Bologna

8 marzo, Bologna sperimenta un’urbanistica di genere

BOLOGNA – Grazie al progetto “Bologna libera e sostenibile”, finanziato dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), la pianificazione della città diventa uno strumento per promuovere l’uguaglianza di genere.
Bologna si impegna a diventare la prima città “libera e sostenibile” d’Italia anche grazie alla definizione e adozione di linee guida per pianificare la trasformazione dello spazio pubblico in un’ottica di genere e di sostenibilità ambientale che saranno subito testate su due progetti strategici per la Città: il nuovo polo scolastico Dozza nel quartiere Borgo Panigale-Reno, pensato per nuove forme di didattica e per
rendere la scuola uno spazio di comunità, permeabile al quartiere; la Via della Conoscenza, l’infrastruttura principale del grande progetto della Città della Conoscenza che connette i luoghi della ricerca, nuovi insediamenti urbani, spazi pubblici e verdi del quadrante nord-ovest attraverso una rete dedicata alla mobilità lenta, percorsi ciclabili e pedonali e un percorso connotato, riconoscibile e attrezzato attraverso nuove e innovative tecnologie di infrastrutturazione digitale. Il percorso connette fisicamente luoghi importanti per la scienza e la ricerca ma anche luoghi della memoria e di importanza storica.

Ma come è fatta una città per le donne?
Se prendiamo l’esempio della mobilità, è una città in cui si va di più a piedi e meno in macchina, con trasporto pubblico potenziato e piste ciclabili, è una città in cui non ci si sposta solo per andare a lavorare ma anche dentro i quartieri e tra quartieri, ci si sposta per accedere ai servizi, per fare la spesa, per lo sport, per gli spostamenti della vita quotidiana di chi non lavora, come per esempio anziani e bambini. Una città riduce le disuguaglianze, infatti, se la vita quotidiana e le sue esigenze sono contemplate, sostenute e semplificate, se è una città pensata per essere vissuta da una pluralità di persone, non solo, quindi, come luogo di produzione. Questo significa favorire l’autonomia delle persone anziane e dei bambini e delle bambine, ma anche migliorare la qualità dello spazio pubblico affinché sia luogo di relazione, di scambio, di gioco.

“La città, a partire dalla sua forma, dalla progettazione delle sue strade, infrastrutture, servizi, trasporti, deve farsi sempre più inclusiva, alla portata di tutte e tutti, pensata per le molte vite differenti che la abitano – sottolinea la vicesindaca Emily Clancy -. Partiamo dall’analisi dei dati per pianificare l’uguaglianza nella fruizione degli spazi, nell’ accessibilità dei servizi, nella funzionalità degli spostamenti. L’obiettivo è che la forma della città – tessuto urbano, infrastrutture, servizi – e la sua preziosa sostanza -abitanti di età, genere e provenienza differenti – si somiglino e si appartengano sempre di più”.

“Le due sperimentazioni condotte nell’ambito del progetto “Bologna libera e sostenibile” – afferma l’assessore all’urbanistica Raffaele Laudani – forniranno  indicazioni importanti per definire azioni, strumenti e linee guida utili per la pianificazione futura della città. L’uguaglianza di genere è infatti per noi uno dei pilastri della nuova urbanistica progressista che intendiamo portare avanti nei
prossimi anni”.

Barcellona, per citare un’altra importante città europea, ha realizzato grandi viali pedonali che permettono di attraversare e collegare diversi quartieri, nei viali è stata potenziata l’ombra, inseriti arredi urbani, piantati alberi e inseriti giochi, mentre la viabilità è stata spostata su arterie laterali
in modo da rendere i viali pedonali sicuri perché lontani dal transito a motore. Ma le risposte che può fornire l’urbanistica per ridurre quelle disuguaglianze cambiano a seconda delle caratteristiche e della storia di ciascun luogo, per questo serve un’analisi del contesto. A partire dalle esperienze di altre città europee, sotto la guida dell’urbanista argentina Zaida Muxí Martínez e di un gruppo di esperti ed esperte internazionale, il Comune di Bologna ha raccolto i dati e prodotto l’analisi per poter sviluppare progetti urbanistici che contribuiscano alla riduzione delle disuguaglianze. I dati di genere, la loro costruzione, raccolta e sistematizzazione, sono alla base di un lavoro che il Comune di Bologna ha svolto, a seguito dell’adesione, primo comune in Italia, alla campagna #Datipercontare. Non basta però scrivere delle linee guida. Perché i cambiamenti siano reali e duraturi bisogna creare una cultura che sappia accoglierli e valorizzarli: per Bologna libera e sostenibile servono innanzitutto formazione e sviluppo di competenze per migliorare la capacità di lavorare in un’ottica di gender mainstreaming. L’idea è che Bologna diventi nel tempo, grazie ai suoi progetti, un modello per le altre città.

Il progetto è realizzato con il sostegno della Banca Europea degli Investimenti (BEI) e dell’assistenza tecnica di OCA Global, Istituto per la ricerca sociale (IRS) e Fondazione Giacomo Brodolini.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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