Di seguito l’intervento integrale.
“Un saluto al sindaco, al cardinale, al signor presidente della Camera, alle autorità e a tutti i presenti.
Per prima cosa voglio rivolgere un particolare ringraziamento proprio all’associazione dei familiari. Il vostro lavoro non è solo instancabile, ma ogni anno sembra persino arricchirsi di nuova energia. Quest’anno poi, che ricorre il 40esimo anniversario, avete dovuto organizzare il tutto nelle condizioni eccezionali di questa drammatica pandemia. Avete saputo portare avanti la memoria di questa terribile strage trasformando il vostro dolore indicibile in un contributo positivo per la nostra società. Anzitutto stimolando le istituzioni, questa città, questa regione e tutta l’opinione pubblica nazionale a non abbassare la tensione, a non dimenticare, a non demordere.
Ma non è solo ricordo, è testimonianza, memoria. Il museo per la memoria di Ustica è un luogo unico nel proprio genere, indispensabile. E ne sono testimonianza anche le tantissime iniziative culturali e formative che ogni anno promuovete e rinvigoriscono la portata, il significato, la ferita della strage.
Che questo avvenga con linguaggi, spazi e racconti sempre diversi è non solo un segno di vitalità, ma la dimostrazione più evidente che la memoria, quella con la M maiuscola, se tale vuole e deve essere, non può mai adagiarsi nell’esercizio del ricordo (che a quel punto sarebbe un fatto casomai individuale, anche intimo), ma deve rappresentare un motore instancabile di domande e riflessioni, sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro.
Ma il vostro operato non si è limitato a questo. Infatti, non avete mai tradito la missione che vi ha spinto fin dall’inizio. La ricerca della verità. La consapevolezza che esiste un diritto alla verità – anche qui, non solo come diritto soggettivo dei singoli ma come fatto di giustizia collettivo, come bene comune di una democrazia – e che nessun Paese può dirsi civile e libero fino in fondo se smette di chiedere e cercare, prima ancora di trovare.
Sarebbe così per noi se smettessimo di chiedere e cercare rispetto all’abbattimento del Dc9. Se smettessimo di poterlo fare a voce alta. A questo proposito voglio ringraziare il sindaco Merola e il Comune di Bologna per il lavoro instancabile a fianco dell’associazione dei familiari.
Non c’è proprio nulla di retorico in quello che oggi stiamo facendo. In questa ostinazione civile e democratica. C’è anche, questo sì, un dovere morale verso chi ha perso la vita il 27 giugno 1980, verso i loro familiari, rispetto a chi ha visto le proprie esistenze stravolte. E verso le comunità, tantissime in tutta Italia, dove quelle persone vivevano, lavoravano e studiavano.
Vorrei che ci dicessimo insieme che Bologna e l’Emilia-Romagna non corrono questo rischio. Quello di perdere la voglia della ricerca della verità. Perché dipende da noi.
Tra poche settimane ci ritroveremo a ricordare i 40 anni di un’altra strage, quella del 2 agosto. Un altro esempio di memoria viva, che si aggiunge alle tantissime iniziative che ricordano ogni anno altre stragi di questa terra oppure la lotta di liberazione. Nemmeno la pandemia le ha sapute fermare. Come non ha potuto fermare voi.
Su Ustica recentemente sono emersi nuovi spunti di indagine. Non sta certo a me, né all’istituzione che rappresento, giudicarli. Ma potete star certi che dalla Regione Emilia-Romagna si alzerà sempre, forte, la richiesta di verità. E vi ribadiamo il nostro impegno concreto affinché si possa arrivare a fare completa chiarezza.
Nonostante una verità giudiziaria che certifica come il Dc9 sia stato abbattuto in un atto di guerra sui cieli italiani, dopo 40 anni su questa strage continuano ad aleggiare depistaggi e misteri insoluti. E noi non ci possiamo accontentare, perché in entrambi i casi sono inquietanti. Anche i nostri NO devono sentirsi bene. Vale per Ustica e vale per la stazione di Bologna e per altre stragi che nel Paese non hanno ancora la piena verità.
Grazie presidente Fico, la sua presenza è per noi molto importante. Non solo per il ruolo che lei rappresenta, ma anche per la sua sensibilità che ha dimostrato più volte in questi anni. Ed è importante perché lei porta qui il livello tra i più alti delle istituzioni italiane alle quali chiediamo che non si fermi questa volontà. E soprattutto di chiedere anche al Governo che proceda più speditamente tutto ciò che riguarda le parole che ha pronunciato, molto chiare, molto limpide, Daria Bonfietti sulla direttiva Renzi. Abbiamo provato qui a dare un contributo. Non tanto relativamente a questa, ma più in generale a tutte le stragi che sono state giudicate come fatti di terrorismo dalla Corte d’Assise di Bologna a partire dal 1971 perché abbiamo completato dopo sette anni, come Regione Emilia-Romagna, insieme al Tribunale di Bologna e a tante altre associazioni, la completa digitalizzazione di tutti i fascicoli processuali. E vorremmo che in altre parti del Paese succedesse quello che come impegno, anche civile e non solo giudiziario, è accaduto qui.
Grazie Daria, grazie di cuore, grazie a tutti voi e grazie all’associazione per averci insegnato a non perdere la speranza nella verità ed averci dato una lezione civica di perseveranza e fiducia nello Stato: non come entità astratta o burocratica, ma come comunità di uomini e donne accomunati da valori, responsabilità, diritti.
Per la vostra Regione sostenervi è un dovere. Sappiate che ci troverete sempre al vostro fianco, altrimenti non saremmo più l’Emilia-Romagna che insieme abbiamo costruito”.
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