Erano quasi le 11 del mattino del 6 settembre 1969 quando don Olinto Marella morì a San Lazzaro di Savena nella Città dei Ragazzi da lui fondata, attorniato dall’amore dei suoi “figli”. Il professor Marella arrivò a Bologna nel 1924 per insegnare nei licei Galvani e Minghetti in seguito alla sospensione a divinis che lo colpì per lunghi anni a causa del suo essere troppo illuminato e moderno per i suoi tempi.
A Bologna diede vita a una straordinaria testimonianza di carità, occupandosi degli orfani, dei poveri e degli ultimi nei quartieri più miseri della città. Riabilitato nell’esercizio del suo Sacerdozio dal cardinal Nasali Rocca, diventò il “padre” di oltre ottomila orfani, una paternità esercitata sul campo. Diede vita a case rifugio, laboratori per la formazione professionale, chiese e villaggi, amando profondamente la città che lo ha ricambiato con pari affetto.
Venerdì 6 settembre alle 17.30 presso la Cattedrale di San Pietro a Bologna è l’appuntamento a cui è invitata tutta la città, chi lo ha conosciuto, chi è stato da lui accolto, chi lo ha soltanto sentito raccontare e chi vorrà scoprire un uomo e sacerdote straordinario.
«Olinto Marella è stato il papà di tutti, cattolici e laici. Ha assunto la povertà come fosse la sua ed ha cercato delle risposte. Il suo metodo in questa prospettiva è ancora attualissimo» afferma l’arcivescovo Zuppi.
«Dio mi ha forgiato non nella dolcezza, ma nelle prove difficili che potevano rischiare di mettere in discussione tutta la mia vita spirituale. Il perdono fu per me il più soave dei sentimenti, la più importante delle virtù, il più spontaneo degli atti. Da quando sono andato in pensione, mi sono applicato costantemente ai poveri e ho accolto nella mia casa in via San Mamolo i primi orfani. Ho aperto asili, ho fondato altre opere caritative, associazioni, case rifugio e ho aiutato molti ebrei perseguitati e anche soldati sbandati. Ed ora senza vergogna, pur essendo stato un professore di filosofia, oggi stendo il mio nero cappello di feltro per avere qualche elemosina a favore dei miei poveri. Non mi vergogno di essere mano di Dio, mano di carità, mano di perdono» nelle parole inedite di Padre Marella, la “coscienza” di Bologna.
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