ROMAGNA – In occasione della 74ª Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, organizzata dall’ANMIL che quest’anno si celebra domenica 13 ottobre, il nostro pensiero si rivolge a tutte le vittime e alle loro famiglie. Ogni incidente sul lavoro non è solo una fredda statistica, ma rappresenta una vita spezzata, un progetto interrotto, un dolore che si riverbera nella comunità.
I dati INAIL relativi ai primi sette mesi del 2024, da gennaio a luglio, delineano un quadro allarmante per tutta l’Emilia-Romagna, che ha registrato un totale di 45.438 infortuni sul lavoro, con 61 decessi. Questo tragico bilancio ci ricorda quanto ancora sia necessario impegnarsi per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. Nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, la situazione degli infortuni sul lavoro continua a destare grande preoccupazione.
Analizzando i dati relativi alle province romagnole di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, emerge un quadro variegato sulla distribuzione degli infortuni sul lavoro nelle diverse fasce d’età.
Ravenna ha registrato un totale di 4.198 infortuni nei primi sette mesi del 2024, con una prevalenza nella fascia tra i 40 e i 60 anni (1.674 casi). È questa la fascia di età più colpita, seguita dai lavoratori tra i 20 e i 40 anni (1.409 infortuni). Gli over 60 rappresentano una fetta importante, con 288 infortuni, mentre la fascia dei più giovani (fino a 20 anni) conta 827 casi. La provincia ha inoltre riportato 5 decessi, un dato drammatico che sottolinea la necessità di rafforzare le misure di sicurezza.
Forlì-Cesena ha avuto 4.037 infortuni nello stesso periodo, con numeri simili a Ravenna: la maggior parte degli incidenti si concentra tra i 40 e i 60 anni (1.727 casi), seguita dalla fascia 20-40 anni (1.354 infortuni). Gli over 60 hanno registrato 314 incidenti, mentre i lavoratori più giovani fino a 20 anni contano 642 casi. Anche qui i decessi sul lavoro sono 6, a conferma della gravità della situazione.
Rimini presenta un totale di 3.192 infortuni, con la fascia tra i 40 e i 60 anni che risulta essere la più colpita, con 1.405 casi. I lavoratori tra i 20 e i 40 anni sono stati coinvolti in 1.027 incidenti, mentre gli over 60 hanno riportato 232 infortuni. Per i più giovani, fino a 20 anni, sono stati denunciati 528 casi. Anche Rimini ha registrato 5 decessi.
“Questi numeri sono un grido d’allarme che non possiamo ignorare – commenta il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli –. Dietro ogni cifra c’è un lavoratore, una famiglia, una comunità ferita. È inaccettabile che nel 2024 si debba ancora parlare di morti sul lavoro come se fossero inevitabili”.
Nei mesi scorsi la CISL ha deciso di prendere una posizione forte su questa emergenza nazionale lanciando una serie di iniziative volte a creare una strategia nazionale di prevenzione. Tra le proposte spicca la richiesta di un patto di responsabilità. Questo accordo, che coinvolgerebbe governo, istituzioni, imprese e parti sociali, mira a mettere in atto misure di prevenzione concrete, condivise e applicabili a livello nazionale, con l’obiettivo di ridurre sensibilmente gli incidenti sul lavoro.
La formazione è centrale nelle azioni della CISL, che propone una formazione obbligatoria e continua per tutte le figure coinvolte nella sicurezza sul lavoro. Questa misura, secondo noi, garantirebbe un miglior livello di competenza e consapevolezza tra i lavoratori e i responsabili, aiutando a prevenire situazioni di rischio. Infine, la CISL punta sulla promozione della cultura della sicurezza già nelle scuole, affinché le nuove generazioni crescano con una maggiore consapevolezza dell’importanza della prevenzione nei luoghi di lavoro.
“La prevenzione non è un costo, ma un investimento nel futuro – chiosa il segretario cislino –. Significa creare ambienti di lavoro sicuri, dove i lavoratori possano operare serenamente, sapendo che la loro salute è una priorità. Le aziende che investono in sicurezza vedono aumentare la produttività, ridurre l’assenteismo e migliorare il clima aziendale. Non possiamo più permettere che la normalità sia scandita da notizie di incidenti sul lavoro. È il momento di agire, di trasformare l’indignazione in azioni concrete.
In questa giornata dedicata alla memoria e alla riflessione, è fondamentale rivolgersi a tutti noi con un appello significativo. È essenziale che le istituzioni adottino politiche efficaci e investano nella sicurezza, garantendo a ogni lavoratore il diritto di operare in un ambiente protetto. È fondamentale che il governo e le autorità competenti si impegnino seriamente in questo obiettivo.
Le imprese devono comprendere che la tutela dei lavoratori non è solo un dovere morale, ma un elemento cruciale per il successo e la sostenibilità del business. Investire nella sicurezza non è solo un costo, ma un investimento nel futuro stesso dell’azienda.
I lavoratori devono diventare attori attivi nella promozione della sicurezza. Segnalare rischi e rispettare le normative è una responsabilità condivisa. È imperativo che tutti noi ci impegniamo a mantenere alti standard di sicurezza.
Inoltre – conclude Marinelli –, ciascuno di noi deve diffondere una cultura della prevenzione, riconoscendo il valore della vita umana come priorità assoluta. La prevenzione è vita, è rispetto per l’essere umano, è il fondamento di una società civile. Uniti, possiamo fermare questa scia di sangue e costruire un futuro in cui il lavoro sia davvero un diritto e non un rischio. Dobbiamo prenderci tutti un impegno: trasformare il dolore in azione, la memoria in prevenzione, la solidarietà in sicurezza. Perché ogni lavoratore ha il diritto di tornare a casa sano e salvo”.
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