RIMINI – Una corona di fiori, un minuto di silenzio e poche ma intense parole, hanno ricordato ieri mattina il sanguinoso assalto alla coop Celle della “banda della uno bianca”, in cui 35 anni fa perse la vita Giampiero Picello. Con lui, sono state ricordate tutte le vittime della “banda della uno bianca”, tra cui la prima di questa lunga serie di sangue, il sovrintendente della Polizia Antonio Mosca. Sono state proprio la moglie di Mosca e la collega Ada Di Campi, poliziotta che aveva 22 anni quando fu vittima dell’agguato, riuscendo a salvarsi nonostante le numerose ferite, a ricordare anche il ruolo dei famigliari che, proprio a Rimini, fondarono l’Associazione “vittime della uno bianca”, poi trasferitasi a Bologna. Con loro era presente anche Maurizio Gengotti, che quel giorno di 35 anni fa si trovava all’esterno della Coop e fu ferito insieme ai suoi famigliari dai colpi esplosi dai fratelli Savi.
“Il ricordo – ha detto la vicesindaca di Rimini, Chiara Bellini, presente alla cerimonia in rappresentanza dell’Amministrazione comunale – non è importante solo per chi ha stato colpito nei suoi affetti più cari, come ci ha testimoniato la vedova Mosca, che racconta ancora ai suoi nipoti la storia del loro nonno, ma per tutta la comunità riminese. Per questo è importante il monumento dove siamo oggi, posto in un luogo dove ogni giorno transitano centinaia di cittadini. Siamo grati, come Amministrazione, per la presenza e le parole della signora Mosca e Ada Di Campi, per il coraggio dimostrato e la forza di volontà con cui sono riuscite ad affrontate ferite fisiche e psicologiche così difficili, condividendo con la città ricordi, emozioni, ma anche la necessità di non dimentica le vittime della banda della Uno Bianca e continuare a chiedere piena verità e giustizia”.