BAISO (RE) – Un gruppo di studiosi di altissimo profilo, coordinati dal Dipartimento di studi bizantini dell’Università degli studi Ca’ Foscari, invitati dall’Associazione La Tavola di Bisanzio, si sono dati appuntamento a Baiso, per mettere a confronto gli studi più recenti e le prospettive di ricerca future in merito alla presenza e all’influenza culturale longobarda e bizantina nel territorio reggiano e, più in generale, nell’Italia Settentrionale.
Nella chiesa di San Lorenzo, allestita per l’occasione con i simboli e i costumi dell’epoca mutuato dalla nota rievocazione storica che va in scena ogni anno nel mese di luglio, alla presenza di oltre 200 persone si è svolto il primo convegno nazionale, dal titolo “Cultura Bizantina e cultura Longobarda: un confronto durato due secoli nel segno della costruzione della identità di un territorio“.
Un convegno che ha aperto di fatto un nuovo percorso culturale e di studi che abbraccia due secoli di storia, di cui il territorio di Baiso, considerato capitale dell’Impero Bizantino, ne è protagonista assoluto.
“Nelle terre del Verabolo i Bizantini hanno lasciato la loro storia e i loro nomi, i loro tempi e i loro Santi (San Vitale, San Michele, ecc.), i loro soldati e i loro figli, ma anche i loro usi e i loro gusti culturali ed alimentari, le loro idee sulla vita e sulla morte, la loro religiosità, il proprio sentire” ha spiegato la dr.ssa Anna Marmiroli nell’introdurre il convegno.
Ancora oggi, infatti, è evidente l’influenza delle culture bizantina e longobarda nell’organizzazione politica e amministrativa del territorio stesso, nella toponomastica, nella cultura alimentare e culinaria.
Giuliano Caselli, presidente dell’Associazione La Tavola di Bisanzio, ha evidenziato come “per oltre due secoli, nel cuore del medioevo più alto e più profondo, nel crinale dell’appennino reggiano si sono fronteggiati, ma anche riconosciuti e intrecciati due popoli e due civiltà, quella raffinata e romanica di Bisanzio e quella post romana dei Goti, i primi cultori delle pecora e della capra, i secondi, anche con l’innesto di genti Longobarde, portatori della tradizione e della cultura del maiale”.
La sequenza degli interventi è stata aperta dal professor Stefano Gasparri, ordinario di Storia Medievale presso Ca’ Foscari Università Venezia, che ha spiegato la coesistenza dei Longobardi e Bizantini nel territorio emiliano.
Il ricercatore presso l’Università di Padova, dottor Francesco Veronese, ha quindi illustrato il culto e il ruolo dei santi nelle aree longobarde e bizantine e, a seguire, la professoressa Maria Cristina La Rocca, ordinaria di Storia Medievale presso l’Università di Padova, ha esposto un interessante studio relativo alla costruzione delle identità fluide in un territorio considerato di frontiera, con un focus specifico sul ruolo delle donne.
Il professore Giorgio Vespignani, associato di Civiltà Bizantina presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ha concluso gli interventi con una esposizione sulla visione dei Longobardi visti da Bisanzio.
Il primo convegno nazionale dedicato allo studio della cultura longobarda e bizantina diffusa nell’Italia settentrionale tra il VI e l’VIII secolo d.c. è proseguito nel pomeriggio con la visita ai siti principali – la Pieve di San Vitale di Carpineti, il sito di Castelvecchio e la cappella di San Michele – in cui si avverte ancora oggi il passato storico.
All’iniziativa ha partecipato anche la dr.ssa Nadia Costi, dirigente dell’Istituto scolastico comprensivo “G.B Toschi” di Baiso e Viano, i cui studenti stanno lavorando alla realizzazione di progetti e iniziative che saranno presentati durante la manifestazione “La Tavola di Bisanzio” in calendario per il prossimo luglio.
Il convegno è stato patrocinato dall’Associazione Nazionale di studi bizantini, dell’ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Reggio Emilia.