in orfanotrofio per lavorare in fabbrica a Berlino, dove ha riscoperto l’antica attitudine al disegno manifestata ai tempi del collegio. Con la mostra “Il sogno di Ferrara” si ripercorre per la prima volta tutta la sua carriera. Giunta alla XIX edizione, torna la Biennale Donna con “Out of Time. Ripartire dalla natura” (Padiglione d’Arte Contemporanea, 27 marzo – 29 maggio), realizzata in collaborazione con UDI – Unione Donne in Italia. Cinque artiste internazionali – Mónica De Miranda, Christina Kubisch, Diana Lelonek, Ragna Róbertsdóttir e Anaïs Tondeur – indagano tramite media differenti il tema della complessa convivenza tra esseri umani e natura.
La ricca programmazione continua dal 7 aprile al 31 luglio a Palazzo Bonacossi con “Fakes. Da Alceo Dossena ai falsi Modigliani”, interamente dedicata all’appassionante capitolo del falso nell’arte attraverso i capolavori del cremonese Alceo Dossena (1878-1937), che diede vita a una ricchissima produzione di opere scultoree realizzate nello stile dei greci e degli etruschi e dei più grandi maestri italiani del Trecento e del Rinascimento. Le opere dell’artista lombardo dialogheranno con quelle di altri celebri falsari, come gli autori della beffa delle false teste di Modigliani del 1984 a Livorno. Con “Omaggio ad Antonioni 1912-2022. Suggestioni ferraresi” (10 giugno – 10 luglio) si intende offrire uno spaccato sulle ricerche degli artisti che operano a Ferrara, dai più affermati, come Zanni, Bonora, Guidi, Camerani, ai più giovani ed emergenti, e al contempo celebrare i 110 anni dalla nascita di Michelangelo Antonioni nel luogo, il Padiglione d’Arte Contemporanea, che presto diventerà il nuovo museo dedicato al grande cineasta. Un tributo sarà dedicato anche ad Augusto Daolio, la cui arte si incrocerà, alla Palazzina Marfisa d’Este, con eventi letterari e musicali (18 giugno – 11 settembre).
Con la mostra “Museo della Follia” è prevista, a settembre, la riapertura al pubblico di Palazzo dei Diamanti, dopo alcuni mesi di lavori che hanno permesso di scoprire nuovi e importanti ritrovamenti archeologici come la cosiddetta ‘Sauna degli Estensi’. Le rinnovate sale dei Diamanti ospiteranno una mostra (dal 17 settembre 2022 al 16 gennaio 2023) che indagherà il complesso rapporto tra arte e follia, prendendo in esame una serie di esempi della produzione figurativa compresi tra il XV secolo e i giorni nostri. In questo appassionante viaggio, il binomio arte e follia verrà raccontato attraverso testimonianze figurative di visioni, di allucinazioni, di turbamenti, di forme e colori. Il percorso si focalizzerà su alcune tematiche di eccezionale importanza e di immediata comprensione per il pubblico: L’artista irregolare, Nati sotto saturno, Melanconia, Magia – divinazione – inganno, Follia d’amore, Istantanee della follia. Le opere presentate nelle sei sezioni tematiche saranno poste in dialogo con installazioni di grande suggestione, offrendo un percorso espositivo di assoluta originalità.
Di rilievo anche l’anticipazione per il 2023, anno in cui in primavera prenderà avvio un viaggio nel cuore del Rinascimento ferrarese, da Borso ad Alfonso II d’Este, vale a dire la stagione che va dall’elevazione della città a ducato (1471) all’avvento dello Stato Pontificio al governo della città (1598). Una mostra unica e irripetibile che per la prima volta riunirà a Palazzo dei Diamanti i capolavori di Ercole de’ Roberti (1450-1496) e Lorenzo Costa (1460-1535), due dei grandi protagonisti del Rinascimento italiano, capaci di rivivere l’antico e di costruire il moderno. Nonostante fossero separati soltanto da un decennio, sembrano appartenere a due mondi diversi. Il primo, erede dell’Officina ferrarese, operò a più riprese a Bologna, dove pure lasciò un’impronta profondissima, ma non vi è dubbio che a Ferrara trovò la sua dimensione e l’ambiente più adatto in cui esprimersi. Costa, anch’egli in stretto contatto con Bologna, raccolse i suggerimenti per un nuovo equilibrio, per un linguaggio che già declinava accenti di pieno Rinascimento. Si tratta della prima tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e dell’arte antica ferrarese.
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