Bologna

A Bologna il 20 dicembre “Nuove terapie per depressione”

BOLOGNA – Il gruppo Neurocaregroup Gmbh, con le sue divisioni NeurocareClinics and Solutions opera dal 2011 nel settore della cura della salute e del benessere del cervello, proponendo trattamenti di neuromodulazione non invasiva  per la cura della Depressione, del Disturbo Ossessivo Compulsivo, nella riabilitazione post-Ictus, nella prima fase del deterioramento cognitivo della malattia di Alzheimer, nel dolore cronico neuropatico, nei disturbi da Deficit di Attenzione e Iperattività nei bambini e negli adulti (ADHD).
Nelle quindici Cliniche del gruppo, che operano in Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Australia un team multidisciplinare di operatori sanitari, medici e psicologi, mette a disposizione di ciascun paziente un percorso di cura personalizzato che prevede solo protocolli che presentano un’evidenza scientifica nei risultati (protocolli certificati EBM – Medicina Basata sulle Evidenze).
In occasione dell’apertura del primo Centro Clinico a Bologna, in via S. Stefano 67, prevista per il mese di Gennaio 2020, Neurocaregroup è lieta di presentarsi ai cittadini con una serie di incontri dedicati, il primo dei quali si terrà il 20 dicembre presso la Sala Marco Biagi (Baraccano – via S. Stefano 119).
Il prof. Simone Rossi, direttore del Siena Brain Investigation and Neuromodulation Laboratory – Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze – Università  degli Studi di Siena, il prof Emiliano Santarnecchi, Assistant Professor di Neurologia alla  Harvard Medical School di Boston e Direttore del Network Control Laboratory del Berenson-Allen Center for Non-invasive Brain Stimulation del BIDML (Beth Israel Medical Deaconess Center) di Boston, consulenti scientifici del gruppo Neurocare, insieme al team del Centro illustreranno il lungo cammino, dai laboratori di ricerca alla pratica clinica, delle terapie di neuromodulazione non invasiva. Particolare attenzione verrà data all’illustrazione dei protocolli clinici utilizzati all’interno della rete internazionale dei Centri Neurocare, evidenziando sia la completa aderenza degli stessi a quelli codificati dalla medicina basata sulle evidenze sia la loro personalizzazione sulle caratteristiche di ciascun paziente.
Parleremo, di come, accanto alle terapie “classiche” per la cura della depressione, le nuove conoscenze provenienti dalla ricerca sul funzionamento del cervello hanno permesso lo sviluppo di nuove tecnologie sicure e non invasive utilizzabili nella cura di questa malattia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene sarà la malattia cronica più diffusa nel mondo nel 2030. Perchè cronica? I dati dimostrano come una percentuale tra il 50-80% di coloro che hanno presentato un primo episodio depressivo manifesti delle ricadute nel tempo, tendenzialmente più gravi e anche indipendenti da eventi precipitanti, e come la probabilità di recidiva sia maggiore nei soggetti che non si curano. Nel triennio 2015-2018 i dati pubblicati dal Sistema di Sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) che ha avviato dal 2006 una raccolta continua di informazioni riguardanti la salute della popolazione italiana adulta tra i 18 ed i 69 anni, dimostrano come il 40% delle persone che presentano sintomi di depressione non chieda aiuto.
Il 20 dicembre si parlerà anche di depressione al femminile: questa condizione si manifesta infatti più frequentemente nelle donne, specialmente in età fertile e in particolare nel periodo transitorio verso la menopausa e nel post-partum.
Spiegheremo come la neuromodulazione agisca in modo mirato a livello dei circuiti neurali coinvolti nei vari disturbi anche grazie all’utilizzo dei neuronavigatori, veri e propri Google Map del cervello, che permettono di modulare l’attività nervosa delle sole strutture cerebrali coinvolte nel disturbo, riducendo così il rischio di effetti collaterali presente nelle tradizionali metodiche farmacologiche in cui tali rischi sono più difficilmente evitabili. Le metodiche di neuromodulazione possono comunque anche affiancare le terapie tradizionali soprattutto nei casi di farmacoresistenza.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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