40° anniversario della strage alla stazione di Bologna: l’intervento del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

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BOLOGNA – Di seguito l’intervento del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, pronunciato questa mattina in Piazza Maggiore nel quarantesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

“Buongiorno a tutti,
spero comprenderete la mia emozione, ma sento forte la responsabilità di intervenire oggi.
Vorrei dirvi poche parole.
Intanto ringrazio il Sindaco Virginio Merola e il Presidente Paolo Bolognesi per avermi invitato ad una manifestazione che è il simbolo di una ferita ancora aperta, un appuntamento con la memoria a cui nemmeno la pandemia può farci mancare.
Siamo tutti qui per ricordare che le Istituzioni hanno un debito di verità nei confronti di Bologna e dell’intero Paese.

E verità significa prima di tutto conoscenza e trasparenza!
Per questo, sin dall’inizio della Legislatura mi sono impegnata a rendere accessibili a tutti i cittadini gli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta del Senato.
Un percorso che ho condiviso con il Presidente Fico e che, il 2 luglio scorso, ha consentito di rimuovere il segreto funzionale sui documenti delle Commissioni del Senato e della Camera che hanno lavorato sulle stragi.

Rimuovere il segreto funzionale significa che abbiamo preso i verbali, le audizioni, i resoconti e che li abbiamo resi consultabili a tutti.
Sono quasi centomila pagine.
E in mezzo c’è tanto su Bologna e su quella tragica mattina del 2 agosto 1980.
E questo rappresenta senz’altro uno strumento importante per incrociare dati e informazioni, per agevolare le ricerche, per fare emergere quella verità che per troppi anni ha trovato ostacoli, ombre, opacità, omissioni.
Non è accettabile!

Perché, come diceva anche Tina Anselmi – che in quelle Commissioni di inchiesta ci ha speso tante ore – la democrazia si nutre di trasparenza, la tenuta di ogni ordinamento democratico si misura sulla trasparenza delle sue Istituzioni.
E nessuno, e dico nessuno, può chiamarsi fuori.
Certamente non è abbastanza.
Certamente si può e si deve fare ancora di più.

Penso alla direttiva del 2014 e agli atti coperti anche da segreto di Stato.
Su questi deve intervenire il Governo, che mi auguro dia seguito alle intenzioni espresse in questi giorni.
È tempo di aprire i fascicoli. È tempo di toglierli dai cassetti.
Bologna non è più soltanto un caso giudiziario: è diventata un argomento storico!
E la storia non si scrive con i segreti di Stato, con i silenzi o con gli “omissis”.
La storia si scrive con l’inchiostro indelebile della verità!

Altrimenti come possiamo conoscere, come possiamo comprendere e capire veramente che cosa è successo e perché è successo?
Come possiamo dotarci degli strumenti per interpretare le ragioni che sono state alla base di un’epoca che non deve più tornare?
E soprattutto che memoria vogliamo lasciare in eredità alle future generazioni?
Non certo una memoria di depistaggi, una memoria di mandanti occulti o di interrogativi non risolti.

Basta segreti su Bologna.
Diamo finalmente risposte ad una città che in questi quarant’anni non si è mai data per vinta, non ha mai smesso di farsi domande e di credere nella strada della giustizia.
Perché rendere giustizia non significa soltanto identificare e punire i responsabili.
Significa soprattutto accertare, chiarire e ricostruire puntualmente ogni fatto, ogni dinamica, ogni interesse, ogni finalità.

Come ha fatto l’Associazione dei familiari delle vittime!
Voi non siete solo un interlocutore delle Istituzioni, siete un alleato indispensabile in questo percorso di trasparenza e verità.
Io sarò sempre al vostro fianco e vi aspetto al Senato ogni qual volta lo riterrete necessario per fare insieme passi avanti in questa infinita ricerca e trovare finalmente il perché e chi ha prodotto questa strage.
Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo ai nostri nipoti.

Questo è l’impegno che sento di assumere e che si muove in quel percorso di trasparenza e verità che voglio portare fino in fondo a qualunque costo.
Perché non succeda che chiunque azzardi interrogativi o verifichi ipotesi possa essere tacciato di depistaggio.
Il pregiudizio è il maggiore nemico della verità.
Un Paese che non fa di tutto per conoscere la sua storia e quindi la verità non ha futuro.
Lo ripeto, non ha nessun futuro.
Perché solo la verità ci renderà liberi.
Grazie a tutti”