Cesenatico

A Cesenatico celebrati i cinquant’anni di Enoteca Regionale Emilia Romagna

Un compleanno speciale è quello che festeggia in questo 2020 l’associazione, nata nel 1970, allo scopo di promuovere e valorizzare le eccellenze vitivinicole regionali nel mondo

CESENATICO (FC) – Mezzo secolo di vita e di attività per portare nel mondo i vini dell’Emilia-Romagna. Questo è quanto ha fatto e continua a fare oggi (al netto della pandemia, che ne ha inevitabilmente un po’ rallentato l’attività) Enoteca Regionale Emilia Romagna. Un’associazione, che raggruppa circa 200 membri tra produttori di vino, aceto balsamico e distillati, enti pubblici, consorzi di tutela e valorizzazione, associazioni rappresentative dei sommelier della Regione, che in questo 2020 festeggia un traguardo che al contempo è un nuovo punto di partenza. Un’azione quotidiana e continuativa che da cinquant’anni, era il 1970 quando venne costituita l’associazione, organizza numerose iniziative promo-commerciali e si occupa della diffusione di una corretta educazione al bere. Lo fa garantendo una costante presenza sul mercato internazionale, partecipando alle principali fiere specializzate, italiane ed estere, istituendo premi e riconoscimenti a chi quotidianamente opera e lavora per promuovere il gusto del vino e del cibo regionale. Non manca poi un’azione sinergica e collaborazione tra Enoteca Regionale Emilia Romagna e le associazioni di categoria, enoteche, ristoranti, winebar e negozi di gastronomia. Rapporti e mission istituzionali che non dimenticano di raccontare la stretta correlazione esistente tra il vino, il cibo, la cultura e le tradizioni dei territori, attraverso una collaborazione con i Consorzi di tutela dei prodotti tipici.

A Cesenatico il 31 luglio nel corso della prima tappa di Tramonto DiVino, il road show del gusto dell’Emilia-Romagna, è stato celebrato questo importante traguardo di Enoteca Regionale con il rituale taglio della torta beneaugurale.

Dall’Albana e Sangiovese per la Romagna, al Pignoletto per il bolognese, Fortana per il ferrarese, Lambrusco per il modenese, il reggiano e il parmense, Malvasia per il parmense e il piacentino, Gutturnio per il piacentino, senza dimenticare i tanti autoctoni presenti. Una mappa enologica ampia e diversificata che offre denominazioni di origine che fanno grande e variegata l’offerta per il calice. Vini di grande qualità e versatilità che si accompagnano perfettamente con la gastronomia, altro alfiere riconosciuto a livello internazionale del buon vivere a tavola in questa terra. Non si dimentica però anche altre produzioni che sono testimonial autentici di una cultura tanto antica quanto contemporanea come l’Olio Extravergine di Oliva e l’Aceto Balsamico Tradizionale. Presidi e valori che Enoteca Regionale Emilia Romagna non manca mai di raccontare con entusiasmo assieme ai propri vini.

«Enoteca Regionale Emilia Romagna in questo 2020 festeggia il mezzo secolo d’attività. Un’importante ricorrenza – commenta il neo Presidente Giordano Zinzani – che arriva purtroppo in un momento storico complicato causa la pandemia che ha sconvolto gran parte del mondo. Mondo con il quale sempre più spesso ci confrontiamo, perché ormai, l’orizzonte non può più essere il confine geografico. La nostra regione è uno scrigno di eccellenze che punteggiano i diversi territori e i vini ne sono ambasciatori e testimoni. Vini nei quali al lavoro di vignaioli appassionati si affianca quello che Enoteca Regionale Emilia Romagna svolge da 50 anni. Ora la priorità è quella di riprendere in mano tutte quelle attività e azioni di comunicazione e marketing che hanno subito un rallentamento se non un vero e proprio stop forzato. Ripartiamo con il nostro progetto sull’enoturismo, rivolto ai turisti italiani e soprattutto stranieri alla ricerca di un buon stile di vita; con le attività divulgative all’interno della Rocca di Dozza, dove si trova la mostra permanente con oltre 1.000 etichette di vino dei nostri soci, espressione di tutta l’Emilia-Romagna enologica da Piacenza a Rimini; con investimenti sulle nuove tecnologie, perché il lockdown non ha fatto altro che accelerare un processo inevitabile fatto di social-media, e-commerce e un nuovo modo di rapportarsi con le persone».

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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